LE CONTRADDIZIONI DEL “GATITO MIMOSO” DEL POTERE

di Claudio Katz*

Incongruenze di un’aggressione senza precedenti

Nelle prime settimane di governo, Milei ha reso evidente l’enorme oltraggio che intende compiere. Nessuna denominazione esagera tale offensiva. Si tratta di “un piano di guerra contro la classe operaia”, di una “motosega contro i diseredati” e di una “controriforma globale della società argentina”. Applica la dottrina neoliberista dello shock con una virulenza mai vista prima. Martínez de Hoz [Ministro dell’economia sotto la dittatura di Videla dal 1976 al 1983. NdT], Rodrigazo [Piano di aggiustamento del 1975 annunciato dal Ministro dell’economia Celestino Rodrigo. NdT], Menem o Macri [Presidenti dell’Argentina il primo, peronista, dal 1989 al 1999 e il secondo, conservatore, dal 2015 al 2019. NdT] sono tiepidi antecedenti della brutalità in corso.

Milei spera di portare a termine in un anno l’operazione di spesa pubblica che il Fondo monetario internazionale si proponeva di realizzare in un periodo di cinque anni. Proclama la convenienza della sofferenza e prevede un crollo ancora maggiore del reddito popolare, prima di raggiungere la ripresa economica promessa. Omette che queste sofferenze non si estenderanno ai pochi potenti che arricchiscono la sua amministrazione. Nasconde anche la natura inutile e premeditata del danno che sta causando all’intera popolazione.

Il libertario presenta la sua mazzata come l’unico possibile contenimento di un’imminente catastrofe economica. Ma basa quella diagnosi su cifre folli. Inventa un’iperinflazione al 15mila per cento, un deficit gemello [“twin deficit”: quando un Paese si trova in una condizione di deficit sia commerciale che di bilancio. NdT] al 17% del Pil e mette in guardia contro un aumento del prezzo di un litro di latte da 400 a 60mila pesos. Esagera selvaggiamente gli squilibri dell’eredità ricevuta per mascherare l’atrocità delle sue misure.

In pochi giorni ha smentito tutti i messaggi della campagna elettorale. I suoi decreti penalizzano la maggior parte della popolazione e non una manciata di politici. Ha già sostituito la menzione della “casta” con tutto lo Stato come beneficiario del taglio. Adesso confessa che le sue forbici si estenderanno anche al settore privato, ma omette che i grandi gruppi capitalisti sono esenti da questo aggiustamento.

Impoverimento generale

Con la scusa di evitare una futura iperinflazione, Milei sta generando una superinflazione immediata. Tutto è iniziato con una mega svalutazione del 100% che ha portato la carestia al 25-30% mensile. Risolvere il pericolo di questa piaga con una maggiore inflazione è la prima assurdità del suo programma.

I prezzi dei prodotti alimentari sono saliti ancora una volta al di sopra della media, minacciando la sopravvivenza dei settori più umili. Milei guida questo degrado, annullando ogni ostacolo giuridico alla ferocia del mercato [legge sulle forniture e sugli scaffali (1). NDT] Ha eliminato le restrizioni sull’esportazione di carne, per fissare il prezzo di questo cibo al suo inestimabile prezzo internazionale.

Si profila già all’orizzonte un drammatico aumento della povertà, che nel primo trimestre del 2024 interesserebbe il 55-60% della popolazione. Le irrilevanti compensazioni previste per il taglio dei piani sociali porteranno a situazioni di denutrizione.

I pensionati sono ancora una volta il segmento più colpito. Milei ha ignorato la concessione di bonus, che periodicamente usufruiscono i percettori dal reddito minimo. Sta inoltre preparando un altro cambiamento nella formula per il calcolo delle prestazioni pensionistiche per punire il settore più vulnerabile della società. Questa crudeltà mira a ricreare il fallito regime AFJP [pensioni private. NdT], sostenendo che i fondi della previdenza sociale sono insufficienti. Omette che basterebbe ripristinare gli oneri a carico dei datori di lavoro (che il menemismo ha eliminato e i suoi successori non hanno reintrodotto) per equilibrare quel sistema.

La priorità di Milei è rendere precario il lavoro, approfittando dell’abbattimento del costo del lavoro imposto dall’inflazione. Con questo obiettivo sta portando avanti una riforma del lavoro che polverizzi le retribuzioni, elimini l’ultrattività degli accordi [quando un contratto collettivo scaduto viene prorogato automaticamente in assenza di un nuovo contratto. NdT] e allunghi i periodi di prova.

La classe media sarà sopraffatta da tariffe elevate che raddoppieranno il prezzo dei trasporti nell’AMBA [area metropolitana di Buenos Aires. NdT]. Senza discostarsi dal principio del livellamento [pianificazione temporale della produzione in base a una quantità media. NdT], Milei sostiene che nel resto del Paese queste spese sono più elevate. Sostiene inoltre la campagna delle aziende farmaceutiche prepagate per appropriarsi della crema del mercato. Il decreto permetterà loro di catturare i membri con i redditi più alti delle opere sociali [Assicurazioni sanitarie. NdT], di espellere i poveri nell’inferno degli ospedali pubblici senza risorse. Queste aziende preparano la loro nuova attività con aumenti delle quote del 40 o 50%.

La falce per i dipendenti pubblici comporta il congelamento degli stipendi nel mezzo del diluvio inflazionistico. È in corso il licenziamento dei dipendenti e la conseguente epurazione in numerosi organismi. Anche la distruzione della struttura scientifica avanza, costringendo CONICET (Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas) a sopravvivere con sei mesi di budget.

Il libertario promuove questo salasso denigrando il lavoro statale e promuovendo uno scontro con i dipendenti del settore privato formale. Con questo obiettivo autorizzerà, per questo segmento, la validità degli accordi di breve durata con clausole di attivazione (2) che vieta nell’universo pubblico.

Avventure e appropriazioni

Milei intende consolidare l’abbattimento del tenore di vita popolare, con una recessione che genera alti tassi di disoccupazione. Spera di dissuadere la resistenza sociale con questa massa di disoccupati. Menem ricorse a quella ricetta e il suo emulo la ricreò, paralizzando i lavori pubblici e riducendo i trasferimenti alle province. Questa tempesta provocherebbe anche un massiccio fallimento delle piccole imprese a favore di gruppi nazionali concentrati, cosa che il libertario favorisce annullando la legge sugli “scaffali”. Le imprese straniere vengono premiate con l’eliminazione della legge Compro Argentino.

L’occupante della Casa Rosada parte dal presupposto che con questa ruspa l’economia troverà un punto di svolta, quando la depressione polverizzerà i consumi interni. Egli prevede che la stabilità monetaria indurrà poi un ciclo di rilancio, gestito dai potenti che sopravvivranno al collasso degli altri. Ma non tiene conto della possibilità di una stagflazione duratura a causa degli squilibri introdotti dal suo aggiustamento.

Se, ad esempio, le entrate diminuiscono in concomitanza al calo del livello di attività più che al taglio della spesa pubblica, l’economia si troverà intrappolata in un circolo vizioso di regressioni successive. Anche l’inflazione può erodere la svalutazione e costringere un altro aggiustamento del tasso di cambio in breve tempo, con la conseguente ripresa dei prezzi.

Queste eventualità sono note, ma taciute dalla maggior parte delle classi dominanti. Tutte le sue fazioni sostengono il feroce attacco del nuovo presidente. Celebrano il fenomenale trasferimento regressivo di reddito imposto dal rialzo dei prezzi.

Milei non nasconde il suo appello a rafforzare il primato economico di un gruppo di imprese: l’asse del suo megadecreto sono le modifiche al Codice civile e commerciale, che danno a queste società l’ultima parola in ogni controversia legale. Per stabilizzare un modello neoliberista simile a quello prevalente in Cile, Colombia o Perù, si favorisce lo schiacciante predominio del grande capitale.

Il libertario ha già prestabiliti i vincitori del suo gioco. Progetta privatizzazioni su misura per queste aziende, trasformando le aziende pubbliche in società per azioni e ogni capitolo del suo mega decreto favorisce un gruppo predeterminato.

L’annullamento della legge sugli scaffali è per [Alfredo] Coto [settore supermercati], i cambiamenti nelle società di calcio sono per [Mauricio] Macri [imprenditore e dirigente sportivo], la ristrutturazione dello zucchero per [Carlos Pedro] Blaquier [proprietario dell’azienda agroindustriale Ledesma], la deregolamentazione finanziaria per [Marcos] Galperín [amministratore delegato di MercadoLibre che gestisce i mercati on-line dedicati all’e-commerce e alle aste on line], lo smembramento della YPF [Yacimientos Petrolíferos Fiscales, compagnia energetica specializzata nello sfruttamento, nell’esplorazione, nella lavorazione, nella distribuzione e nella vendita del petrolio e dei suoi derivati] per Rocca [gruppo siderurgico] e il mancato controllo degli alimenti per Arcor, Danone e Mills.

Si pone fine anche al regolamento degli affitti su richiesta della Camera Immobiliare, di Airbnb e Booking, e si avanza nella demolizione delle opere sociali a favore di Osde, Swiss Medical, Galeno e Omint. L’abrogazione della Legge delle Terre è un regalo per Joe Lewis e Luciano Benetton e le modifiche al regime farmaceutico si adattano a Farmacity [Una delle principali società di vendita al dettaglio di medicinali, salute e benessere. NdT]. La deregolamentazione satellitare è stata esplicitamente adattata a Starlink.

Nelle grandi questioni irrisolte dell’estrattivismo minerario, il libertario farà pressione a favore dei suoi candidati tagliando i fondi alle province. C’è anche un lungo elenco di aziende senza acquirenti che verranno tagliate o chiuse (ferrovie, compagnie aeree, YCF- Yacimientos Carboníferos Fiscales era una società pubblica dedita allo sfruttamento dei giacimenti di carbone principalmente il giacimento vicino a Rio Turbio – media pubblici). Ci sono anche conflitti tra chi si vuole appropriare delle aziende più desiderate (fondi avvoltoio contro Techint per YPF – compagnia energetica).

Il primato dei finanziatori

Il capitale finanziario ha la preminenza totale in un governo benedetto dal FMI. Le banche celebrano la deregolamentazione delle carte di credito e l’eliminazione del tetto massimo sugli interessi punitivi pagati dai loro clienti.

Questo ruolo finanziario è stato esplicitato con l’emissione di una nuova obbligazione per saldare il debito dello Stato nei confronti degli importatori. Questo titolo (Bopreal) mira a risarcire le aziende che hanno acquistato beni dall’estero, senza tener conto della valuta estera che Massa ha rifiutato di dare loro per la forzata mancanza di riserve. Per rimediare a questo mancato pagamento, i paladini dell’austerità fiscale hanno nuovamente indebitato lo Stato, con un bond da 30 miliardi di dollari, quotato in valuta estera e con rendimenti elevati.

Ma la responsabilità addotta per giustificare questo nuovo debito pubblico non è documentata e la sua entità resta un enigma. Gli importatori richiedono importi diversi per compensare operazioni molto dubbie. E’ evidente che gli importi sono gonfiati e comprendono tutti i tipi di frode (prestiti personali con le società madri, sovrafatturazione dei prezzi di trasferimento). Alla semplice richiesta dei capitalisti, lo Stato si assume ancora una volta un impegno che tutta la popolazione dovrà pagare. Sebbene la nazionalizzazione di questi debiti privati non sia ancora esplicita, si stanno creando le condizioni per questo trasferimento.

Luis Caputo non cerca solo di aiutare i suoi amici. Sta anche cercando di avviare la graduale sostituzione del debito pubblico in pesos con un altro in dollari. Gran parte della passività reclamate dagli importatori viene riciclata nel sistema bancario ed è legata alla montagna di titoli pubblici che gli enti (Leliqs) accumulano. Il ministro aspira a riconvertire questi atti in obbligazioni in dollari per dare priorità alle transazioni in valuta estera. Sostituirebbe i dollari freschi che non ha ottenuto all’estero con titoli di Stato nominati in quella valuta.

Fino ad ora, la cauzione emessa per gli importatori non ha garanzie significative e non può essere soggetta ad un contenzioso nei tribunali internazionali. 

Con questo collocamento si intende avviare un lancio generale di titoli in valuta estera, contrarre la massa totale dei pesos in circolazione e lasciare aperto un percorso di eventuale dollarizzazione. Questo risultato è concepito come il coronamento del progetto neoliberista o come una risorsa di emergenza, di fronte alle corse valutarie o ai collassi bancari. I segnali di questa intenzione di dollarizzazione si verificano anche nello scoraggiamento dei depositi in pesos (diminuzione dei tassi di interesse) e nelle nuove regole per i contratti in dollari (affitti) o nei loro equivalenti virtuali (bitcoin).

Ma Caputo [ministro dell’economia dell’Argentina] sta giocando con il fuoco flirtando con la dollarizzazione non supportata. Fino ad ora, non ha ricevuto aiuti esterni da fondi di investimento o dal FMI per mitigare il buco di 10 miliardi di riserve. Spera solo di gonfiare una bolla con i suoi complici nella City , fino all’arrivo della valuta estera del raccolto in aprile.

La cosa più insolita è alla base della sua azione nel risanamento delle finanze pubbliche. Un governo che distrugge l’economia in nome della riduzione del deficit fiscale sta creando un buco gigantesco nelle casse pubbliche. I suoi portavoce omettono che la metà dei 5,5 punti di PIL che intendono tagliare corrisponde agli interessi sul debito. Questo passivo aumenterà ancora una volta in modo incontrollabile con le nuove avventure di un debitore seriale, che promette di prendersi cura della spesa pubblica, mentre sperpera il denaro di tutti gli argentini.

Strizzatine d’occhio da agroalimentare e industria

Milei ha inaugurato il suo mandato con la mega svalutazione richiesta dagli esportatori agricoli. Avevano già il dollaro di soia che Massa gli ha dato e ora hanno ottenuto il prezzo che desiderano per le loro vendite. Questo vantaggio viene risolto con l’impoverimento della popolazione, che ha subito il trasferimento immediato del prezzo raddoppiato del dollaro sui prezzi interni. Il paese non ha mai subito un aumento così incontrollato dei prezzi dei prodotti alimentari per ingrassare i proprietari terrieri, gli appaltatori e i commercianti di cereali.

Con questo colpo ha inizio l’allineamento strategico dei prezzi interni dei prodotti alimentari e dei carburanti con le medie internazionali. Un territorio immensamente ricco di alimenti ed energia sarà abitato da residenti denutriti, che non potranno rinfrescare o riscaldare le loro case.

La cosa più scioccante di questo aggiustamento è la sua attuazione in un anno di raccolto record, con un nuovo surplus energetico. Questi profitti andranno in tasca a quel pugno di privilegiati, che Milei difende, con elogi per quell’oligarchia che ha sterminato i popoli indigeni. Da quella devastazione nacquero i latifondi che ostacolarono lo sviluppo dell’Argentina.

Milei sostiene l’agrobusiness annullando la legge del fuoco [La Ley de Manejo del Fuego serve per prevenire e combattere gli incendi negli ambienti naturali. NdT] che limita l’estrattivismo. Poiché non crede nel cambiamento climatico, incoraggia l’espansione della frontiera della soia a scapito delle foreste. Sponsorizza questa primalizzazione [privilegiare l’estrazione di risorse naturali] , promuovendo anche il pernicioso accordo di libero scambio del Mercosur con l’Unione Europea.

Questo favoritismo nei confronti dell’agricoltura non è privo di conflitti, perché Milei è un servitore del capitale finanziario. Per questo ha suggerito un aumento delle ritenute, che le agro-export hanno eluso con manovre di evasione (hanno registrato le vendite prima della sanzione delle nuove tasse). Paradossalmente, gli entusiasti agrari dell’aggiustamento estero sono irritati dal taglio dei lavori pubblici che sostengono le loro imprese.

Con il settore industriale Milei si trova ad affrontare maggiori tensioni. La sua mega svalutazione ha reso le importazioni di fattori produttivi più costose, senza favorire le esportazioni manifatturiere. Ha inoltre introdotto un notevole aumento delle tasse su queste vendite.

Gran parte delle norme abrogate con il megadecreto presidenziale incidono sui regimi di promozione industriale delle province. L’annunciato aumento dei prezzi dell’energia eroderà la redditività del settore manifatturiero e la brusca apertura degli scambi potrebbe generare un’invasione di beni a basso costo. Mentre si scaglia contro la Cina, Milei crea le condizioni per questo arrivo mortale di importazioni asiatiche.

Ma i leader delle Camere industriali sostengono apertamente o silenziosamente il governo per la sua promozione della riforma del lavoro contro i lavoratori e per il suo appoggio alla fissazione dei prezzi. Come altre frazioni della classe capitalista, gli industriali privilegiano l’abuso dei dipendenti rispetto al progresso stesso delle loro attività.

Tre pilastri deboli

Milei cerca di riconfigurare l’Argentina per semplice decreto. Senza spiegare quale sia la necessità e l’urgenza di modificare 300 leggi, ha enunciato un pacchetto che usurpa i poteri del Congresso, travolge la divisione dei poteri e concentra la somma del potere pubblico. E’ stato il primo tentativo di presidenzialismo autoritario, che il libertario ha avanzato assumendo la presidenza alle spalle del Parlamento. Questo simbolico disprezzo da parte dei legislatori ha anticipato l’uso rapido della penna presidenziale.

Nel suo esordio mescola leggi e decreti come se fossero norme equivalenti. Scommette sulla docilità della giustizia, sulla confusione dell’opposizione e sul sostegno dei governatori, che hanno facilitato la sua cattura nelle commissioni del Senato. Spera di trovare un accordo con la destra peronista per creare un secondo menemato.

Milei riprende tutti i risciacqui della casta politica per ritardare la trattazione del suo mega decreto. Per questo manipola l’invio di questo progetto al Parlamento e compromette la formazione della commissione bicamerale che si occuperà della questione. Si cerca di impantanare la questione fino a marzo per imporre la validità del decreto, ricordando che il Congresso non ha mai respinto un DNU rilevante. Se la manovra dovesse fallire, ha già annunciato che alzerà la posta convocando un plebiscito.

Il libertario intende ripetere la traiettoria seguita da Eltsin per distruggere l’Unione Sovietica. Cerca di imporre un rimodellamento totale della società, approfittando dello stupore, della passività e del rifiuto del sistema politico.

Ma nelle sue prime settimane in carica deve affrontare molteplici avversità. I blocchi dell’opposizione stanno discutendo le strategie per respingere il decreto, che nei primi sondaggi incontra l’opposizione della popolazione.

Milei spera di contrastare tale ostilità con intimidazioni repressive. È il secondo pilastro del suo sbarramento. Ha messo in campo un’importante operazione di minaccia per dissuadere le marce dell’opposizione, con un protocollo anti-picchetto progettato per vietare le proteste, violando tutti i diritti costituzionali. Questa campagna di criminalizzazione prevedeva multe da milioni di dollari per gli organizzatori delle manifestazioni (e altri gruppi che non partecipavano nemmeno a quegli eventi).

Il nuovo presidente ha anche indossato un patetico costume militare per annunciare a Bahía Blanca che lo Stato non può aiutare le vittime della tempesta. Si è però dimenticato di queste carenze quando ha deciso di donare all’Ucraina due elicotteri utilizzati per le emergenze climatiche.

Il presidente infuriato non nasconde la sua priorità repressiva. Il suo decreto prevede forti restrizioni al diritto di sciopero in molteplici attività. Spera di avere copertura mediatica e sostegno da parte della giustizia per questa aggressione. Come opzione complementare, immaginiamo la ripetizione del modello Fujimori di autoritarismo presidenziale, con la presenza in strada della gendarmeria. Ma i primi tentativi di questa provocazione sono falliti. Il protocollo antipicchetto è stato di fatto annullato nelle proteste che hanno ignorato le direttive di Bullrich.

Poiché la padronanza delle strade determinerà chi vincerà la partita, Milei costruisce il suo terzo pilastro su quest’ultimo terreno. A differenza dei suoi pari di altre latitudini, non dispone di una propria forza di destra per affrontare i sindacati, i movimenti sociali, il kirchnerismo e la sinistra. Ecco perché cerca di costruire queste legioni con risorse pubbliche a partire dalla guida dello Stato.

La sua prima prova è stata la cerimonia di inaugurazione. La piccola folla dei partecipanti ha cantato canzoni a favore dell’ufficiale di polizia, con scarso entusiasmo per l’adeguamento. Gli elettori libertari continuano a immaginare che qualcun altro pagherà questo sacrificio. Un altro tentativo di organizzare una marcia ufficiale, in risposta all’esordio delle proteste, è stato direttamente disattivato, a causa di segnali di apatia. Pochissime persone vogliono tifare per un distruttore dei livelli di vita, per ora.

Milei non aggiunge nemmeno alleanze. I suoi partner di destra aspettano i risultati prima di prendere impegni. Il libertario ha forgiato un gabinetto con personaggi impresentabili, che ignorano il funzionamento dello Stato e improvvisano direttive di organismi insoliti, come il nuovo Ministero del Capitale Umano. Il presidente accompagna questo scambio con dichiarazioni mistiche e messaggi esoterici di conversione all’ebraismo medievale.

La rischiosa scommessa estera

Milei immagina una ripetizione delle “relazioni carnali” che Menem aveva con gli Stati Uniti. Si presuppone che se il paese aderirà all’OCSE (soddisfacendo i requisiti neoliberisti che prevede tale ammissione) e ratificherà la sua esclusione dai BRICS, otterrà un sostegno duraturo da Washington.

Questa aspettativa di punizione è l’invariabile illusione dei governanti di destra. Tutti dimenticano che la prima potenza concede e rifiuta gli aiuti, a seconda delle circostanze internazionali più importanti. Il Dipartimento di Stato richiede sempre i risultati prima di qualsiasi sostegno da parte di un vassallo.

Questo comportamento imperiale trovò conferma nei crediti falliti che Caputo esplorò a New York. Dopo aver consultato Washington, i finanziatori hanno chiesto di verificare prima la fattibilità dell’aggiustamento nei confronti della popolazione. Per ora seguono da vicino l’esito del decreto, senza contribuire con un solo dollaro. La Federal Reserve è d’accordo, ma si limita a osservare cosa sta succedendo.

Per ottenere il favore americano Milei reagisce in modo eccessivo alla sottomissione, mostrando un fanatismo per Israele che supera gli stessi sionisti. Ha già modificato il voto dell’Argentina alle Nazioni Unite per convalidare il massacro di Gaza e partecipa alle festività ebraiche per ingraziarsi la DAIA [Delegación de Asociaciones Israelitas Argentinas].

Ma la sua affinità con Netanyahu non è circostanziale. Fa parte di una svolta internazionale dell’estrema destra, che è passata dalle parole ai fatti. L’anno 2023 si conclude con quella svolta. I leader reazionari non si limitano a molestare gli indifesi con minacce verbali. Hanno cominciato a trasformare le loro dichiarazioni regressive in pratiche atroci.

Ciò che è accaduto a Gaza illustra questo cambiamento. Il sionismo sta portando avanti un genocidio per sconfiggere i palestinesi e forzare una nuova Nakba. Questo massacro sconvolge il Medio Oriente e mira a sostenere la controffensiva degli Stati Uniti contro la Cina. Washington cerca di dissuadere l’Arabia Saudita dalla sua partecipazione embrionale alla Via della Seta e fa pressioni contro il tentativo di quella monarchia di de-dollarizzazione delle transazioni internazionali.

Milei fornisce sostegno al nuovo corso dell’estrema destra  latinoamericana. Cerca di imporre un cambiamento radicale nei rapporti di potere nel paese che ospita il principale movimento operaio, democratico e sociale della regione. Incoraggia inoltre la Cina ad allontanarsi dall’area, per ripristinare il primato indebolito degli Stati Uniti.

Il massacro fascista di Netanyahu e l’attacco anarco-capitalista di Milei differiscono dalla gestione convenzionale che finora ha caratterizzato i leader dell’estrema destra. Bolsonaro, Trump. Meloni e Orban hanno guidato presidenze simili al tradizionale conservatorismo. Questi sforzi hanno preservato i parametri attuali.

Al contrario, Netanyahu e Milei inaugurano un altro modello di efficace azione reazionaria. Questa svolta è molto significativa, quando ci sono possibilità di successo elettorale per l’estrema destra in Francia e negli Stati Uniti. Il cambiamento in atto è in sintonia con le più audaci strategie di controffensiva imperiale contro la Cina, nel vivo della sconfitta che Washington constata in Ucraina.

Milei mostra grande entusiasmo per il suo ruolo di semplice pedina dell’impero. Ma finora il padrone lo vede con diffidenza e disprezzo. Biden è irritato dai suoi legami con il rivale Trump e ha inviato un rappresentante di quinta categoria al suo insediamento presidenziale. Quella cerimonia è stata patetica per la totale assenza di delegazioni di qualsiasi peso diplomatico. L’importanza di Zelenskyj ha confermato questa orfanità, perché l’ucraino si è presentato come una grande figura, quando è stato sfidato dai suoi elettori occidentali in uno scenario di sconfitta militare.

Dalla Casa Rosada si tenta di mascherare queste avversità con messaggi di restaurazione dell’idillio menemista con gli Stati Uniti. Ma omettono il drastico cambiamento nel contesto globale. Martín Menem e Rodolfo Barra miravano a ricreare un clima di fascinazione per l’Occidente, ignorando che gli Stati Uniti non sono più il paese trionfante della Guerra Fredda, ma una potenza colpita dall’ascesa della Cina.

Milei si comporta come un neoliberista fuori dal tempo, che non sa fino a che punto sia arrivata l’atmosfera degli anni 90. L’euforia per il globalismo del libero scambio è stata sostituita dall’interventismo normativo nelle principali economie dell’Occidente. I messaggi dei libertari non sono al passo con questo scenario.

Questa svista ha già gravi conseguenze sulle relazioni con la Cina. La verbosità provocatoria del libertario ha indotto Pechino a congelare lo scambio di yuan , che alimenta le riserve effettive della Banca Centrale. È un avvertimento molto serio. Se Milei revocasse gli accordi già firmati (dighe, energia nucleare, Via della Seta), il principale cliente delle esportazioni argentine potrebbe ritirare drasticamente i suoi acquisti, creando gravi tensioni tra il mondo libertario e quello agroindustriale.

Milei non ha inventato la polvere da sparo ed è noto che la sua politica di sottomissione agli Stati Uniti aggrava il sottosviluppo e la dipendenza. Come già accaduto con il Patto Roca-Runciman, l’Argentina lega ancora una volta il suo destino a una potenza in declino e le conseguenze di questo percorso sarebbero drammatiche per il Paese.

La resistenza fa pendere l’ago della bilancia

L’ostacolo principale all’aggressività di Milei è il suo potenziale rifiuto popolare. Se questa opposizione diventerà massiccia nelle strade, l’aggiustamento libertario sarà neutralizzato e sarà ricordato come un altro tentativo fallito di sottomettere il popolo argentino. Questa possibilità tormenta le classi dominanti.

La lotta è iniziata con l’importante manifestazione organizzata da diversi picchetti della sinistra. Questa iniziativa è stata un successo politico. E’ riuscita a contrastare la campagna ufficiale di intimidazione, ha raccolto un’affluenza rispettabile riunendo un numero significativo di militanti. Ha inoltre suscitato l’interesse dei media e ha frustrato l’applicazione del protocollo Bullrich.

Il piano di provocazioni predisposto dal ministro è stato smantellato dalla determinazione dei manifestanti e dalla crisi del comando repressivo federale con i suoi omologhi della città di Buenos Aires. La dirigenza di Buenos Aires nelle mani di Macrismo ha rifiutato di farsi carico delle spese del pestaggio causato da Milei. Questa divergenza tra la gendarmeria e la polizia locale illustra l’erosione causata dalla lotta di chi sta al vertice. È stato un primo ritratto delle dinamiche che possono minare i piani dell’estrema destra.

Il secondo segno di resistenza sono state le proteste spontanee degli abitanti dei quartieri. I colpi di pentole si sono sentiti in molte città e la loro trasformazione in blocchi stradali ha rafforzato la mancata conoscenza del protocollo antipicchetto.

L’esordio di questi rifiuti nell’emblematica notte del 20 dicembre presenta analogie con quanto accaduto nel 2001, quando i picchetti si unirono alle pentole nella battaglia contro gli stessi personaggi che ricompaiono nell’attuale governo (Bullrich, Sturzenegger). L’espropriazione del risparmio – di cui allora soffriva la classe media – si è ora trasformata in una confisca del reddito.

In questo clima, la CGT ha lanciato un appello alla mobilitazione, incoraggiata dai cortei dei sindacati di Rosario. dipendenti del Banco Nación, ferrovieri e statali della CABA. Questa terza pietra miliare della lotta nascente ha riunito una folla importante, che ha unito tutti i movimenti sociali con numerose delegazioni sindacali. Questa confluenza è un fatto raro e introduce all’ottimismo. La tradizionale ostilità della gerarchia sindacale verso altri settori popolari e la sua allergia verso la sinistra perdono di gravità, facilitando una convergenza decisiva per sconfiggere l’aggiustamento.

I grandi uomini della CGT hanno disattivato una maggiore concentrazione, perché negoziano corporativamente con il governo i contorni più ripugnanti della riforma del lavoro, insieme al loro continuo controllo sulle opere sociali. Per questo si sono limitati a impugnare gli articoli del decreto che li riguardano, con atto limitato davanti ai Tribunali. Rinviano anche la definizione di un piano di lotta ed evitano di indire uno sciopero nazionale.

Ma la mobilitazione ha ampliato lo spettro della lotta contro il decreto e ancora una volta ha neutralizzato lo scopo repressivo del governo. Bullrich ancora una volta ha dovuto tollerare il non rispetto del suo protocollo.

La resistenza all’aggiustamento è iniziata e la lotta con Milei richiede una mobilitazione organizzata, con nuovi appelli da parte di manifestanti, femministe e vicini di casa ad occupare le strade. Questi appelli contrastano le esitazioni prevalenti nel peronismo e nel centrosinistra. La cautela di entrambi i settori è giustificata con argomentazioni che evidenziano il disagio di confrontarsi con un nuovo arrivato alla Casa Rosada.

Ma questa prudenza si scontra con la motosega accelerata che il nuovo presidente ha acceso. Milei programma la regolazione con velocità vertiginosa per confondere gli avversari. Se lasciato agire, rafforzerà quel tono in futuro. Se, invece, dovessi affrontare un freno all’ingresso, le tue iniziative perderebbero coesione.

Il successo di questa battaglia implica anche la creazione di un ampio spazio di forze, che dimostri il potere di strada e attiri gli elettori disillusi dal libertario. È essenziale lasciarsi alle spalle autoproclamazioni e dispute per il prestigio, per rafforzare l’unità e ripetere l’azione di massa che ha minato Macri nel dicembre 2017.

Risultati aperti

La sconfitta dell’aggiustamento dipende in primo luogo dalla lotta sociale e in secondo luogo dalle contraddizioni che il piano ufficiale genera nelle classi dominanti. Senza una resistenza massiccia, queste tensioni saranno limitate, perché i potenti condividono l’obiettivo di demolire i sindacati, le cooperative e le reti democratiche.

C’è la possibilità di una vittoria popolare, di fronte ad un presidente che si accinga a compiere un enorme oltraggio. Milei cerca di perpetrare la sua aggressione, senza avere il supporto necessario per quell’escalation. Comanda un gabinetto improvvisato per realizzare un progetto molto ambizioso. Mancano governatori, legislatori e sindaci necessari per attuare un piano che irrita la maggioranza della popolazione.

Milei non definisce le modalità di attuazione del pacchetto che rischia il veto parlamentare. Se questo rifiuto si concretizzerà, le 300 leggi promosse dal libertario entreranno nel congelatore della giustizia, colpendo l’impazienza dei capitalisti. Questa eventuale disattivazione dell’indignazione dei padroni dipende da una protesta sostenuta nelle strade.

Il paragone con Bolsonaro è chiarificatore e va oltre le sciocchezze condivise da entrambi i personaggi. Come il suo omologo argentino, l’ex capitano è diventato inaspettatamente presidente, sostituendo il candidato preferito dai gruppi dominanti. Bolsonaro ha sostituito Alckmin nella stessa sequenza in cui Milei ha sostituito Rodríguez Larreta o Bullrich. Nel primo caso è stato decisivo lo sviluppo incontrollato del golpe contro Dilma, nel secondo la crisi della destra convenzionale.

Ma Bolsonaro è entrato in carica in uno scenario di destra stabilizzato, con la maggior parte degli aggiustamenti completati dal suo predecessore Temer (riforma del lavoro, congelamento della spesa sociale per 20 anni, regressione nel settore dell’istruzione, privatizzazioni in corso). A quel pacchetto ha solo aggiunto le modifiche della previdenza sociale. Al contrario, Milei deve affrontare un’enorme crisi economica tornando al dismesso ricettario neoliberista.

Bolsonaro ha approfittato del clima di mobilitazione della destra, che ha sponsorizzato la vendetta contro il PT e il rifiuto della corruzione (Lava Jato). Milei non ha questo appoggio e la storia di Macri ha esaurito gli episodi di corruzione da parte di pubblici ufficiali. Il libertario inoltre non dispone della potente rete di evangelisti, soldati e agrocapitalisti che sostenevano l’ex capitano. Invece di trarre vantaggio dagli alti e bassi del movimento sindacale – che ha fatto seguito allo sciopero del 2018 in Brasile – deve confrontarsi con una struttura sindacale che conserva ancora una grande potenza di fuoco.

La questione è se Milei mostrerà la plasticità del suo idolo di Rio per adattare il suo governo alle avversità. Per il momento si limita ad alzare la posta con misure più ardite, per generare una leadership coesa delle classi dominanti. L’esito della loro avventura dipende dalla resistenza popolare.

Questo risultato rimane aperto, perché Milei non esprime la svolta di destra stabilizzata diagnosticata da alcuni analisti. Ha ottenuto il successo elettorale senza il corrispondente correlato sociale. A causa di questa natura irrisolta della sua gestione, sono premature le valutazioni che lo identificano con la convertibilità consolidata di Menem. Né mostra finora la forza di un “macriismo ricaricato”, capace di rendere efficace il fallito programma 2015-2019. Questi pericoli volano in alto, insieme alla possibilità opposta di personificare un breve incubo del futuro argentino. A poche settimane dal suo insediamento, l’unica certezza è la centralità della lotta popolare per ottenere la sua sconfitta.

Note

1. La legge per la promozione della concorrenza nella catena del valore alimentare , meglio conosciuta come legge sugli scaffali . Legge approvata con l’intento di rafforzare la concorrenza stabilendo che uno stesso marchio non possa superare il 30% dello spazio disponibile sullo scaffale che condivide con prodotti di caratteristiche simili.

2. joint venture brevi con clausola trigger: accordi brevi, della durata di due mesi o trimestri, con una clausola di attivazione per l’adeguamento automatico all’inflazione.

*Claudio Katz è economista, ricercatore al CONICET, professore all’UBA, membro dell’EDI. Il loro sito web è: www.lahaine.org/katz

27/12/2023

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