SCUOLA: ALCUNE RIFLESSIONI

Riceviamo e pubblichiamo queste riflessioni che riteniamo utili per il rilancio ad ottobre di una mobilitazione di massa in difesa della scuola pubblica.

1. Il “piano scuola” di Reggi-Renzi e l’autunno.

Dopo la reazione immediata all’intervista di Reggi (presidio di Roma e Milano, assemblea di Torino, ecc), il governo sembra aver “frenato” la propria iniziativa. Il DDL o decreto annunciato per metà luglio al Consiglio dei Ministri è stato rimandato a data da destinarsi, e in nuove dichiarazioni diversi esponenti della maggioranza e del governo stesso sembrano aver sfumato le ipotesi sull’aumento di orario e sui cambiamenti proposti.

Ma permane sia la prospettiva di provvedimenti governativi a breve, sia la preoccupazione di interventi significativi;

– sui precari (eliminazione graduatorie di istituto),

-sui cicli (eliminazione quinto anno delle superiori),

-sugli organi collegiali (poteri dei dirigenti e ridotte competenze dei collegi e dei consigli d’istituto),

sull’apertura delle scuole (inserimento privati),

–  sulla differenziazione stipendiale (basata forse su orario di lavoro e funzioni più che sull’implementazione di un sistema di valutazione) e comunque sull’orario di lavoro (se non le 36 ore “obbligatorie”, l’incremento delle ore di straordinario già previste dal contratto e/o l’estensione del loro utilizzo con il passaggio all’organico funzionale, nell’ottica di eliminare in ogni caso le supplenze brevi).

Il rischio a cui siamo di fronte è cioè quello di una diluizione nel tempo dei provvedimenti e di un’articolazione del “piano scuola”, nell’ottica di trovare minori resistenze e di favorire divisioni tra i diversi settori (studenti, precari, docenti di ruolo).

Si ritiene dunque probabile una prosecuzione dell’iniziativa del governo, anche sulla spinta della necessità di recuperare risorse in vista delle manovre economiche 2015 e 2016.

Nel contempo, la prospettiva che si può aprire è quella dell’innesco di un movimento di massa in difesa della scuola pubblica, primo movimento di massa contro il governo Renzi e le sue politiche, che potrebbe segnare un cambio di fase nel paese.

E’ questa possibilità (al momento sono teorica), questa prospettiva, l’obiettivo su cui si deve concentrare attenzione e impegno.

Una possibilità che vede delle controtendenze e delle resistenze non solo nell’iniziativa del governo, ma anche nella stessa reazione delle organizzazioni sindacali (tutte), assolutamente insufficiente e negativa. Tralasciando i sindacati complici e silenti (CISL, UIL e autonomi), si segnalano come particolarmente negativi gli atteggiamenti e le intenzioni sia della CGIL, sia dei sindacati di base.

La FLC-CGIL ha assunto inizialmente una posizione positiva nei confronti dell’opposizione al piano scuola (annuncio sciopero e mobilitazioni, partecipazione presidio di Roma del CPS, ecc). Ma questa posizione, che ha comunque trovato uno scarso riscontro reale nei territori, sembra sfumare col tempo. Non si è voluto definire le proprie posizioni e un percorso di mobilitazioni; nel contempo si è rapidamente definita una piattaforma “aprire un percorso di confronto” con il governo. Percorso di confronto in cui sfuma la possibilità dello sciopero alla ripresa dell’anno scolastico, e si moltiplicano le voci sulla partecipazione FLC al corteo nazionale annunciato dalla FIOM per il 18 ottobre, con in qualche modo la messa fra parentesi dell’iniziativa di settore della scuola.

Sindacati di base (Cub, USB, Cobas). Se la prima reazione è anche qui stata positiva, con la partecipazione e l’organizzazione di assemblee e presidi, con il passare delle settimane sembra prevalere in queste organizzazioni l’intenzione di procedere ad una fase di mobilitazioni e scioperi centrati sulla propria prospettiva politica ed organizzativa, puntando a riaffermarsi come “unica risposta ai sindacati complici”. Mentre il Cobas sembra ancora attendere gli eventi, il CUB annuncia uno sciopero il primo giorno di scuola, la USB PI e Scuola ha prodotto un documento che invita semplicemente a rafforzare il loro percorso e le loro mobilitazioni, attaccando esplicitamente i percorsi dal basso e “unitari” di delegati RSU e appelli comuni.

Positiva al contrario l’esperienza degli “autoconvocati”, che sulla base dei contatti e della lista di discussione/informazione ancora esistente del precedente coordinamento scuole romano (mobilitazioni 2012/2013), ha prodotto un appello per una mobilitazione radicale, unitaria e dal basso firmato da un centinaio di RSU e lavoratori di diverse organizzazioni sindacali (FLC, USB, Cobas, USI, Unicobas, ecc). Sulla base dell’appello, è stata convocata un’assemblea cittadina, con un presidio dei Coordinamento Precari Scuole, che si è riconvocata ai primi di settembre. Un percorso dal basso, che se ha incontrato resistenze e opposizioni (sia in FLC sia, come abbiamo visto, nei gruppi dirigenti dei sindacati di base), può esser sia un esperienza importante, sia indicare una prospettiva reale di ricomposizione unitaria dei percorsi di lotta.

2. Quali compiti per i prossimi mesi?

  • Attivare, sostenere, ovunque sia possibile, tutti i percorsi di mobilitazione “unitari”, a partire da appelli, coordinamenti, assemblee e occasioni di confronto: a Roma è avvenuto con l’esperienza degli autoconvocati, a Torino con il manifesto dei 500, a Milano con il presidio lanciato dal coordinamento “3 ottobre” a cui hanno partecipato USB Scuola, SLAI Cobas per il sindacato di classe, “il sindacato è un’altra cosa” e alcuni rappresentanti della FLC Cgil di Milano.
  • Da questo punto di vista è necessario proseguire o attivare queste esperienze con la ripresa dell’anno scolastico a  settembre. Il percorso più coerente è quello romano (appello unitario di RSU e lavoratori di diverse organizzazioni), ma in ogni caso è da sostenere qualunque possibilità sia concretamente realizzabile sui territori, a seconda delle condizioni locali, nell’ottica di una prospettiva generale di costruzione di un autunno di lotta.
  • Negli appuntamenti di settembre di queste esperienze, e in particolare in quella degli autoconvocati romani, deve essere sostenuta l’idea di indire  uno sciopero unitario dal basso di delegati per fine settembre/primi di ottobre, a cui invitare ad aderire tutte le organizzazioni sindacali (FLC e sindacati di base)
  • Invitare gli studenti e le loro organizzazioni a mobilitarsi ed ad intervenire in questo percorso, anche aderendo ad eventuali iniziative di lotta da loro convocate autonomamente (già convocato, a quanto pare, un primo appuntamento degli studenti di Link/Uds per il 10 ottobre), invitando in ogni caso anche questi settori ad un fronte unitario di lotta.

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