SULL’OPERAZIONE “DILUVIO DI AL-AQSA”

di Gilbert Achcar

Pubblichiamo di seguito degli stralci di un articolo di Gilbert Achcar comparso in lingua araba sul quotidiano Al-Quds Al-Arabi

“Il Diluviodi Al-Aqsa” minaccia di spazzare via Gaza

[…] la storia classificherà l’operazione “Al-Aqsa Flood” più nella categoria degli attentati dell’11 settembre avvenuti in America e nel mondo nel 2001, che nella categoria della “Guerra d’Ottobre” [la guerra del Kippur del 1973 NdR]. In effetti, numerosi commentatori nello Stato di Israele, così come in tutto il mondo, hanno iniziato a descrivere il “7 ottobre” come un sinonimo per Israele di ciò che l’”11 settembre” ha rappresentato per gli Stati Uniti. Il fatto è che le due operazioni costituiscono per eccellenza due modelli di “impegno asimmetrico” in cui la parte debole ricorre all’astuzia e all’innovazione per aggirare la tirannia del suo nemico e sorprenderlo.

Consideriamo quindi cosa è successo agli attacchi dell’11 settembre. Hanno inferto all’America un colpo sorprendente e doloroso allo stesso tempo, ma George W. Bush ne ha approfittato per lanciare, con un sostegno popolare che non avrebbe mai potuto sognarsi, campagne militari che non avrebbe potuto lanciare se non ci fossero stati gli attacchi di Al-Qaeda a New York e Washington. Naturalmente, la più importante di queste campagne è stata l’invasione e l’occupazione dell’Iraq vent’anni fa, con la catastrofe che colpì il popolo iracheno e l’intera regione araba, i cui effetti sono ancora forti oggi. L’invasione è avvenuta dopo l’intervento americano in Afghanistan e lo sradicamento di Al-Qaeda da quel Paese.
In questa prospettiva comparativa, l’operazione “Diluvio di Al-Aqsa” ha portato alla riunificazione delle fila di una società israeliana che soffriva una profonda divisione e di una grave crisi politica e ha permesso a Benjamin Netanyahu, e ai suoi colleghi dell’estrema destra sionista, di trascinare con sé i sionisti dell’altro schieramento politico in preparazione di una guerra che sempre più appariva reale. Le caratteristiche della guerra di sterminio sono estremamente inquietanti, a cominciare dall’imposizione di un blocco totale, che comprende elettricità, acqua, e generi alimentari, sull’intera Striscia di Gaza e sulla sua popolazione di circa due milioni e mezzo di abitanti, in una violazione grave ed estremamente pericolosa del diritto di guerra che conferma che i sionisti si stanno preparando a commettere un crimine contro l’umanità del più alto calibro.
Sin dalla fondazione dello Stato di Israele, la destra sionista sogna di completare la Nakba del 1948 con una nuova espulsione di massa dei palestinesi dalle terre palestinesi tra il mare e il fiume, compresa la Striscia di Gaza. Non c’è dubbio che ora vedono quello che è successo sabato scorso come uno shock che permetterà loro di trascinarsi dietro il resto della società sionista nella realizzazione del loro sogno prima nella Striscia di Gaza, in attesa dell’opportunità di realizzarlo in Cisgiordania. La gravità di ciò che è accaduto a Israele sabato scorso ridurrebbe il ruolo deterrente della detenzione di ostaggi da parte di Hamas, in contrasto con quanto accaduto nei precedenti scontri tra il movimento e lo Stato sionista. È molto probabile che questi ultimi questa volta non si accontenteranno di niente di meno che della distruzione della Striscia di Gaza in misura superiore a qualsiasi cosa abbiamo visto finora, al fine di rioccuparla al minor costo umano israeliano possibile e causare la spostamento della maggior parte dei suoi residenti in territorio egiziano, tutto con il pretesto di sradicare completamente “Hamas”.

Traduzione dall’arabo a cura della Redazione di Rproject utilizzando traduttori automatici.

Qui il testo originale tratto da www.alquds.co.uk

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