UE TUNISIA: UN ACCORDO TRA XENOFOBI

Pubblichiamo due articoli, il primo di  Domenico Quirico, il secondo di Fulvio Vassallo Paleologo, sull’ultimo accordo sottoscritto tra UE e l’autocrate tunisino Kais Saied sulla gestione dell’immigrazione.

di Domenico Quirico

In questo imbrogliato scorcio della vita italiana ed europea, per le peggioranti contingenze mediterranee, da Roma si indicano alla urgenti premure finanziarie dell’Unione e del Fondo monetario le sorti traballanti della Tunisia. Paese grondante di scontento ma soprattutto di debiti; dovuti, ma questo è lasciato ai delicati  e allusivi segni del linguaggio diplomatico del dire senza dire, a corrotte e asinine politiche di coloro che l’hanno sfasciata in questi ultimi non indimenticabili anni. Si ritorna, insomma, al momento in cui una sommossa piena di buona volontà ma non di  progetti chiari rovesciò il tirannello locale. Erano le Primavere arabe ma ormai son quasi preistoria.

Uno di questi politicanti  ha nome Kais Saied: il presidente che con improntitudine  neppur troppo omeopatica  ha allargato i suoi poteri fino a farsi raiss e uomo della Provvidenza. Tecnica populistica che bisognerà analizzare per le delineare nuove tecniche di colpo di stato silenzioso. Pizzichiamo con lui una corda per noi sensibilissima: i migranti. Con questo Saied scambiamo infatti esplicite effusioni e  nuvole di incenso non solo italiane ma anche europee. Perché salvare la Tunisia significa, a non voler essere ipocriti, salvar lui. Come mai ci intenerisce tanto? Gli si vuole affidare il ruolo di setaccio  dei migranti, ‘’i subsahariani ‘’ come si dice nel gergo internazionale della cosiddetta ‘’politica della migrazione’’. I milioni  che si intende fornirgli serviranno a fermare ‘’l’invasione’’ e  a restare al palazzo di Cartagine evitando che la bancarotta inneschi una seconda rivoluzione. Le rivolte del pane da queste parti, si sa, finiscono con fughe precipitose in Arabia saudita. Per questa funzione di inesorabile setaccio gli occhi delle delegazioni  dall’altra sponda si illuminano di gratitudine quando il disinvolto ex giurista riceve e fa promesse  con liturgica solennità. Lui ci aggiunge la  furberia del bottegaio abituato a far sospirare la merce per alzare il prezzo.

Ma da Sfax, nuovo molo della disperazione, arrivano adesso alcuni filmati, che si aggiungono alle denunce di migranti abbandonati nel deserto e di ‘’ratonnade’’ di migranti. Le nuove immagini mostrano in azione poliziotti evidentemente maneschi e ma anche tipacci, uomini di mano  maneggiatori di bastoni e pugnali, cui non ripugna il sangue: teppaglia  che tutti i regimi reclutano per lavori sudici. Poiché alle immagini si deve sempre aggiungere una didascalia, allora la parola perfetta per la sintesi di tutto ciò è pogrom: l’antico sistema inventato dagli sbirri autocratici per distrarre l’attenzione e trovare il bersaglio su cui scatenare la cieca rabbia popolare.

Maneschi sfuggiti mano? Frange isolate? Non si direbbe. Visto che è stato proprio lui, il presidentissimo, ad indicare il 21 febbraio scorso  con linguaggio esplicito  e niente affatto cabalistico, nei migranti dall’Africa nera lo strumento di una ‘’sostituzione etnica’’ capace di turbare la purezza della sua Tunisia. Saied ruba gli argomenti agli xenofobi che lo corteggiano, si allinea con un implacabile apartheid africano. ‘’Respinge’’: come gli chiediamo noi a gran voce. Risolve con metodi un po’ spicci la seccatura dei ‘’flussi primari’’, lasciandoci la più facile incombenza di ripulire gli angolini residui di quelli ‘’secondari’’.

Con lui, invece di dar una mano alla Tunisia democratica che lo vuole licenziare, non saremo certo taccagni.

Tratto da: www.lastampa.it

Memorandum Tunisia-UE: propaganda elettorale in Europa, una cambiale in bianco per Saied

di Fulvio Vassallo Paleologo

Un Memorandum che lascia tutto come prima, a parte la mancia che incassa Saied per la “lotta all’imigrazione irregolare”. Nella sostanza si è confermata l’intesa di massima raggiunta negli incontri a Tunisi nel mese di giugno, ma non ci sono impegni vincolanti, solo dichiarazioni di principio, che adesso, come ha dichiarato la Meloni “dovranno essere messe a terra”. Sempre che le parti raggiungano un accordo concreto sul piano operativo, che ieri è mancato. Basta paragonare il Memorandum d’intenti tra la Tunisia e l’Unione Europea ed emerge chiaramente la mancanza di contenuti specifici che possano tradurre in fatti gli indirizzi espressi dalle parti. La linea Meloni è stata così sconfitta ancora una volta, tanto che la firma del memorandum è avvenuta tra il Commissario europeo per il vicinato e l’allargamento Olivér Várhelyi e il segretario generale del ministero degli Affari esteri, delle migrazioni e dei tunisini all’estero Mounir Ben Rjiba, senza che nessuno dei leader presenti a Tunisi apponesse la propria sottoscrizione. Che non poteva certo impegnare la parte europea dopo la mancata approvazione del Memorandum (ancora in fase di trattative) da parte del Consiglio europeo del 29 e 30 giugno a Bruxelles.

Saied ha imposto la clausola secondo cui la Tunisia non diventerà piattaforma per i rimpatri dall’Unione europea, ed ha ottenuto invece una promessa di supporto dall’Unione europea, per i respingimenti collettivi che già sta attuando verso i paesi confinanti, Ma nel rispetto del diritto internazionale, si legge nel Memorandum. Dunque non si vede come l’Unione Europea, attraverso Frontex possa partecipare con il supporto finanziario, se non operativo, ad operazioni di intercettazione in mare o di rimpatrio forzato in violazione del divieto di respingimenti collettivi o degli obblighi di soccorso e di sbarco in un porto sicuro affermati dal Regolamento n.656 del 2014. La Tunisia non è un “paese terzo sicuro”. Lo mettono in dubbio i rapporti più recenti delle Nazioni Unite.

Nelle regioni meridionali del paese, soprattutto a Sfax si è intensificata la caccia ai migranti subsahariani, in molti casi presenti da anni in Tunisia ed inseriti in attività lavorative alla luce del sole. Una “pulizia etnica” che non accenna ad affievolirsi, malgrado i richiami delle principali agenzie umanitarie , dopo che il presidente Saied ha indicato gli immigrati “neri” come una delle cause della gravissima crisi economica che sta portando lo Stato allo sfacelo sociale ed economico.

Gli immigrati subsahariani rastrellati a Sfax ed in altre zone delle regioni meridionali sono stati prima espulsi verso la terra di nessuno, in pieno deserto tra la Tunisia e la Libia, o l’Algeria, quindi, dopo che la deportazione aveva già cominciato a produrre le prime vittime, sono stati in parte ripresi, arrestati e rimangono attualmente sottoposti ad un severo regime detentivo, se non vengono gettati per strada come merce di scarto. L’accesso alla procedura di asilo in Tunisia è un miraggio, e le autorità di polizia violano regolarmente il divieto di respingimenti collettivi sancito dalle Convenzioni internazionali sottoscritte da tutti gli Stati europei.

Le promesse su “connecting people” e collaborazione tra paesi mediterranei sono destimate a restare sulla carta senza un ampio consenso europeo, condizionato all’accettazione da parte della Tunisia del piano di riduzione del debito proposto dal Fondo monetario internazionale. Per il resto, per quanto concerne le prassi di rimpatrio e la lotta all’immigrazione irregolare, sarà tutto coperto da segreto militare e affidato alla discrezionalità delle forze di polizia sotto l’occhio vigile di Frontex. Anche per supportare i respingimenti collettivi dalla Tunisia verso i paesi di origine, a partire dalla Costa d’Avorio, dal Gambia e dal Senegal, obiettivo che si propone Saied impegnato da mesi nella pulizia etnica contro gli immigrati subsahariani presenti in Tunisia. Adesso anche con il supporto della Meloni e dell’Unione Europea. Vedremo se il Parlamento europeo, grande assente in queste trattaTive, condividerà queste politiche di morte.

Possiamo prevedere come andrà a finire: tanta propaganda in vista delle prossime elezioni europee, tante vittime innocenti in mare e ai confini europei “esternalizzati” in Libia e in Tunisia. E gli arrivi aumenteranno ancora. Con questo Memorandum d’intesa siamo alla enunciazione di principi e non ci sono accordi su impegni “vincolanti” sulle politiche di riammissione e di esternalizzazione che dovranno ancora essere definite. Secondo quanto scritto nel Memorandum, i “partenariati operativi”, dunque gli accordi che riguardano la cooperazione d polizia e la collaborazione con la guardia costiera, in materia di contrasto dell’immigrazione irregolare, sono ancora oggetto di discussione.

Vedremo quali impegni vincolanti deriveranno dalla visita del ministro dell’interno tunisino mercoledì prossimo a Roma da Piantedosi e dalla Conferenza dei capi di governo dei paesi africani, annunciata da Giorgia Meloni per domenica prossima a Roma. Monta la propaganda ma gli aiuti più consistenti alla Tunisia rimangono ancora in forse. E da Saied non mancano attacchi ai soccorsi umanitari in acque internazionali ed alle ONG che denunciano il degrado democratico inflitto al suo paese.

“L’assistenza macrofinanziaria sarà fornita quando le condizioni lo permetteranno”, ha precisato von der Leyen. Il presidente tunisino ha invece attaccato ancora una volta le organizzazioni non governative: «Dalle Ong arrivano fake news con l’obiettivo di danneggiare la Tunisia e il suo popolo». Ora, ad essere convinti, dovranno essere i 27 Paesi chiamati a dare via libera all’intesa. «Sono fiducioso in un ampio supporto», ha sottolineato Rutte. Ma con Ungheria e Polonia in trincea sul dossier migranti, il cammino della ratifica non sarà semplicissimo”. Gli impegni finanziari e le modifiche normative non potranno prescidnere comunque dal voto del Parlamento europeo. E la questione dei diritti umani, che comprende i soccorsi in mare, non potrà essere accantonata ancora una volta. Come si dovrà chiarire, una volta per tutte, il rapporto tra la Tunisia ed il Fondo monetario internazionale, che ben difficilmente potrà essere sostituito dall’Unione europea o dalle sue istituzioni finanziarie.

Il presidente Kais Saied ha criticato il sistema monetario globale, dicendo che “crea oscurità dove vuole”, mentre la Tunisia “cerca di far splendere un nuovo sole sul mondo intero”.”La Tunisia non ha missili intercontinentali, ma ha sovranità su oceani e continenti”, ha aggiunto, ricordando che la Tunisia guarda a un nuovo futuro “per realizzare le speranze di ogni essere umano”. Ma sotto queste belle parole rimane fermo l’obiettivo di bloccare la “sostituzione etnica” che starebbe subendo la Tunisia. Un cavallo di battaglia che accomuna Saied alle destre europee.

Leggendo bene le dichiarazioni del presidente Saied si capisce che le parti sono ancora ferme alle intese di massima maturate l’11 giugno scorso. E sulle questioni dei diritti umani, del rispetto dello Stato di diritto (rule of law) in Tunisia e dei rapporti con il Fondo monetario internazionale, buio totale. Anzi Saied sferra un duro attacco al Fondo monetario internazionale il cui intervento a favore della Tunisia, condizionato alle riforme richieste, e’ ritenuto dall’Unione Europea una precondizione per erogare l’intero pacchetto di aiuti previsti dal Memorandum, oltre i primi 100-120 milioni di euro previsti per il contrasto dell’immigrazione irregolare, ed altri 150 milioni che Bruxelles promette di inviare subito per evitare il default dell’economia tunisina. Ma gli impegni di principio sugli aiuti alla popolazione tunisina schiacciata dalla crisi economica (e democratica) sono destinati a restare sulla carta. Le procedure prevedono modifiche legislative e tempi lunghi. Evidentemente l’Unione Europea e il governo italiano puntano più sull’obiettivo immediato di aumentare gli strumenti di deterrenza per rallentare gli arrivi in Italia. Tuttavia, una maggiore “effettività’” delle politiche di rimpatrio verso la Tunisia o altri paesi terzi, in assenza di consistenti canali legali di ingresso e di possibilità effettive di evacuazione dei migranti sub-sahariani presenti in quel paese, ed un contrasto più violento dei tentativi di attraversamento del Mediterraneo, con un aumento dei respingimenti collettivi delegati alla Guardia costiera tunisina, non potranno che fare esplodere il conflitto sociale in Tunisia e travolgere le sue relazioni con i paesi dell’area subsahariana, come la Costa d’Avorio ed il Gambia.

Potrebbe piacerti anche Altri di autore