DIFENDERE SYRIZA

di Antonis Ntavanellos

da A l’encontre

I fortini della «opposizione dura» del potere reale – con i suoi rappresentanti emblematici, i dirigenti dell’apparato burocratico economico e giudiziario, ma anche con il primo avvertimento dato dal corpo di élite (OYK) nella parata nazionale del 25 marzo [nel suo modo di sfilare e con il suo nazionalismo proclamato] (*) – ricordano a tutti, ma prima di tutti alla direzione di SYRIZA, l’importanza della decisione della conferenza-costituzione dell’attuale SYRIZA, che ha definito il governo della sinistra non come una «stazione finale» (dove si assume il compito di «salvare la patria»), ma come una «tappa transitoria» nella prospettiva di un impegno per un’emancipazione socialista.

La posizione non molto forte (almeno così pensano molti) del governo di cui SYRIZA è la colonna vertebrale, appare ancora più debole nel quadro dei rapporti di forza internazionali. Il ricatto sfacciato dei creditori attraverso le «istituzioni» europee e l’FMI cerca di trascinare il governo in un dilemma: la subordinazione diretta o il rapido collasso. Si può parafrasare una frase celebre dei protagonisti dell’epoca della Rivoluzione russa che possiamo apprezzare nel contesto presente: senza una decisa svolta politica in Europa (Spagna, Irlanda?), senza la comparsa di un contrattacco politico del movimento sociale e della sinistra in Francia o in Italia, noi periremo …

Questa constatazione crea obblighi supplementari al partito SYRIZA e alla sua direzione. La nostra politica consiste, tra l’altro, nel mantenere «presente e ardente», l’appello a un rovesciamento delle politiche di austerità su scala europea.

La presa di coscienza di queste difficoltà, che si dovrebbe tradurre in un specifica politica di massa, non avviene in condizioni poste da una nostra propria scelta. Il declino delle mobilitazioni sociali del 2010-2012 (che è stato alla base della vittoria elettorale di SYRIZA) ha creato le condizioni di una «pausa», di un’attesa per provare l’efficacia della «via elettorale».

Ma questa attesa limita le nostre possibilità politiche, l’assenza di un intervento diretto delle masse nei processi che le riguardano (legati alla sanità, l’istruzione, ecc.) crea occasioni per i nostri nemici su scala nazionale e internazionale. Qualsiasi tattica che traduca la nostra fermezza in condizioni difficili, esige iniziative che si sforzino di mettere in prima fila le persone, gli attivi.

Rendere conto

Questa valutazione porta direttamente al ruolo cruciale di SYRIZA in quanto partito. Nei grandi media, il dibattito sul partito SYRIZA prende colori foschi: il partito ha una «zavorra» che impedisce alla direzione di attuare cambiamenti audaci (in altre parole i desideri dei prestatori e dei mercati). Il partito sarebbe un nido pieno di rigidi marxisti che non permettono ai membri «illuminati» del governo e dello Stato di operare le necessarie «aperture» (ad esempio in direzione di Potami, il Fiume) e di condurre il paese nelle acque calme del centro sinistra, dei consensi, del progresso e del mantenimento permanente nell’Eurozona.

Il partito ha effettivamente una funzione «difensiva» importante. Nelle condizioni dell’enorme pressione interna e internazionale, è un fattore insostituibile per far sì che il governo resti ancora in contatto con l’orientamento e il programma iniziale. Per questo, l’obbligo di rendere conto alla base e alle strutture costitutive del partito deve essere mantenuto e rafforzato in modo decisivo.

Audacia e combattività

Ma la funzione difensiva non è sufficiente. Le strutture (e componenti politiche) di SYRIZA devono prendere iniziative combattive, cercando di mobilitare le/i salariat/e/i perché respingano politicamente i nostri avversari, cioè gli importanti e pericolosi avversari del governo. Tali iniziative, che esigono «cambiamenti radicali» e conquiste sociali, rimandano in via prioritaria al programma di Salonicco (del 14 settembre 2014) e devono essere allargate e completate prendendo come riferimento il programma della conferenza costitutiva di SYRIZA.

Ad esempio, la capacità del governo di resistere alle pressioni interne e internazionali per le privatizzazioni dipenderà direttamente dall’azione del popolo contro le decisioni del TAIPED (Ente ellenico per la valorizzazione delle proprietà dello Stato), per la difesa degli spazi e dei beni pubblici, per mettere fine ai crimini nelle Skouries (regione di antiche foreste che verrebbero distrutte per ottenere licenze da parte di imprese minerarie, ecc.). Le capacità del governo di resistere alla distruzione ancor più avanzata del sistema pubblico di sanità dipenderanno direttamente da se e come le organizzazioni di SYRIZA animeranno e dirigeranno il flusso di proteste, di rivendicazioni e di speranze dei lavoratori della sanità, ma anche della maggioranza sociale che utilizza e ha un bisogno – e dunque un diritto – urgente di utilizzare il sistema ospedaliero, di rigenerarlo. Questa mobilitazione deve essere fatta in un quadro determinato, con un programma preciso – di cui il personale ospedaliero e gli utenti devono essere gli ispiratori – ma deve essere fatta rapidamente e con determinazione. Perché il tempo ora lavora per l’opposizione.

Senso unico

L’insistenza sul programma della sinistra radicale, l’insistenza sulle rivendicazioni della popolazione, l’insistenza sulla mobilitazione sociale è per il partito SYRIZA il solo modo di esistere e svolgere la sua funzione. In realtà, è il solo modo di difendere il governo che è sotto la doppia minaccia del capitale nazionale e internazionale.

I media segnalano con disgusto l’esistenza all’interno di SYRIZA di un’ala marxista radicale ed esigono la sua eliminazione come condizione per un riconoscimento del governo «addomesticato». Questa «ala» è reale e più ampia di quanto dicano diversi «analisti».

Fino a oggi, ha dimostrato a più riprese – al di là di quanto è normale per confronti di tendenze in un partito di massa – di essere un fattore prezioso e insostituibile della dinamica politica di SYRIZA.

Tutti questi membri «radicali» (o simpatizzanti) che in larga misura non sono inquadrati in una «tendenza», sono parte decisiva di una rapida riattivazione di SYRIZA sulla base del programma della sinistra radicale (dunque di SYRIZA). Essi formano la forza che può aprire la strada che è necessario imboccare. La via di una politica di transizione che, a partire da ciò che abbiamo promesso prima delle elezioni, mette l’accento su una svolta per mettere fine all’austerità.

(Traduzione dal greco di Antonis Martalis, in italiano di Gigi Viglino; articolo apparso nel numero del 2 aprile di La Gauche Ouvrière, quindicinale di DEA. Antonis Ntavanellos è membro dell’Ufficio politico di Syriza.)

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* I parlamentari SYRIZA hanno condannato il corpo militare scelto (OYK) che in  occasione della parata della Giornata Nazionale del 25 marzo hanno cantato inni nazionalisti e degli slogan tra cui si sosteneva che “Il nostro sogno è quello di entrare Costantinopoli, innalzare la nostra bandiera e cantare il nostro inno nazionale”.

Da parte di molti deputati è stato chiesto all’alto comando dell’esercito e il Ministero della Difesa di prendere provvedimenti disciplinari nei confronti dei comandanti del reparto.

Una richiesta che difficilmente si concretizzerà: ricordiamo infatti che il ministero della difesa del governo Tsipras è stato affidato a Panos Kammenos, leader dell’organizzazione di destra populista, nazionalista e xenofoba,  ANEL che da sempre si caratterizza per le sue posizioni antiturche, senza il cui appoggio il governo non avrebbe i numeri per sopravvivere.

Inoltre canti e slogan anti-macedoni, anti-turchi, razzisti e fascisti durante parate militari in Grecia non sono una novità, ma sino ad oggi nessuno è stato punito per questo.

Poco credibile che Kammenos rompa con questa “tradizione”.

Il deputato di SYRIZA Dimitris Papadimoulis ha commentato: “Il canto nazionalista da parte dell’OYK alla parata è contrario alla politica estera del Paese. Il governo ha l’obbligo di porre fine a tutto questo “, mentre Vasiliki Katrivanou, anch’essa deputata di SYRIZA,  ha sostenuto “Gli slogan OYK sono una provocazione diretta contro la democrazia … E ‘inconcepibile che tale atto rimanga  impunito … Si ricorda che l’esercito dovrebbe essere pulito da questi fascista e cellule di estrema destra che rimangono forti. Essi nutrono (ancora una volta) uno stato di impunità. ”

Difficile che tutto questo possa avvenire mantenendo Kammenos al suo posto nel governo, per altro affidatogli proprio con l’illusione di avere un controllo sulle  forze armate greche o almeno  di garantire una loro neutralità.

Un  nazionalismo che viene anche tollerato da Bruxelles, dal momento che nessuna reazione ufficiale è stata comunicata finora.

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