ANTISISTEMA? MA FAMMI RIDERE!

Trump, Macron, Grillo, Le Pen…Antisistema ? No, sgherri!

di Paolo Gilardi

Se dessimo retta a Trump o a Macron, a Grillo o alla Le Pen, i veri antisistema sarebbero loro. Loro, i campioni della contestazione di un mondo che non funziona. Loro, quelli che osano affrontare i tabù. Loro ancora, pronti a dare un gran colpo di scopa a questo vecchio mondo, al sistema.

Sempre ghiotta di prêt à porter “analitico”, pure la grande stampa s’é appropriata del concetto, validandolo di fatto. E volontieri lo abbina ed alterna ad un altra nozione ricorrente e mai veramente definita, quella di populismo.

Che il sistema che questi signori -e quella signora- prentendono di combattere non sia quello linfatico, né il solare e (forse) neppure il sistema metrico decimale, trattandosi di politici, sembrerebbe ovvio.

Incominciare dal dizionario

Quindi, tra le molte definizioni di sistema contemplate dai dizionari, quella che ci interessa é quella di “sistema politico”, nozione che si può anche apparentare a quella di “tipo di società”.

E se il Garzanti definisce il sistema “l’organizzazione economica, politica e sociale di uno stato”, il francese Petit Robert ne parla come di “un’armatura economica, politica e morale di una data società”, estendendone la definizione al di là dello stato verso tutta la società.

La differenza più evidente sta nel terzo aggettivo utilizzato dai due dizionari: “sociale” per l’italiano, “morale” per il francese. Ricoprono, questi aggettivi, non solo definizioni differenti ma pure approcci quanto mai distanti, il primo basato sulla nozione del vivere in società, del modo di vivere assieme (o contro), l’altro sull’affermazione di principi generali e morali.

Indipendentemente però dalle differenze di definizione -sulle quali torneremo più in là-, l’economia, la politica e quella che si potrebbe astrattamente definire la concezione del vivere in società restano i capisaldi della definizione del sistema. Ed é in funzione loro che s’ha da vedere se, antisistema quelle persone –ed i loro progetti politici- lo sono per davvero.

Incominciamo dall’assetto economico. Questo, non é cosa astratta, ma quantomai concreta: é il capitalismo. E’ un sistema basato sull’accumulazione del capitale tramite la valorizzazione degli investimenti, sulla proprietà privata dei mezzi di produzione, sulla generalizzazione della produzione di merci e sul lavoro salariato.

Anticapitalisti?

Non é certo questo sistema che combatte il miliardario Trump, uomo che grazie alla libera impresa s’é costituito una fortuna colossale. E non lo combatte nemmeno il suo governo formato da capitalisti eccellenti le cui ricchezze permettono di definire questa amministrazione come una vera e propria plutocrazia.

Non lo é nemmeno, anticapitalista, l’ex banchiere della banca Rotschild, quel giovane Emmanuel Macron che ambisce in Francia alla carica suprema. Che, da quando fu banchiere non ci sia stata conversione improvvisa sulla strada dell’Eliseo, lo prova il suo programma elettorale.

Privatizzazioni, flessibilizzazione delle condizioni di lavoro, aumento del tempo lavorato, riduzione delle pensioni, tagli brutali nel pubblico impiego e della spesa pubblica e defiscalizzazione delle grandi aziende ne rappresentano il nocciolo. Antisistema un programma del genere? Caspita!

E non é che Grillo o la Le Pen si siano particolarmente messi in luce nel denunciare le chiusure delle fabbriche, la facilitazione dei licenziamenti o la fragilizzazione dei contratti di lavoro.

Certo, non la smette di starnazzare la Le Pen quando descrive la desertificazione industriale del Nord della Francia; mai però la si é vista difendere l’idea della confisca, nell’interesse nazionale, delle fabbriche e dei beni di chi delocalizza.

Quanto agli schiamazzi di Grillo contro chi “ci vorrebbe fare lavorare fino a settant’anni”, raramente son seguiti da fatti: proprio come Trump quando fa atto di compassione per gli operai bianchi statunitensi vittime della disindustrializzazione… ma da poi le chiavi del paese a chi, di fabbriche, ne ha fatte chiudere più d’una.

Ma fammi ridere…

Quindi, se non é per anticapitalismo che sono “antisistema”, perché lo sono (o lo sarebbero)? Perché vorrebbero distruggere l’assetto politico -ed eccoci al secondo aggettivo dei dizionari- della sociétà, le sue istituzioni?Ma fammi ridere…

L’aumento delle spese militari proposto da Trump é forse il simbolo più evidente del fatto che, per questi campioni del “rifiuto del sistema”, certi pilastri del sistema attuale non solo sono da risparmiare, ma da sviluppare. Sulla falsariga, non é lo stesso Macron che, oltre alla reintroduzione del servizio di leva, promuove lo sviluppo di una forza armata europea capace d’interventi al di fuori del nostro continente?

Lo stesso discorso vale per la Le Pen, particolarmente zelante nel difendere un’altra istituzione fondamentale, la polizia, in un momento poi particolare in Francia dove gli abusi polizieschi hanno oltrepassato moltissimi limiti. Sarebbe quindi un posizionamento contro il sistema il fatto di difendere lo stupro di un ragazzo dalla pelle scura da parte di un trio di sbirri?

Sempre restando nell’ambito delle strutture repressive che reggono lo stato, c’é pure l’istituzione carceraria, un’istituzione che gode del sostegno senza limiti dei nostri antisistema.

Tutt’al più, le loro critiche saranno dirette contro il fatto che il sistema carcerario non sia sufficientemente autofinanziato -tramite partenariati con il settore privato, of course– e contro le garanzie di cui dovrebbe beneficiare la popolazione carceraria. Istruttiva su questo punto é l’ira che esprime la Le Pen ogni qual volta un delitto é compiuto da un condannato al beneficio di un condono parziale o di arresti domiciliari, pratiche per altro perfettamente legali.

In ogni paese, l’insieme dei dispositivi legali e constituzionali, in poce parole, la Legge, definisce l’assetto generale dello stato, le condizioni del vivere assieme in funzione di rapporti di forza storicamente stabiliti.

Malgrado le critiche, le vociferazioni e le minacce, il corpo delle leggi fondamentali non fa veramente l’oggetto di attacchi dei sedicenti antisistema. Mai li si é sentiti pronunciarsi contro una delle leggi fondamentali della società attuale, il diritto alla proprietà privata dei mezzi di produzione; mai li si é visti impegnati contro il diritto di licenziare o contro quello di distruggere l’ambiente in nome della crescita economica.

Ma che razza di antisistema sono se son proprio le caratteristiche fondamentali del sistema così com’é che loro vogliono potenziare e sviluppare?

A meno che quel sistema che loro contestano non sia lo stesso a cui, rigor di metodo oblige, qui pensiamo. E’ pur vero che in tempi di fake news e di verità alternative, tutto é possibile.

La ragazza madre e la figlia di Jean-Marie

“Questo sistema, io lo rifiuto”, scriveva il sedici novembre nella sua dichiarazione di candidatura quell’Emanuel Macron già banchiere e poi segretario dell’Eliseo, prima di diventare ministro dell’economia. In altre parole non uno con il pedigree da fricchettone e neppure da lavoratore precario e magari immigrato, cioé dimenticato dal sistema…

Eppure, sono in tanti coloro che, pur avendo un passato meno ovattato di quello dell’ex ministro francese, si riconoscono nel suo “rifiuto del sistema”. Così come tantissimi sono quanti, agricoltori sull’orlo del suicidio, lavoratori disoccupati da anni, madri sole con i figli, … applaudono le sparate antisistema dell’erede delle centinaia di milioni e del partito di Jean-Marie Le Pen.

Professore di scienze politiche e direttore della Fondation pour l’innovation politique, un think thank francese che si autodefinisce “liberista, progressista ed europeista”, Dominique Reyné, ipotizzava a fine gennaio che, per un individuo qualsiasi, il “sistema” rappresenterebbe “l’insieme degli imperativi che tracciano e delimitano il senso della sua esistenza e lo frustrano nei suoi progetti individuali e collettivi” (L’Opinion, 24/1/17).

Se così é, si può allora cercare di capire l’interazione che potrebbe esistere tra la somma di centinaia di migliaia du frustrazioni individuali ed i discorsi e le proposte dei vari personaggi politici.

Per l’individuo generico che si può, senza per questo far prova di suponenza, credere relativamente poco familiarizzato con l’assetto e le sottigliezze istituzionali, la differenza é minima tra la disposizione legale o costituzionale e gli aspetti di Civiltà generalmente ammessi.

Così, per il metalmeccanico di Detroit disoccupato dal 2008, labile sarà il limite tra la sua rabbia contro l’establishement , contro Wall Street che chiude le fabbriche, e le norme giuridiche necessarie per “sbattere in galera” Hillary Clinton, la candidata di Wall Street, come promise nell’ottobre scorso Donald Trump.

La morale non é scienza esatta

Ed é qui che il terzo aggettivo della definizione del termine “sistema” entra in linea di conto. Come si ricorderà, il francese Petit Robert lo definisce non solo come “l’armatura economica e politica” di una società, ma pure “morale”. Ed é probabilmente in questo ambito che la dimensione antisistema diventa più chiara

Per definizione, la “morale” é cosa assai difficile da caratterizzare, da calibrare, da codificare, mica é diritto fondiario e neppure obbligatario. Il margine di soggettività e d’interpretazione é grande nella misura in cui l’elaborazione di norme morali, di principi di Civiltà, risulta da processi, contradditori e non esenti da convulsioni gravi -si pensi alla seconda guerra mondiale-, di costruzione sociale, e quindi anche da rapporti di forza.

In tal modo, facendo appello in particolare a quella che é contrabbandata come indiscutibile vox populi, la postura “antisistema” azzera i tabù, annienta gli interdits di fronte a quanto la Civiltà ha eretto in principio morale.

In tal modo, per esempio, partendo dal fatto che la patologia particolare di un colpevole non potrà alleviare il dolore della madre di cui hanno amazzato la figlia -fatto in sé indiscutibile-, quella logica ridurrebbe a ricordi più che remoti certe battaglie che permisero durante la seconda metà del ventesimo secolo alcune conquiste democratiche contro la vecchia e fallimentare giustizia punitiva.

In quel senso, sì, siamo in una logica di rottura con dei valori che avevan finito per essere scontati. Non é questa però una logica recente: vi fece ricorso Reagan per non sbloccare i programmi di ricerca contro l’AIDS, visto che i malati eran “devianti”; l’applicò la Thatcher riorientando l’insegnamento in termini di autorità. Da anni, la difendono Sarkozy e Fillon proponendo l’abbassamento dell’étà della maggioranza penale -vale a dire dell’étà minima per andare in galera. Ed é una logica quantomai efficace.

Per esempio, oggi in Francia, la proporzione di schizofrenici fra la popolazione carceraria é di ben otto volte più elevata che fra la popolazione cosiddetta normale.

Il che significa che é stato oramai rottamato uno dei punti cardine della costruzione sociale della morale pubblica –la presa in considerazione di certi aspetti patologici nello sviluppo di delinquenza e criminalità- e che rappresentò, nella seconda metà del novecento, un progresso considerevole.

Sgherri…

Ed é così che, l’azzeramento dei tabù finisce con l’avere ripercussioni sull’aspetto dell’organizzazione sociale (e rieccoci all’aggettivo del Garzanti).

E’ infatti perché degli abusi esistono, nel campo della percezione degli aiuti sociali, della presa in carica delle spese della salute pubblica, della politica migratoria ecc., che é il sistema stesso degli aiuti sociali, dell’assicurazione malattia, delle prestazioni sociali dell’accoglienza profughi che si vorrebbe rottamare.

In questo senso, sì, é un sistema che si vuol abbattere, cioé delle forme, più o meno sviluppate secondo i paesi, di protezioni e garanzie all’interno di questa società e che risultano, come già detto, da decenni di lotte e di conquiste sociali. Sono queste che le posture antisistema minacciano.

E’ in questo senso che le professioni di fede antisistema, più che minare l’esistenza di quel mondo che condanna due miliardi di esseri umani alla povertà assoluta e che ne obbliga miliardi d’altri a vivere nella paura della guerra, della miseria, della precarietà e delle catastrofi ambientali, il sistema dominante, quello vero, lo rafforzano.

Più che becchini del sistema, i Trump e Macron, Grillo e Le Pen, sono i suoi sgherri.

24 marzo 2017

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