CONDANNARE E PUNIRE

di Lutz Achenbach

L’ennesima riforma del welfare tedesco rischia di tagliare ulteriormente i diritti e ridurre le forme di reddito, legandole a un’etica di Stato e alla normalizzazione delle forme di vita.

È in corso in questi giorni in Germania un’aspra discussione al Bundestag intorno alla riforma Hartz IV per discutere il progetto di legge presentato dal Ministro degli Affari Sociali Andrea Nahles (SPD) nel governo di Angela Merkel. L’ennesima modifica del sistema di accesso al welfare segue di meno di un anno l’ultima (nota per aver limitato a sei mesi il sussidio per i disoccupati non tedeschi).

Con l’ennesima piccola modifica differenziale ma complementare alle precedenti la Germania afferma la propria idea di welfare. Un’idea che risulta essere vecchia di circa un secolo e che era rimasta sepolta sotto le macerie della seconda guerra mondiale. Un modello che tutte le europee e gli europei faranno bene a conoscere presto; un modello di stato etico che vincola l’erogazione dei sussidi a un’etica di stato. Un modello che usa la demagogia contro i poveri e lo stigma sociale per rendere ricattabili gli eserciti di working poor su cui la Germania costruisce la sua fortuna. Un modello che integra a questo il dispositivo debito/credito a vita e la differenziazione su base etnico/nazionale.

Di seguito, l’analisi di Lutz Achenbach, avvocato di diritto sociale a Berlino, in un articolo tradotto dai Berlin Migrant Strikers.

Scissione sistemica

Le novità proposte sulla riforma Hartz IV dividono ulteriormente i beneficiari del welfare tedesco.

È stata presentata una nuova proposta di modifica dell’Hartz IV, da parte del Ministero degli Affari Sociali, sotto il paradossale nome di “Semplificazione amministrativa”. Secondo le parole del Ministro, la burocrazia di minore importanza dovrebbe essere eliminata per rendere la legge più vicina al cittadino. Purtroppo, la messa in pratica di questi nobili obiettivi non ha speranze di realizzazione.

Particolare riguardo è stato rivolto all’aspetto della riorganizzazione delle regole concernenti i bambini che crescono con genitori separati. In Germania i genitori single sono soggetti sociali particolarmente a rischio povertà. Infatti già subiscono l’assegnazione di Kindergeld e Elterngeld inferiori al classico modello sociale familiare.

Su di essi, inoltre, pesa il rallentamento dell’economia, proprio perché il sistema di sostegno all’infanzia non risulta adeguato e sufficiente. Proprio per questo i genitori single compongono la porzione di un terzo, componente molto grande, dell’intera platea dei beneficiari del sussidio.

Adesso per questa categoria sociale sono state pianificate solo misure peggiorative rispetto a quelle attuali. >Queste misure vengono potenziate con una pesante burocratizzazione: da adesso in poi i genitori saranno tenuti a dichiarare da quale dei due il bambino pernotta, ricevendo il sussidio economico esclusivamente per i giorni che il figlio trascorrerà con loro.

In aggiunta, nel momento in cui il bambino dovesse trascorrere meno della metà del tempo con uno dei due genitori, il cosiddetto ulteriore beneficio economico a loro garantito verrebbe drasticamente ridotto. Com’è evidente le modifiche apportate tradiscono un contributo alla lotta contro la povertà infantile quantomeno curioso ed originale.

Il fatto che tali modifiche siano state presentate dal ministro Andrea Nahles, a sua volta genitore single, rende manifesta la distanza che intercorre, nella vita reale, tra i socialdemocratici ed il loro storico blocco sociale di riferimento elettorale, una delle numerose cause del crollo alle urne del partito. Ma oltre a queste inique modifiche sul caso specifico, sono state programmate ulteriori misure restrittive su campi variegati e diversi.

Non solo i genitori single vengono penalizzati

Alle novità riguardanti le famiglie monoparentali si aggiungono in particolare e con drastica drammaticità le misure contro coloro che assumono i cosiddetti “comportamenti antisociali”. Su queste non ci si è soffermati ancora abbastanza nello studio e messa in evidenza dei casi. Finora la norma prevede che coloro che “sperperano” palesemente il proprio denaro per poi ripiegare sui contributi del sussidio statale, potranno accedervi solo sotto forma di prestito.

Tuttavia per la governance tedesca risulta necessario modificare la natura giuridica di questi interventi, perché devono essere causati o per un manifesto dolo soggettivo o in seguito ad una grave ed oggettiva negligenza. Il Jobcenter, data la difficoltà di provare in modo oggettivo il verificarsi di queste condizioni, ha fino ad oggi utilizzato raramente questo caso legale specifico.

Questa situazione potrebbe però cambiare tramite una nuova rielaborazione. Al momento infatti ci si riferisce al “comportamento antisociale” non più solo al dubbio rispetto alla possibilità di ricevere una parte del welfare, cioè la parte di sussidio sociale, ma anche di ridurre l’accesso alla parte del welfare riguardante il sostegno alle necessità da lavoro come indicate nel modello Hartz IV.

Infatti chi non accetterà il posto di lavoro “suggerito” dal centro per l’impiego rischierà, ovviamente in aggiunta alla sanzione, anche di pagare un’ indennità a causa del suo comportamento “socialmente contrario”, per aver mantenuto arbitrariamente il suo stato di bisogno o di non averlo diminuito. Il Jobcenter non solo, come da legge attualmente vigente, sanzionerà il disoccupato con un taglio temporaneo del 30% della somma erogata, ma aggiungerà a questo taglio anche il “mancato salario” determinato dal rifiuto del disoccupato. Questa somma sarà figurata come un debito e a differenza della sanzione sarà cronologicamente senza fine.

La costrizione a qualunque lavoro, già istituzionalizzata dal sistema sanzionatorio, sarà così notevolmente aggravata. L’Hartz IV potrebbe diventare realmente il macchinario per la fabbricazione della persona indebitata, non più uno stato elargitore di benefici sociali, bensì erogatore di crediti .

Il modello conservatore: stigmatizzare e colpire

In The three worlds of welfare capitalism il sociologo Gøta Esping-Andersen considerava il regime di welfare tedesco come il prototipo del cosiddetto regime conservatore (da opporre al modello liberale e a quello socialdemocratico). Mentre il modello liberale infatti fornisce solo benefit minori con elevate barriere di ingresso costringendo al lavoro coatto cittadini senza redditi capaci di garantirne il sostentamento, il modello socialdemocratico tendenzialmente distribuisce maggiori benefici e quindi lo sfruttamento e/o il lavoro forzato sono notevolmente ridotti.

Il modello conservatore invece si caratterizza per il fatto che viene “conservata” la distinzione netta tra diverse classi sociali anche se in presenza di demercificazione. Il modello si basa sul welfare state Bismarckiano, nel quale l’erogazione delle prestazioni, a differenza dei modelli fiscali, veniva finanziata e quantificata solo in funzione della quantità dei contributi effettivamente versati.

Il regime conservatore inoltre è ordinato patriarcalmente e prevede la sottomissione della donna allo stato e alla famiglia. Le donne non erano considerate come portatrici di diritti, bensì come anime la cui cura era prevista dalla benevolenza dei mariti o dei padri. In base a questo percorso storico si può interpretare la riduzione del ruolo della donna-madre nel regime assistenziale familistico. Oltre ciò, nel modello conservatore gioca un ruolo importante la stigmatizzazione del richiedente il sussidio in bisognoso; stigmatizzazione funzionale al mantenimento della differenziazione di classe.

Con la modifica del paragrafo concernente i “comportamenti antisociali”, la stigmatizzazione sarà ancora più istituzionalizzata. Un esempio evidente lo si può cogliere nelle differenze di Status dei disoccupati nell’accesso accesso ai servizi: coloro che ricevono l’Arbeitslosengeld I (ndr. L’assegno di disoccupazione) sono i “degni disoccupati” i quali versano nel sistema assicurativo una parte del proprio salario per tutelarsi dalla disoccupazione, coloro che invece ricevono l’Arbeitslosengeld II (ndr. il reddito minimo di sussistenza) sono i disoccupati indegni e parassiti.

Ma queste non sono le uniche barriere che segnano la differenza di status sociale. Nei casi in cui a richiedere l’assistenza sociale non è un cittadino tedesco, lo Stato tedesco si è mostrato particolarmente interessato e solerte nel rimarcare ulteriori differenze. Il caso più eclatante riguarda il tentativo di non concedere il minimo necessario per la sopravvivenza ai rifugiati politici. La corte costituzionale federale ha dichiarato il 18 luglio 2012 questo tentativo di limitazione di accesso al welfare, contenuto nella legge sulle politiche migratorie (Asylbewerberleistungsgesetz), incompatibile con la dignità umana. Tuttavia questo non ha impedito al governo federale di introdurre nuove e significative distinzioni di status e accesso al welfare nella nuova legge sul tema lo scorso anno.

Un altro tentativo di produzione di differenze di status basate sulla condizione di cittadinanza presente nella legge riguarda l’accesso alle prestazioni dello stato sociale per i cittadini di altri paesi dell’Unione Europea. La Corte sociale federale ha sancito nel mese di dicembre 2015 (a seguito della giurisprudenza della Corte costituzionale federale), che non è possibile escludere totalmente dai benefit i cittadini comunitari legalmente residenti in Germania. Anche in questo caso, il ministro socialista vuole per via legislativa minare le disposizioni della Corte sociale federale e difendere la segregazione sociale. Nel caso specifico, quindi, i cittadini europei che non hanno mai lavorato in Germania o che risultano disoccupati di lungo corso potranno sperare di ricevere solo un “sussidio ponte” di massimo quattro settimane fino alla data di espulsione dal paese.

La nuova legge deve deprivare dei diritti i cittadini UE

L’esatta misura del fabbisogno è ancora costituzionalmente dubbia. Di conseguenza l’accesso dei cittadini UE al welfare tedesco deve essere risolta in punta di diritto. Più a lungo questi sono residenti in Germania, tanto più hanno possibilità di vedersi riconosciuto dal tribunale il diritto di accedere ai benefit sociali. Se così non fosse andrebbero considerati in modo affine ai richiedenti asilo e sarebbero da considerare quindi deportati in modo forzato: un paradosso non solo politicamente dubbio ma anche praticamente inapplicabile.

Il risultato della proposta Nahles ha come obiettivo quello di rendere evidente una sorta di tolleranza rispetto al diritto di soggiorno di questi ultimi purché non implichi la pretesa di accesso ai diritti sociali. In questo modo essi vengono costretti ad un’ambigua zona grigia legale, funzionale a renderli molto vulnerabili ed esposti a condizioni di lavoro coatto e a sfruttamento. In definitiva il mercato del lavoro tedesco sarà ulteriormente segmentato in modo da subordinare l’accesso al benessere sulla base sciovinista del privilegio di ottenere o mantenere la cittadinanza tedesca.

Le ultime innovazioni, quindi, si inseriscono nella tradizione del modello di stato sociale conservatore non solo difendendo l’ordine sociale vigente (e anche le sue differenze sociali interne) ma anche producendo ulteriore segregazione.

È il modello di uno stato sociale a scissione attiva.

Tratto da: www.dinamopress.it

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