E IN TESTA ANCORA VAGHE IDEE DI SOCIALISMO

di Paolo Gilardi con la collaborazione di Keith A. Mann

“… e in testa ancora vaghe idee di socialismo” 

Amerigo di Francesco Guccini

Meno di ottomila nel novembre del 2016, quattro volte tanti un anno dopo e circa sessantamila nel febbraio scorso. La crescita, durante gli ultimi quattro anni, del numero di membri dei Democratic socialists of America, é impressionante. Anche se, rispetto ai 325 e più milioni di abitanti che contano gli USA, sessantamila sono sempre un numero assai limitato.

Però l’importanza dei fenomeni politici non si misura solo in termini di cifre; altri indicatori possono rivelarsi interessanti come nel caso del fenomeno DSA.

Quella cosa lì, il socialismo

Un paio d’anni fa ero andato a Chicago per assistere alla conferenza indetta dall’International Socialist Organisation, la principale forza della sinistra radicale negli USA, intitolata “Socialism”.

Avevo approfittato del viaggio transatlantico per passare alcuni giorni da amici, nel Wisconsin, dai quali feci la conoscenza di una vicina, interessata – forse per semplice buona educazione – alle ragioni della mia presenza in America.

Evasivo, le dissi di una generica “conferenza a Chicago”, pensando che, come avevo spesso constatato negli USA, parlare di socialismo avrebbe per lo meno raffreddato l’ambiente.  Tale non fu il caso.

Dopo aver insistito e saputo il titolo della conferenza, la signora si disse interessata a saperne di più su “quella cosa lì, il  socialismo,  di cui aveva parlato quel senatore del Vermont, Sanders, mi pare”.

L’aneddoto potrebbe non avere più rilievo di quel tanto se non si inscrivesse in un fenomeno ben più ampio di cui certi analisti non esitano a parlare – come il numero di giugno de Le Monde diplomatique – come di una rinascita del socialismo negli Stati Uniti. (1)

In altri termini, sembrerebbe proprio che, a più di cent’anni di distanza, le “vaghe idee di socialismo” importate dai tanti Amerigo come quello cantato da Guccini (2), stiano riprendendo corpo e vigore.

l socialismo negli USA: mercanzia da importazione

E’ alla fine dell’ottocento che le tradizioni della socialdemocrazia europea hanno, con milioni di lavoratori emigrati, varcato l’oceano, per sbarcare negli Stati Uniti. Durante i primi decenni del secolo scorso il socialismo, la solidarietà furono ben presenti grazie in primo luogo all’organizzazione della solidarietà di classe tra immigrati.

La storiografia permette di prendere in considerazione aspetti che la storia ufficiale tende a dimenticare come, per esempio, gli appelli stampati in più lingue, dall’italiano al cinese, passando dall’inglese e dal polacco, alla solidarietà tra lavoratori ed alle lotte sindacali unitarie.

La rivoluzione russa suscitò pure un grande interesse tra i lavoratori e lo scontro di classe assunse poi dei toni altamente conflittuali con la grande depressione e le ondate di scioperi che dal 1932 in poi imposero un rapporto di forza tale da costringere Roosevelt ad adottare le misure sociali del New Deal. (3)

Particolarmente emblematico fu, nel 1934, lo sciopero di Minneapolis, vera e propria esperienza di costruzione di un potere proletario, che vide la città governata per settimane da comitati di lavoratori diretti dal sindacato degli operai autotrasportatori.(4)

Evidentemente, l’attività socialista non lasciò indifferente il padronato. La criminalizzazione delle attività di solidarietà con gli immigrati, le opposizioni artificialmente esacerbate fra comunità etniche e nazionali al fine di dividere i lavoratori, i rinvii in patria di militanti, l’espulsione di Emma Goldmann (5) e dei suoi compagni verso la Russia sovietica e la condanna a morte di Sacco e Vanzetti (6) sono i fatti più salienti della politica del padronato nei confronti del socialismo.

L’intervento degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale mette fine ad una fase di forte conflittualità di classe. A sinistra, se lo storico partito socialista degli Stati uniti fondato da Eugene V. Debs (7) si era già in parte spaccato davanti alla rivoluzione sovietica, fu in occasione dell’entrata in guerra che il partito comunista decise di raggiungere con armi e bagagli la sacra unione guidata da Roosevelt.

America first

Una volta ammessa un’identità comune statunitense depositaria di democrazia e, ulteriormente, di benessere, la strada era spianata per il dopoguerra ed il maccartismo. La repressione, nei primi anni della guerra fredda, dei movimenti classisti di contestazione fu implacabile. Le vittime della caccia alle streghe furono tante.

Così, l’esecuzione dei coniugi Rosenberg (8) – della cui colpevolezza nell’affare di spionaggio in favore dell’URSS dubitava in privato persino Edgard Hoover (9) – doveva essere d’esempio: dava la misura della determinazione assoluta del potere a combattere le attività anti-americane, cioé, anticapitaliste.

Il principio di una pretesa identità statunitense estranea alla conflittualità di classe veniva così santificato politicamente ed imposto a tutto campo tramite la repressione da un lato e la costruzione dell’ideologia della riuscita individuale dall’altro.

Le offensive del senatore Mc Carthy (10) contro Hollywood e gli intellettuali newyorkesi non furono solo espressioni di una mente ossessivamente malata di anticomunismo: permisero di criminalizzare ogni forma di pensiero critico e di espellerlo dagli Stati Uniti, dalle loro scuole, dai loro giornali, dai loro film.

Le restrizioni dei diritti sindacali, il divieto degli scioperi politici, la limitazione dell’accesso militante ai luoghi di lavoro operarono pure nel senso di un’atomizzazione importante dei lavoratori. In questo contesto, pure difficilissimo risultò il legame con gli elementi più oppressi del proletariato ed in particolare le popolazioni afroamericane vittime non solo del razzismo istituzionale ma pure di un razzismo diffuso nella popolazione operaia.

Sul piano politico, tale situazione si tradusse nell’assenza di una forza organizzata della classe operaia. E’ questa la base di ciò che é noto come l’american exceptionalism, cioé l’assenza di costruzione d’un partito indipendente dei lavoratori a partire dal sindacalismo operaio.

I due partiti politici capitalisti, democratico e repubblicano, son riusciti a monopolizzare la rappresentazione politica mentre, a sinistra, la social-democrazia, malgrado varie esperienze locali di gestione di alcune municipalità, si ridusse ad un esistenza groppuscolare, appena meno ridicola, sul piano numerico, delle piccole forze trotskiste che si son succedute, di convulsione in scissione, sino alla loro recente auto-dissoluzione.

I nodi, poi, vengono al pettine…

Tale identificazione funzionò fintanto che l’imperialismo statunitense assumeva un ruolo guida del cosiddetto mondo libero, cioè del capitalismo internazionale, con il socialismo – quello rappresentato dall’URSS – come spauracchio supremo.

Il declino avanzato però dell’imperialismo statunitense diventato incapace, da Saigon in qua (11), di vincere una guerra, lui che sino ad allora non ne aveva persa una sola, la sua incapacità di sottomettere ai suoi bisogni le altre economie capitaliste creano lo spazio, sul piano interno per l’esplosione di un certo numero di contraddizioni.

Da Occupy Wall Street (12) al sollevamento di Madison nel 2011 -che vide centionaia di migliaia di lavoratori occupare durante più giorni la piazza del Campidoglio della capitale del Wisconsin-, dalla campagna di Bernie Sanders a, paradossalmente, quella di Trump, la questione sociale é ridiventata un fatto centrale negli Stati Uniti.

Si é poi acutizzata da quando l’amministrazione Trump, oltre al fatto di aver offerto faraonici tagli delle imposte alla fascia più ricca della popolazione attacca brutalmente i diritti delle minoranze e le spese sociali.

Oggi, se il tasso di crescita degli Stati Uniti supera il 3% – si era al 3,2% durante il primo trimestre – la povertà é pure in aumento. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, il reddito medio é aumentato del 2,2% dal 1990 allorché, dallo stesso anno, il PIL per abitante é cresciuto del 23%. Il che significa che le diseguaglianze si approfondiscono con circa 45 milioni di persone che vivono al di sotto dei limiti di povertà.

Si esacerbano contraddizioni che si vengono a combinare con la lancinante e drammatica problematica razziale alla quale la sinistra non ha sin qui saputo rispondere al punto che, nel 2016, la comunità afro-americana sostenne addirittura la Clinton e non Sanders.

Ed é in questo contesto che rinasce, negli USA, un rinnovato interesse per il socialismo, interesse rappresentato dall’impressionante crescita dei Democratic Socialists of America e da alcuni sondaggi secondo i quali più del 43% dei cittadini statunitensi sarebbero favorevoli ad un non ben definito “socialismo”.

Una ventina in uno scantinato

Il primo tentativo di ri-organizzare le forze social-democratiche rimonta al 1973 quando, riuniti in uno scantinato a New York, una ventina di militanti provenienti dal vecchio partito socialista diretto fino a pochi anni prima dal pastore presbiteriano Norman Thomas (13) decisero la creazione del Comitato d’organizzazione dei socialisti democratici d’America.

Nove anni più tardi, quel Comitato d’organizzazione diede nascita a DSA, un gruppo di circa 5-6.000 membri – e, per anni, non furono molti di più- che si riconoscevano nella politica della social-democrazia europea, quella, per intenderci, di Harold Wilson, Olaf Palme e Willy Brandt. (14) Ed é naturalmente all’Internazionale socialista che decisero allora di aderire.

Quasi 35 anni dopo, nel novembre del 2016, il gruppo restava la più importante organizzazione di sinistra, ma il numero di membri non superava i 7.600, perlopiù già in là con gli anni, visto che la loro età media era di 68 anni.

Durante tutto quel periodo, DSA aveva partecipato alle campagne elettorali del Partito Democratico sostenendone i candidati alla presidenza, da Walter Mondale e Jesse Jakson (15) nel 1984 e, rispettivamente, nel 1988, a John Kerry, Obama e Sanders. (16) Solo sgarro al riguardo del Partito Democratico: profondamente delusi dagli anni Clinton, nel 2000 i DSA sostennero il candidato verde Ralph Nader. (17)

Sul piano della politica internazionale di quegli anni, DSA ha sempre appoggiato l’Ostpolitik (18) di Willy Brandt – al punto di disperarsi letteralmente al momento della caduta di Brandt in seguito alla scoperta di una talpa dell’est nella sua cerchia ravvicinata – e guardato con molto entusiasmo l’esperienza di Gorbatchov in Unione sovietica. (19)

Evocando nell’agosto del 2017 la riunione nello scantinato di New York, il Washington Post raccontava l’emozione provata da un reduce da quella riunione nello scantinato, Jack Clark, al momento di ritrovarsi, a 68 anni, in una convenzione nazionale di più di mille giovani delegati.

Quale alternativa?

Nel 2011, Occupy Wall Street ed il sollevamento di Madison “hanno messo in evidenza quanto la gente già sentiva confusamente […] e cioè che viviamo in una società di diseguaglianze enormi e che queste sono proprie al sistema”, ci diceva, in un’intervista da noi pubblicata nell’ottobre del 2017, Keith Mann, sociologo e militante di Solidarity.

Il richiamo sistematicamente fatto da Bernie Sanders al socialismo durante la sua campagna del 2015-16 ha largamente contribuito a fare esistere l’idea di una possibile alternativa al capitalismo. Il successo della rivista Jacobin (20) con i suoi 15.000 abbonati ai gruppi di discussione rafforza l’idea del bisogno di elaborazione e costruzione di un’alternativa.

La cosa non é da poco in un paese nel quale una parte crescente della popolazione é nata dopo la caduta del muro di Berlino (9 novembre 1989) ed il crollo dell’URSS e per la quale il “pericolo rosso” non é meno astratto che tanti altri capitoli dei libri di storia. Insomma, in un paese in crisi nel quale il cemento ideologico del dopoguerra non cementa più granché…

Ed é così che dopo l’elezione di Trump, l’afflusso di giovani verso le organizzazioni che si richiamano al socialismo é stato importante. E siccome DSA é la più importante numericamente e la meno esigente in termini di contenuti ideologici, é naturalmente verso di lei che si sono rivolti tantissimi giovani.

Il risultato é evidente, l’età media dei membri segue una curva inversa a quella delle adesioni: quest’ultime aumentano allorché la prima si é abbassata, nel dicembre scorso, a trentatre anni!

Il socialismo? Si ma cos’é?

Organizzata in modo molto aperto con diritto di tendenza e alla doppia affiliazione, DSA si é sempre considerata come elemento di pressione sul partito democratico. D’altronde, é sulle liste di quel partito che Alexandra Ocasio-Cortez e Rachida Traib (21) sono state elette nello scorso novembre alla camera dei rappresentanti. La questione dell’indipendenza rispetto a l’uno dei due partiti capitalistici non é per ora chiarita.

Sarà d’altronde interessante vedere come si posizionerà la maggioranza di DSA dopo la verosimile eliminazione di Bernie Sanders nelle primarie: per il vincitore o la vincitrice delle primarie del PD o in favore di Howie Hawkins, californiano di 66 anni, candidato del Green Party?

Ed é lungi dall’esser chiara la nozione stessa di socialismo. Le origini social-democratiche di DSA ne caratterizzano tuttora i grandi orientamenti. E se il divorzio dall’Internazionale socialista – giudicata troppo social-liberista – é stato consumato nell’agosto del 2017, i suoi concetti continuano ad essere dei punti di riferimento.

Così, nel giugno dello scorso anno, DSA stipulava che, non essendo il socialismo l’alternativa possibile immediata al capitalismo, é indispensabile “stabilire meccanismi di controllo democratico sulle grandi imprese”.

Certo, rivendicare il controllo pubblico sulle ditte in un paese che ha fatto della libertà totale dei capitali un principio assoluto non é cosa da poco. Questo però non basta a fare il socialismo, e di fatti, la pretesa non é tanta, come detto.

Tale premessa però – quella della supposta impossibilità immediata del socialismo – non é sufficiente per chi cerca una risposta globale. Ed é così che, in una formazione all’interno della quale si ritrovano militanti e correnti organizzate, dagli affiliati al partito democratico ai gruppi socialisti rivoluzionari, libertari o comunisti, é di socialismo che si discute.

Nell’ultima definizione completa – che data però nel 2010, cioè tenuto conto degli sviluppi recenti, di ben altri tempi – formulata da DSA, il socialismo dovrebbe operare la sintesi tra il welfare svedese, il sistema sanitario canadese, i diritti democratici garantiti in Francia ed il programma di alfabetizzazione nicaraguense.

Meno di dieci anni più tardi, le referenze lasciano per lo meno perplessi. E lasciano lo spazio per una vera riflessione programmatica su cosa possa significare oggi il socialismo.

Allo stato attuale – ma le discussioni sono in corso e potrebbero produrre sorprese a breve termine – pur considerando che “i meccanismi di mercato sono necessari per determinare la domanda”, cioè accettando il mercato come regolatore, DSA si pronuncia in favore di un nuovo sistema.

Questo dovrebbe essere basato su di una larga decentralizzazione politica, su una non meglio definita proprietà sociale, sul rifiuto di un sistema centralizzato di economia pianificata a profitto di una pianificazione democratica combinata ai meccanismi di mercato.

Più che di vaghe idee di socialismo, come diceva Guccini, qui sono le idee, le rappresentazioni, del socialismo che restano …vaghe. E che lasciano uno spazio alle forze organizzate della sinistra radicale US per contribuire al dibattito.

Resta aperta anche un’altra questione chiave negli Stati Uniti, la questione razziale. Nel momento in cui blacklivesmatter, il movimento per l’affermazione dei diritti e della dignità degli afrodiscendenti, continua ad essere un elemento di identificazione contro l’America bianca, l’articolazione della questione sociale e della problematica razziale é decisiva.

Lo é, decisiva, da un punto di vista politico per permettere un’affermazione della tematica dei diritti senza subordinazione al Partito democratico. E lo é soprattutto da un punto di vista programmatico: l’articolazione “razza” e classe non può non essere al centro del socialismo tanto sbandierato.

La débâcle

Il fenomeno DSA fa funzione di appello d’aria per delle organizzazioni marxiste rimaste isolate durante troppi decenni. Lo é stato, l’appello d’aria, talmente forte da contribuire, nel giro di pochi mesi, a far esplodere e cancellare dalla carta due organizzazioni storiche della sinistra di classe, l’International Socialist Organisation, ISO, e Solidarity. (22)

Il cocktail risultante da problemi di funzionamento e di democrazia interna da un lato e dalle reticenze al limite del settarismo manifestato dalla direzione dell’ISO nei confronti di DSA ha provocato un vero e proprio collasso dell’International Socialist Organisation negli scorsi mesi di febbraio e marzo.

Quanto a solidarity, é durante il suo congresso nazionale del primo luglio che una maggioranza di delegati ha deciso di continuare ad intervenire all’interno di DSA ma di sciogliere l’organizzazione a profitto di un think thank socialista attivo dentro e fuori DSA.

Le scelte degli uni e degli altri sono sorprendenti, non tanto per la svolta tattica – diventata di fatto scelta strategica di rinunciare alla costruzione di un partito rivoluzionario – ma per la rapidità con la quale sono state liquidate le organizzazioni esistenti. Rapidità e peripezie interne forse a misura di una solidità politico organizzativa assai meno reale di quanto si poteva immaginare…

Quali saranno gli effetti di questa scelta, solo l’avvenire potrà dirlo. Risulta però chiaro che, con l’ISO e Solidarity, scompaiono gli ultimi discendenti dell’opposizione comunista rivoluzionaria negli USA, quella che fa capo a J.P. Cannon e al Socialist Workers Party. (23)

Paolo Gilardi, 6 luglio 2019

NOTE

1) Il socialismo negli USA di Edward Castletom Le monde diplomatique-il manifesto giugno 2019.

2) Amerigo è un brano scritto e interpretato da Francesco Guccini che dà il nome all’omonimo Album pubblicato nel 1978 dalla EMI.

3) New Deal (Nuovo corso) piano di riforme economiche varato da Franklin Delano Roosvelt tra il 1933 e il 1937 come risposta alla grande depressione del 1929, caratterizzato da un significativo intervento pubblico nell’economia e dall’istituzione di una serie di misure sociali quali i buoni alimentari, l’aiuto alla scolarizzazione dei bambini, e quelle in favore delle ragazze madri.

4) Sciopero generale degli  autotrasportatori “Timester”, diretto da membri dell’opposizione di sinistra del partito comunista, che non rispettarono le procedure di mediazione e sfidarono la legge marziale dotandosi di un efficace sistema di autodifesa dalla violenza poliziesca.

5) Emma Goldman (1869-1940) Rivoluzionaria anarchica di nascita lituana emigrò giovanissima negli Stati Uniti dove svolse attività sindacale, a favore della contraccezione e pacifista tanto da venire espulsa dal paese dopo l’adesione alla Prima guerra mondiale da parte degli Stati Uniti. Trasferitasi nella Russia rivoluzionaria dialogò con i bolscevichi fino alla rivolta di Kronstad. Abbandonata la Russia sovietica peregrinò per varie paesi fino a stabilirsi in Canada dove morì.

6) Sacco e Vanzetti, sindacalisti militanti anarchici accusarti di omicidio di un cassiere di una impresa e di una guardia giurata, dopo un processo farsa vennero condannati alla sedia elettrica e assassinati nel 1927, nonostante una imponente campagna di solidarietà internazionale che ne chiedeva la liberazione.

7) Eugene Victor Debs (1855-1926). Sindacalista di formazione democratica. Arrestato per uno sciopero, in prigione aderisce al socialismo. Nel 1897 fonda il primo embrione socialista americano che si trasformerà nel 1898 nel Partito socialdemocratico degli Stati Uniti (SDP). Partecipa a 4 elezioni presidenziali. Nel 1916 si oppose alla partecipazione americana alla prima guerra mondiale.

8) Coniugi Rosemberg (Julius ed Ethel Greenglass), attivisti comunisti accusati di cospirazione e di aver contribuito a fornire all’URSS dati sensibili relativi alla costruzione di ordigni atomici, furono condannati a morte, sentenza che venne eseguita nel 1953.

9) John Edgard Hoover (1895-1972) Potente funzionario ricoprì il ruolo di direttore dell’FBI per quasi 50 anni (1924-1972). Creò un enorme archivio di dati personali che utilizzo prima per una isterica caccia ai sovversivi comunisti e anarchici, poi anche per influenzare e ricattare esponenti istituzionali.

10) Joseph McCarthy (1908-1957). Senatore repubblicano diede vita ad una aggressiva campagna anticomunista il cui isterismo portò ad accusare di comunismo e collusione con l’URSS chiunque si caratterizzasse per posizioni progressiste o semplicemente antifasciste. Particolarmente pesante fu la sua attenzione verso il mondo del cinema (Lista nera di Hollywood) e della cultura.

11) Nel 1973 gli Stati Uniti terminano il loro coinvolgimento diretto nella guerra del Vietnam che si concluderà definitivamente nel 1975 con la presa di Saigon da parte  dei Viet Cong del FLN e delle truppe del Vietnam del Nord. La sconfitta in Vietnam costituì un trauma brutale per la società statunitense al punto che, ancora oggi, ad ogni operazione di guerra, il servizio di propaganda e la grande stampa si domandano se possa essere un «nuovo Vietnam».

12) Movimento di contestazione che si è sviluppato nel 2011 in opposizione alle politiche liberiste e alla grande finanza che ebbe come luogo simbolico Zuccotti Park a New York. Wall Street in quanto sede della più grande Borsa finanziaria venne presa come luogo simbolico.

13) Norman Thomas (1884-1968) Pastore presbiteriano aderì su posizioni pacifiste  al Partito Socialista d’America allora caratterizzato in senso fortemente antimilitarista. Partecipò a molte campagne elettorali, non solo nello Stato di New York, ma anche Presidenziali. Il suo socialismo era di natura cristiana.

14) Harold Wilson, Olaf Palme e Willy Brandt. Esponenti (inglese, svedese e tedesco) della socialdemocrazia  europea dell’immediato dopoguerra, caratterizzata da una politica di pace sociale ottenuta grazie ad un diffuso welfare sociale, all’interno di un capitalismo assunto come modello. Le classi subalterne potevano quindi migliorare le proprie condizioni utilizzando le istituzioni esistenti escludendo la lotta di classe come forma di  azione.

15) Jesse Jackson, Walter Mondale.  Candidati democratici alle primarie per le presidenziale del 1984. Le primarie democratiche scelsero Mondale che si contrappose, perdendo, con il candidato Ronald Reagan al suo secondo mandato. Jackson, esponente afroamericano dell’area progressista del Partito democratico e leader dei diritti civili cercò di ricandidarsi, invano, per ottenere la nomina nel 1988.

16) John Kerry, Obama e Sanders. Candidati per il partito democratico nelle elezioni presidenziali rispettivamente del 2004 (Kerry venne sconfitto da Bush) e 2009-2017 (due mandati, Obama sconfisse prima McCain e poi Romney). Bernie Sanders, senatore democratico che si qualifica come “socialista”, ha partecipato alle primarie democratiche nel 2016 in opposizione ad Hillary Clinton che a sua volta è stata sconfitta alle Presidenziali da Donald Trump.

17) Ralph Nader. Esponente del Green Party è stato costantemente candidato alle Presidenziali dal 1996 al 2008 come esponente dei Verdi e nel 2004 come indipendente. Nel 2004 venne accusato di aver contribuito indirettamente alla vittoria dei repubblicani in quanto Bush sconfisse il candidato democratico Al Gore per poche centinaia di voti.

18) Ostpolitik. Politica di normalizzazione dei rapporti politici e diplomatici con la Germania dell’Est (RDD) e con il blocco sovietico condotta negli anni ’70 dal cancelliere tedesco Willy Brandt.

19) Michael Gorbaciov. Ultimo segretario del Partito comunista sovietico, avviò una politica di riforma politica del sistema che favorì il successivo disfacimento dell’URSS e l’unificazione tedesca.

20) Jacobin. Rivista indipendente radicale fondata nel 2011 con una impostazione socialista e anticapitalista. Il suo fondatore Bashkar Sunkara è membro dei DSA.

21) Alexandra Ocasio-Cortez e Rachida Traib. Deputate al Congresso degli Stati Uniti appartengono all’area radicale del Partito democratico. Ocasio-Cortez, di origine portoricane, si definisce socialista e propugna un Green New Deal. Rachida Traib, di origine palestinese, è la prima donna musulmana ad essere eletta al Congresso.

22) ISO, International Socialist Organization, di impostazione marxista rivoluzionaria, è stato il gruppo numericamente più consistente negli ultimi decenni. Influenzata dalle teorie che prospettano un “socialismo dal basso” si è radicata nelle università ed in alcuni settori sindacali. L’ISO si è sciolta in questi mesi dopo una “drammatica” Conferenza nazionale. Solidarity nasce dalla ricomposizione di alcune organizzazione nate dallo disfacimento dell’SWP, la storica organizzazione della sinistra trotzkista, che negli anni ’80 ha avuto una svolta gorbacioviana e castrista.

23) SWP (Socialista Worker Party). Organizzazione fondata il primo di gennaio del 1938 con la benedizione di Trockji, il Socialist Workers Party succedé alla  Lega  comunista d’America, fondata nel 1928 da J. P. Cannon ed altri dissidenti comunisti. Durante la seconda guerra mondiale, fedele alla parola d’ordine « trasformare la guerra imperialista in una guerra civile rivoluzionaria », il SWP svolse un intensa attività contro la guerra che ne fece l’oggetto di una forte persecuzione politica. Questa si protrasse durante la guerra fredda. Durante gli anni sessanta e settanta, il posizionamento su Cuba, sulla Cina e sulla natura dell’Unione sovietica -stato operaio degenerato o capitalismo di stato?- provocarono profonde divergenze e l’esplosione dell’organizzazione nel 1982. Dalle sue ceneri, nacquero Socialist Action, gruppo particolarmente dogmatico e settario, ed il suo opposto, Solidarity, corrente estremamente aperta a rischio di perdere la propria identità politica.

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