RESISTERE ALL’AGENDA DI TRUMP

Comunicato di Solidarity (USA)

La scorsa notte, presumibilmente in risposta all’uso di armi chimiche da parte del regime di Assad, il presidente Trump ha ordinato un attacco missilistico contro una base aerea siriana, il primo attacco militare degli Stati Uniti direttamente contro il regime (anche se difficilmente più essere considerato come il primo intervento degli Stati Uniti nella guerra). Come socialisti e internazionalisti, ci opponiamo sia all’intervento imperialista che alle atrocità del governo siriano.

Tutte le potenze straniere che intervengono nella catastrofe siriana – Stati Uniti, Russia, Iran, Turchia – hanno detto gran parte della verità sui crimini della parte avversa, mentre sistematicamente mentono sui propri.

L’attacco chimico del regime di Assad è un crimine di guerra di livello mondiale. Scontiamo la possibilità improbabile che la storia di copertura russa, secondo cui il gas proveniva da un deposito di al-Qaeda, potrebbe essere vera. Il contesto è però chiaro. Assad ha precedentemente usato armi chimiche, ha bombardato convogli di aiuti umanitari e si è impegnato in altre innumerevoli atrocità. La Russia ha aiutato e spalleggiato tutto questo, soprattutto da quando è entrata direttamente in guerra nel 2015.

I civili e i bambini a Khan Sheikhoun hanno subito una morte orribile. Così l’hanno subita i circa 200 civili a Mosul, Iraq, quando gli Stati Uniti hanno bombardato un quartiere residenziale densamente abitato. Così come molti dei milioni di bambini in Yemen che affrontano la fame e la morte sotto i bombardamenti dall’Arabia Saudita sostenuta dagli USA. La stessa sorte l’hanno subito i 25 civili yemeniti che sono morti il 9 febbraio a causa di un fallito raid Usa, e le decine di rifugiati somali in fuga bombardati dal cielo da un elicottero militare saudita il 16 marzo. Questi sono solo alcuni dei casi di cui siamo a conoscenza (e non conosciamo ancora il “danno collaterale” nel villaggio vicino alla base aerea siriana bombardata).

L’imperialismo crea problemi che non può risolvere, e si assolve dalle responsabilità per le conseguenze. I bambini e civili della Siria, dello Yemen, della Somalia che subiscono le conseguenze delle guerre imperialiste, e in nome dei quali le forze Usa stanno espandendo quelle guerre, sono gli stessi rifugiati che Donald Trump vuole tenere fuori degli Stati Uniti con il suo decreto esecutivo antimmigrazione.

Probabilmente, gran parte della motivazione cha hanno portato Trump ad intervenire militarmente sono date dalla necessità di costruire un sostegno popolare all’interno del paese e distrarre l’opinione pubblica americana dai fallimenti della sua politica. Vengono così oscurate, almeno per il momento, la guerra civile dei repubblicani oltre l’assistenza sanitaria, le lotte intestine tra i centri di potere di Steve Bannon e Jared Kushner nell’ala West Wing della Casa bianca, il “budget blueprint” – progetto di bilancio – di Trump che spazza via ogni programma di governo che attualmente aiuta le persone, e l’attesa “riforma fiscale” che riempie le tasche dei ricchi e super-ricchi a scapito di tutti gli altri.

I repubblicani, tranne Rand Paul e qualcuno della della linea dura “America Firsters”, puntano a spazzare via la “leadership” di Trump utilizzando il bombardamento della Siria. Come la maggior parte dei Democratici (Hillary Clinton ha chiesto un attacco aereo ancora prima che Trump l’avesse fatto), con l’avvertenza che avrebbe dovuto chiedere l’approvazione da parte del Congresso.

I media mainstream, tra cui quelli presunti liberal, si stanno affrettando a costruire la legittimità di questo intervento.

Ma che cosa verrà dopo? I politici e i “pensatori” teppisti che corrono a lodare la leadership presidenziale di Trump hanno diversi ordini del giorno contrastanti. Qualcuno spera che un solo raid aereo Usa otterrà che la Russia obblighi Assad a seri negoziati politici. Questo potrebbe essere lo scenario meno negativo, ma la Russia potrebbe altrettanto facilmente raddoppiare il suo impegno a favore di Assad, anche se Vladimir Putin potrebbe far pervenire al suo protetto di  Damasco il messaggio che lanciare altri attacchi chimici sarebbero estremamente stupido.

Altri francamente vogliono non solo un più ampio bombardamenti della Siria, a partire da una no-fly-zone come sostenuto da John McCain e Hillary Clinton, ma anche un’unità di guerra più ampia e mirata, in ultima analisi, all’Iran e ad annullare l’accordo nucleare internazionale con quel paese. Ciò che Donald Trump pensa è una variabile sconosciuta che incuriosisce alcuni esperti e terrorizza gli altri. Alla fine, se l’attacco missilistico del 6 aprile è un’azione contenuta e una tantum, in realtà non cambia il carattere del disastro siriano o le prospettive poco rosee per porvi fine. Se è l’inizio di una campagna militare più grande, porta con se il potenziale per fare cose ancora peggiori in Siria e oltre.

Se le forze contro la guerra negli Stati Uniti vogliono svolgere un ruolo utile in questa crisi in corso, dobbiamo essere incondizionatamente contrari ad un’azione militare degli Stati Uniti, senza alcuna simpatia o sostegno al regime di Assad e dei suoi padrini russi e iraniani. E dobbiamo resistere alle pressioni per sostenere le richieste, come quelle che stanno avanzando i democratici, circa la necessità di una approvazione del Congresso o della diplomazia internazionale, richieste che tentano di dare una copertura di legittimità ad atti del tutto illegittimi.

Dobbiamo anche continuare a resistere all’agenda interna della destra, chiedendo tra l’altro che gli Stati Uniti siano aperti ai rifugiati che vogliono venire qui, e che siano forniti massicci aiuti umanitari a coloro che sono rifugiati interni e che lottano per sopravvivere. La nuova guerra di Donald Trump non può nascondere le sue brutali retate contro l’immigrazione e le deportazioni, l’aumento dei crimini d’odio islamofobici, la difesa da parte del Justice Department delle brutalità della polizia, e l’organico assalto frontale ai diritti civili. Bombardare popoli di altri paesi non può consentire a questo governo di farla franca rispetto il proprio saccheggio.

Solidarity National Committee

www.solidarity-us.org/site/node/4941

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