SULLE PRIMARIE USA

Intervista a Mike Davis

In un’intervista con Maria-Christina Vogkli e George Souvlis, apparsa sull “LSE researching sociology blog”, Mike Davis riflette sulla sua educazione e discute delle primarie presidenziali degli Stati Uniti del 2016. Traduzione a cura della redazione di InfoAut

1) Potresti raccontarci un po’ del tuo background familiare?

Il mio background familiare si distingue solo per il suo essere incredibilmente nella media. Mio padre viene dall’ambiente protestante rurale dell’Ohio ed è stato un fervente “Democratico del New Deal”. Mia madre era una Cattolica Irlandese di città e una repubblicana registrata nelle liste, ma due volte votò per il candidato socialista Norman Thomas. Lei adorava ugualmente il Presidente Eisenhower e Liberace. Entrambi erano diplomati. A parte la Bibbia non abbiamo avuto libri nella nostra casa, ma mio padre era un lettore avido di giornali (sport e politica) e mia mamma divorava i Reader’s Digest dalla prima all’ultima pagina. Mio padre ha lavorato nel settore della vendita di carni all’ingrosso in uno strano ibrido lavorativo tra colletto bianco e colletto blu. La sua giornata di lavoro è stata equamente divisa tra le chiamate di vendita, la fabbricazione degli ordini e la consegna della carne. Il nostro reddito familiare, il mutuo di casa, il valore dell’auto, ore trascorse a guardare la TV, e così via erano sempre questioni tipiche della vita media nazionale nel corso del 1950. Sono nato nel 1947 in una villetta a schiera al confine esatto tra l’ultima suddivisione e i rimanenti frutteti di arance e avocado della zona orientale di San Diego County.

2) Come pensi che il background familiare abbia influenzato la tua formazione politica più avanti?

Attualmente sto scrivendo un libro sugli anni ’60 con una particolare attenzione per gli attivisti provenienti da contesti “ordinari” come il mio, senza storie di famiglia eroiche a sinistra. Ma, come ho scoperto, ci sono stati quasi sempre predisposizioni al dissenso nelle nostre genealogie, a volte molto sottili. Nel mio caso sono tre: l’intenso impegno di mio padre nel sindacato dei macellai (è stato uno dei membri fondatori di quello della sua zona); il fatto di aver avuto cugini neri e asiatici attraverso matrimoni; e la popolare coscienza di classe irlandese di mia madre nominalmente repubblicana (disprezzava i Kennedy come filo-inglesi imborghesiti). La fonte dell’eccezionale antirazzismo di mio padre e di mio zio è stata a lungo un mistero per me fino a quando nei ’70 ho rivisitato il focolare della famiglia in Ohio: il piccolo borgo di Venedocia (ora popolato da sole 140 persone), fondato dagli antenati di mio padre nel 1840, dove il gallese fu la lingua principale fino all’inizio del XX secolo.

Ho compreso tutto quando ho trascorso un pomeriggio nel piccolo cimitero guardando le lapidi dei morti del sindacato – Jones, Davis, Evans, Howell e così via. Questi avi gallesi, tra i primi coloni di Black Swamp nell’Ohio, erano feroci abolizionisti. Questo DNA, per così dire, è stato attivato quando avevo sedici anni nel 1962 – alcolicizzato, delinquente e di tendenze suicide – quando mia cugina, poi sposata con un uomo che sarebbe stato uno dei fondatori dei Black Studies di San Diego, mi ha invitato a una protesta organizzata dalla sezione di San Diego del Congresso per l’Eguagliazna Razziale (CORE). Questo fu il momento in cui la mia passione si incendiò e – perdoni il melodramma – diede alla mia vita la sua direzione. Come tanti altri coinvolti nel coraggio e nella bellezza della campagna per i diritti civili, ho vissuto il Movimento, tappa per tappa, dal CORE all’SDS ( fui un full-timer per tre anni), fino alla sinistra marxista (l’eretica sezione, pro-Dubcek, del Partito comunista della California del Sud nel mio caso). Se la mia mente ha una piega eccentrica e non ortodossa e il mio temperamento inclina verso la malinconia celtica, i miei valori fondamentali e la mia auto-definizione rimangono fieramente socialisti.

3) Come descriveresti il contesto più ampio della California del Sud in questo periodo?

Come molti dei nostri vicini, i miei genitori erano rifugiati della Depressione, a colpi di autostop arrivarono fino al sud della California dall’Ohio nel 1938. L”etnia’ dominante nella nostra città tutta bianca è stata quella del Sud-Ovest (Oklahoma e Texas) , mentre i maggiori gruppi religiosi sono stati i Battisti del Sud seguiti dai Pentacostali, dai mormoni e dai metodisti. La via principale grosso modo divideva la città per ricchezza e per cultura popolare. Il nostro lato era più povero e notoriamente ‘redneck’, con roulottes, una famosa sala da ballo country-western e un rodeo nelle vicinanze. L’altro lato – a sud della Main – era leggermente più della classe media, metodista e orientato alla cultura marittima. Siamo stati inclini a etichettare noi stessi prima di tutto come ‘occidentali’ e ad avere un’antipatia invidiosa per i navigatori. Razzismo e rabbioso anti-comunismo erano pervasivi, ma a causa del gran numero dei sindacalizzati tra i lavoratori nei cantieri aeronautici e i lavoratori edili qualificati che viveva lì, la nostra zona aveva eletto rappresentanti democratici. La John Birch Society era molto attiva e paranoica, ma in ultima istanza il sindacato dei macchinisti ( in campo aerospaziale) era politicamente più influente.

4) Un argomento che affermi nel tuo studio sulla classe operaia americana è che il Partito Democratico non potrà essere l’organizzazione politica che porterà ad una significativa trasformazione sociale a favore degli interessi delle classi subalterne. Continui a crederlo? Obama ha segnato una differenza significativa tra sè e gli altri dirigenti del partito o no?

Il male (uso questa parola con precisione) fatto dal neoliberismo Clintoniano grida vendetta ad ogni raduno di Trump. Le emozionanti campagne della Coalizione Arcobaleno di Jessie Jackson nel 1980 hanno dimostrato che era del tutto possibile allearsi con la Rustbelt e il ghetto, ma i suoi avversari di centro-destra nel Partito Democratico – il Democratic Leadership Council di Bill Clinton – hanno fatto saltare in aria tutti i ponti di unità economica progressiva tra i lavoratori bianchi spaventati del settore manufatturiero e i lavoratori poveri dei barrios e dei ghetti. Difendendo coerentemente la libertà del commercio globale, le elites d’informazione, e la finanziarizzazione sopra la produzione, le presidenze Clinton e Obama hanno presieduto la morte delle industrie e dei sindacati industriali che erano la spina dorsale della Democrazia del New Deal. Sotto Obama, che ha continuato la politica  di attacco all’insegnamento e all’impiego nel settore pubblico attuata da Bush, i sindacati del settore pubblico si trovano ora ad affrontare una decimazione simile.

Forse la cosa più scioccante è stata la passività dell’Amministrazione e della leadership democratica di fronte all’offensiva finanziata da Koch per distruggere i sindacati e tagliare i bilanci pubblici in Wisconsin, Michigan e Ohio. Meno drammatica forse, ma non per questo meno consequenziale, è stata l’assenza di qualsiasi iniziativa per affrontare la catastrofica perdita di posti di lavoro e la disintegrazione del tessuto sociale nelle cinture industriali e minerarie delle zone di altipiano e di montagna del Sud, tra cui la roccaforte democratica, una volta inespugnabile, del West Virginia. (Se si vuole, questa è la Germania Orientale americana). L’agenda religiosa conservatrice ha guadagnato tale rilevanza elettorale in queste aree, proprio perché i democratici non offrono alcun serio contrappeso in forma di politica economica.

5) Come commenti il fenomeno Trump?

Il fenomeno Trump, considerando quello che ho detto sopra, non dovrebbe essere una tale sorpresa. Per anni, l’ex demagogo nixoniano Pat Buchanan ha sostenuto un nazionalismo economico nativista con una politica estera improntata all'”America First”.  Un Le Pen a stelle e strisce con un lungo pedigree, come candidato alla presidenza Buchanan ha ottenuto alcune spettacolari vittorie nelle primarie repubblicane, ma senza il supporto delle mega-chiese e dei miliardari, queste sbiadivano in fretta. Trump, con un vasto patrimonio personale ed un uso accorto dello “scandaloso” per rimanere in cima alla notizia, è indipendente dalla struttura dell’estrema destra e dalle sue basi ideologiche. Il suo successo risponde in parte alla famosa domanda di Tom Frank nel suo libro del 2004 ‘Qual è il problema con Kansas? ‘. Perchè i lavoratori bianchi supportano crociate conservatrici le cui politiche economiche sono totalmente contrarie ai propri interessi? La campagna di Trump, con la sua enfasi demagogica sui posti di lavoro, mostra chiaramente che la falsa coscienza ha i suoi limiti e che la popolazione bianca spinta socialmente verso il basso non è più robotica seguace della Heritage Foundation o della destra cristiana. Se Trump, come il satanico George Wallace nel 1968, mobilita il lato oscuro, espone anche un certo grado di alienazione tra gli ex ‘Reagan Democrats’ e la loro prole, che potrebbe distruggere il partito repubblicano post-reaganiano portato al potere da Newt Gingrich nel 1994 .

6) Vedi alcun potenziale nel poter fare la differenza nella candidatura Bernie Sanders?

Sanders, o meglio la sua base, sono il più nuovo e inaspettato fenomeno. Come qualcuno che era scettico circa il movimento Occupy (troppo dominato da bambini dell’elite e da pseudo-anarchismo), trovo sorprendente l’attuale rivolta generazionale nella sua scala, nella sua passione e inclusività. Anche se le prime 100 università forniscono gran parte dei quadri a tempo pieno della campagna, l’anima del movimento di Sanders è altrove: collegi agricoli, scuole superiori, rappers, e le fila senza fine dei giovani scolarizzati ma marginalmente impiegati. E i figli dei nuovi immigrati sono sempre più visibili nella campagna, quando si muove ad ovest e nelle grandi città. Anche se qualsiasi confronto personale tra Al Smith e Bernie Sanders sarebbe assurdo, il 2016 evoca sempre di piu’ ricordi delle elezioni presidenziali del 1928. Anche se il conservatore democratico Smith (il primo cattolico a correre per la Casa Bianca) perse contro Herbert Hoover, l’elezione è fu l’inizio dell’era Roosevelt, quando i figli di Ellis Island – i cattolici urbani ed ebrei – per la prima volta marciarono alle urne in gran numero. Allo stesso modo, la campagna di Sanders, anche più del miracolo di Obama nel 2008, è la prova di un riallineamento fondamentale guidato da un nuovo elettorato e dalla maggioranza del futuro con un ordine del giorno nuovo.

7) Ti piacerebbe argomentare un po’ di più su ciò che intendi con il “riallineamento” attualmente in corso all’interno del Partito Democratico?

Quello di ‘Riallineamento’ nella teoria politica americana moderna è un concetto controverso, meno popolare di quanto non fosse nel suo apice interpretativo alla fine degli anni 1960 e 1970. Troppi piccoli terremoti sono stati erroneamente interpretate come il ‘Big One’. Ma non riesco a pensare ad un termine migliore per descrivere ciò che sta accadendo all’interno del Partito Democratico. A differenza dei repubblicani, che sono realmente in corso di implosione e di ‘de-allineamento’ vale a dire di andare fuori giri, i democratici sono in preda ad un passaggio generazionale che punta chiaramente in modo coerente in una direzione più a sinistra. Una richiesta iperbolica? Non secondo i dati dei sondaggi in cui il sostegno a Sanders ‘tra gli elettori sotto i trent’anni non ha precedenti (come il deficit di Clinton nello stesso settore demografico). Inoltre il ‘socialismo’ è sempre piu in voga tra i Millennials. I sondaggi nazionali dal 2011 hanno sempre mostrato una pluralità di under 30 che scelgono ‘socialismo’ a ‘capitalismo’ – un sorprendente cambiamento di rotta nel parere, anche se le categorie sono poco definite.

Sanders può essere preso in giro per la sua presunta volontà di voler trasformare gli Stati Uniti nella Danimarca, ma il vero punto di riferimento della sua campagna, come ha sempre sottolineato, è la proposta di Roosevelt per una carta dei diritti economici e sociali, la piattaforma della sua campagna del 1944 e il culmine del liberalismo moderno. Nel nostro sistema politico post-liberale, tuttavia, i diritti di assistenza sanitaria e l’istruzione universitaria gratuita sono senza dubbio ora richieste “socialiste” (o “rivendicazioni transitorie” nel senso in cui le intenderebbe Trotsky).

8) Quali limitazioni principali vedi nella campagna di Sanders?

La campagna di Sanders, ovviamente, è facilmente denigrabile come uni-dimensionale: le sue posizioni di politica estera, per esempio, sono purtroppo poco chiare e per molti aspetti poco differenti da Clinton. Le sue riforme economiche specifiche sono anche meno radicali di quello che sembrano. Attaccare le grandi banche, per esempio, è la riduzione del Progressismo di La Follette e George Norris (grandi liberali repubblicani degli anni ’30) ; i socialisti proporrebbero invece di nazionalizzarle come servizi di pubblica utilità. Vorrebbe tassare i super-ricchi agli stessi livelli come LBJ, ma meno di Eisenhower. Inoltre, egli ha accuratamente aggirato richieste tradizionali di sinistra come la riduzione delle spese militari e l’abolizione dello stato di sorveglianza. E la sua strategia per l’occupazione (il diritto ad un lavoro decente era la pietra angolare del programma di Roosevelt) è timida e poco originale: tutti i recenti Democratici hanno regolarmente e senza convinzione sostenuto la creazione di posti di lavoro attraverso investimenti in infrastrutture. Difficilmente un rimedio alla stagflazione permanente.

Nonostante questo, Sanders fornisce un modello parziale – anche se mescolato con politiche dell’era del New Deal- per una politica che corrisponda sia ai valori di pari opportunità che alle esigenze di sopravvivenza economica della nuova maggioranza. L’anello mancante, a parte una politica estera critica e autenticamente progressista, è ovviamente la sua riluttanza a riconoscere la persistenza del razzismo strutturale al di là della catastrofe della carcerazione di massa. La re-segregazione dell’istruzione pubblica e la distruzione fiscale delle città di maggioranza non-bianca sono due problemi enormi che gridavano di essere affrontati. I giovani si fidano di Sanders per difendere i Dreamers e i loro genitori, ma è improbabile che la sua campagna produrrà una politica nemmeno lontanamente radicale come l’insistenza di Papa Francesco sulla priorità dei diritti umani oltre la sovranità nazionale. Ma non importa, il vecchio volto di granito ha realizzato molto di più di quanto chiunque avrebbe pensato possibile e sta al movimento, embrionale nella campagna, giocare la lunga partita di coordinare l’organizzazione del lavoro, le campagne per i diritti e l’insurrezione elettorale.

9) Una volta il critico culturale socialista Raymond Williams ha detto che “essere davvero radicali è rendere possibile la speranza, piuttosto che la convincere facendo disperare”. Come commenti questa frase?

‘La speranza’ non è una categoria scientifica. Né è un obbligo necessario nella polemica. D’altra parte, l’onestà intellettuale lo è e cerco di chiamarla dove la vedo io, per sbagliate che le mie idee e le mie analisi possono essere. Io manifestamente credo che siamo arrivati ad un ‘conflitto finale’ che deciderà la sopravvivenza di gran parte della umanità povera nel prossimo mezzo secolo. In questo futuro dobbiamo combattere come l’Armata Rossa tra le macerie di Stalingrado. Combatti con la speranza, lotta senza speranza, ma assolutamente lotta.

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