ANIMALI IN ATTESA DELLA RIVOLUZIONE

Pubblichiamo questa interessante discussione a più voci sul rapporto esistente tra il movimento di liberazione animale e la sinistra marxista. Questo articolo si inserisce nel percorso che come redazione abbiamo intrapreso sull’antispecismo .

 

Maciej Zurowski ha frequentato la scuola weekend della “Assoziation Dämmerung” ad Amburgo e ha parlato con Susann Witt-Stahl, Christian Wittgen e Christin Bernhold.

“La liberazione animale” è sempre stata un non-problema per la sinistra marxista. Per quelli come noi che si dedicano alla liberazione umana, l’attivismo animalista appare una curiosa e sentimentale forma di solidarietà verso esseri incapaci di comprenderla o di restituirla, nella migliore delle ipotesi, un sintomo della nostra alienazione da esseri umani.

A volte, la fissazione verso la sofferenza degli animali sembra svanire in vari gradi di misantropia. Chi non ha avuto repulsione per agli attivisti disposti a mettere a repentaglio la vita dei tecnici di laboratorio con l’invio di pacchi bomba alle aziende farmaceutiche? E chi, sano di mente, non ha avuto la voglia di scappare  lontano dopo aver sentito le parole “io preferisco gli animali agli esseri umani”?

Le politiche di liberazione degli animali non aiutano. Invariabilmente legate  al localismo anarchico “piccolo è bello”, alle varietà “verde” e “verde scuro”, la loro persuasione sembra portare toni sostanzialmente anti-moderni, rivolti al passato. Allo stesso tempo, le aziende assimilano lo stile di vita più superficiale: prodotti non troppo cari, hippy vestiti free-animal girovagano nei sobborghi e appena un quartiere subisce la gentrificazione  ecco gli inevitabili negozi di alimentari vegani che segnano l’arrivo dei nuovi clienti.

Nella misura in cui i marxisti non sentono alcuna parentela con il movimento di liberazione animale, si ha che i loro sentimenti tendono ad essere tollerati – piuttosto che discussi – dai dirigenti.  Ma questi sono casi rari, e in ultima analisi anche il movimento di liberazione animale non si fa  un favore sostituendo vistosi moralismi agli argomenti politici.

Una storia diversa  si ha con l’ Assoziation Dämmerung di Amburgo. Come ho riferito a gennaio 2013, il gruppo originario era emerso dal movimento autonomista per la  liberazione animale degli anni 1980, ma poi è avanzato verso un marxismo vicino alla Scuola di Francoforte.  [ 1 ] Nel novembre scorso, ha organizzato una seminario di fine settimana con il titolo “Una lotta, una battaglia? La Natura è da troppo tempo in attesa della rivoluzione”. Nonostante le grandi – anche se perfettamente plausibili – implicazioni del titolo, i relatori si sono concentrati quasi esclusivamente sul nostro rapporto con gli animali sotto il capitalismo, con contributi che vanno dall’analisi dell’economia politica dell’industria della carne alle questioni di moralità rivoluzionaria.

Ho frequentato il seminario e il giorno dopo ho intervistato Susann Witt-Stahl e Christian Wittgen dell’ Assoziation Dämmerung e un loro sostenitore, Christin Bernhold, che è attivo nel Partito della Sinistra tedesco e nella sua organizzazione giovanile, Linksjugend Solid. Ciò che  inizialmente mi ha incuriosito  è stato un commento provocatorio da parte di Susann del gennaio scorso: ha accusato “la maggior parte dei marxisti” – tra  cui la nostra delegazione CPGB – di discutere come neo-kantiani, piuttosto che come dei materialisti storici, quando si tratta di questione animale. Inoltre, sono diventato sempre più consapevole nei mesi successivi che la spiegazione corrente  del perché marxisti sono antropocentrici sta nell’idea che “Questo è solo il modo possibile”,  la prima fase che materialisti storici dovrebbero abbandonare.

Maciej Zurowski

 cheVeg

Puoi dirci qualcosa sul Assoziation Dämmerung?

Susann Witt-Stahl: L’AD è un gruppo marxista che si concentra principalmente sulla critica dell’ideologia, e organizza eventi per discutere la teoria e le questioni relative a movimenti contemporanei di sinistra. È importante sottolineare che per noi, c’è una componente di “lotta di classe” in tutto quello che facciamo; questo significa che non vogliamo affrontare queste lotte solo nei dibattiti, ma sulla strada e sul posto di lavoro. Il nostro obiettivo è di praticare la solidarietà attiva con i movimenti.

Il tuo seminario di autunno aveva lo slogan “La Nature è da troppo tempo in attesa della rivoluzione “, anche se si è concentrata principalmente sulla liberazione animale. Che cosa significa il marxismo  e che ha a che fare con questo – non è un movimento antropocentrico?

Christian Wittgen: Poiché il capitalismo è l’oggetto della nostra critica, i marxisti dovrebbe affrontare tutto ciò che il capitalismo distrugge. Se lo fate, vi renderete presto conto che il capitalismo non si limita a sfruttare e opprimere la classe dei lavoratori salariati. In effetti, si trovano riferimenti nelle opere di Marx – dai suoi primi scritti fino alle sue opere ultime sull’economia – al fatto che la natura, e quindi esplicitamente gli animali, sono soggiogati e sfruttati dal capitale.

Prendete questo come punto di partenza, e si inizierà a capire come il modo di produzione e le pratiche sociali a cui noi partecipiamo distorgono la nostra vista non solo nel nostro rapporto con i mezzi di produzione, il nostro ambiente di lavoro e le materie prime che produciamo, ma altrettanto quella del nostro rapporto con gli animali e la natura. Questa visione distorta – che è, in una certa misura, condivisa dalli oppressi e dalla classe che opprime- deve essere criticato allo stesso modo dello sfruttamento degli esseri umani.

Christin Bernhold: Come marxista, si dovrebbe sapere che a causa dello sviluppo delle forze produttive e una serie di altri fattori sociali, siamo giunti a una fase in cui non vi è più una necessità per la sofferenza socialmente prodotta. Sappiamo che la sofferenza è qualcosa che gli esseri umani condividono con gli animali e che abbiamo la possibilità di abolirla. Questi sono solo i motivi più banali e semplici perché il movimento di liberazione deve includere la liberazione degli animali.

Quali  testi classici marxisti stai analizzando?

CW: Naturalmente, si deve prendere in considerazione lo sviluppo teorico di Marx. Troverete poco nei suoi primi lavori: ad esempio, sulla questione ebraica, dove si fa riferimento empaticamente a Thomas Münzer, sostenendo che tutte le creature devono essere liberate. Idem nei “manoscritti di Parigi”, [ 2 ] dove si sostiene che il mondo per il quale ci battiamo sarà quello in cui gli esseri umani sono naturalizzati e la natura umanizzata. Questi sono solo alcuni passaggi rilevanti nelle prime opere filosofiche, in cui è evidente che Marx aveva una visione diversa del rapporto tra la società e la natura rispetto quella che alcuni “marxisti classici” hanno poi avuto.

Per darvi un esempio, vi è un paragrafo in L’ideologia tedesca , dove Marx mostra una comprensione autenticamente storico-materialista della nostra relazione con gli animali. [ 3 ] Ma troverete riferimenti in tutte le fasi della sua elaborazione teorica, anche quando intraprende un un’analisi completa e critica del capitalismo: cioè nei Grundrisse e nel Capitale. Prendete la fine del XIII capitolo del volume 1 del Capitale, dove Marx – dopo aver descritto la sussunzione formale e reale delle forze produttive – dice chiaramente che il capitalismo sfrutta non solo il lavoro, ma la natura come fonte di ricchezza. Troverete formulazioni identiche nella Critica del programma di Gotha – cosa che a sinistra oggi si preferisce ignorare.

E’ anche per questo che abbiamo costantemente criticato il Socialist Workers Party . Ora è “chiaro” che la formulazione della loro piattaforma è un po’ Lassalliana.

CB: Vorremmo anche ricordare alla sinistra che la descrizione di Marx del capitalismo costituisce una critica di quel modo di produzione. Così quando descrive gli animali come i bovini utilizzati come mezzi di produzione nel Capitale , questo non è da leggere come un fatto positivo.

SWS : La natura e gli animali sono presenti in tutto il percorso dei lavori di Marx-Engels; spetta a voi rintracciare quelli rilevanti per metterli insieme. Marx vedeva gli animali per quello che realmente sono, era incredibilmente avanti per il suo tempo. C’è una nota molto interessante, anche se comunemente trascurata, al termini di volume I del Capitale, dove riporta una osservazione che ha fatto in una fattoria. Ciò che Marx trova notevole è la differenza tra il modo in cui gli esseri umani trattavano gli animali quando erano servi della gleba e il modo in cui li trattano dopo come salariati liberi. Come servi, hanno osservato gli animali come compagni di sventura che, come loro, sono stati utilizzati come mezzi di produzione e quindi hanno subito la stessa modalità di sfruttamento. Quando si sono mossi fino a diventare salariati, hanno cominciato a picchiare ed abusare gli animali, gli era stato detto che erano esseri umani liberi – anche se in realtà erano  rimasti servi  e venivano solamente sfruttati in maniera diversa.

Certo, Marx non guarda principalmente alla sofferenza degli animali  – anche se sotto sotto l’impressione  è che a lui non piaccia molto, altrimenti avrebbe poco da parlare della crudeltà di tutto. Come sapete, Marx non scrive mai in modo indignato, anche quando ritrae la miseria umana nelle fabbriche; egli offre descrizioni, che costituiscono la sua critica così come il suo grido. Per me,  la nota dimostra che Marx capì perché noi consideriamo gli animali come sporcizia, oggetti o esseri che possono essere trascurati: perché li sfruttiamo. Non è il contrario. Ed è qui che la maggior parte dei marxisti si trasformano in idealisti puri. Dicono: ‘Oh, bene, gli animali sono inferiori, ci servono come mezzi di produzione’. Non hanno mai chiesto che cosa determina questo punto di vista, in primo luogo.

Quando una delegazione CPGB (Partito Comunista della Gran Bretagna) ha visitato Amburgo a gennaio, ci accusarono di scendere a un livello neo-kantiano quando si tratta di discutere di animali. Che cosa si vuol dire con questo?

SWS: La caratteristica più importante che condividiamo con gli animali è che possediamo un corpo tormentabile. La maggior parte dei marxisti ignorano il significato di questa comunanza, il che significa effettivamente che tengono il corpo in condizioni di scarsa autostima. Essi si limitano a definire le differenze e vogliono far  parlare solo la ragione, è qui dove arriva il neo-kantismo: dei materialisti storici coerenti non si sarebbero mai così lasciati su una comprensione della ragione, che è sostanzialmente identico al modo di definire della società borghese.

Non fraintendetemi: la ragione è importante, e io non voglio minimizzarla. Tuttavia, per molti marxisti, gli esseri umani possiedono la ragione;  gli animali no – e così si pone fine alla storia.  Il problema è che questo non è scientifico ed è sbagliato, dato che le prime forme di ragione esistono già in natura. A livello primordiale, gli animali si comportano ragionevolmente: ad esempio, per immagazzinare le forniture invernali. Naturalmente, non si identifica con la ragione che  gli esseri umani possiedono – ma dobbiamo riconoscere che la ragione non cade dal cielo, ed è qui che la maggior parte dei marxisti cadono invece nell’ idealismo.

Stiamo facendo noi stessi un pessimo servizio, se non accettiamo che il nostro corpo è la parte più importante del nostro essere. Senza il vostro corpo, non siete niente – a meno che, naturalmente, non siate un idealista che crede nell’esistenza di un’anima. Non sarebbe male se i marxisti scoprissero il proprio corpo attraverso la discussione sugli animali e sulla natura. Il modo in cui tengono i loro corpi in scarsa considerazione – in contrasto con la ragione, che non cessano mai di celebrare – non è del tutto diverso dal modo in cui  gli idealisti somatizzano e  sono  terrorizzati del fatto che condividono la fisicità con gli animali.  Sono sicuro che siete a conoscenza di come tutti gli esseri umani hanno inflitto punizioni su di sé per reprimere la ‘bestia che hanno dentro’: la loro sessualità.

I marxisti possono conoscere se stessi attraverso la conoscenza gli animali. Come Marco Maurizi, un marxista da Roma, ha scritto , “Gli esseri umani sono le prime vittime dello specismo”.[ 4 ]

Christin, ieri sera lei ha affermato che non vi può essere rivoluzione socialista senza la liberazione degli animali. Questo ha incontrato forti obiezioni dal vice-presidente del partito comunista tedesco, Hans-Peter Brenner, che ha evidenziato ciò che egli considera  “rivoluzioni socialiste” . C’è anche un po’ di confusione su ciò che si intende per “rivoluzione socialista”. Potrebbe spiegare?

CB: Sì, probabilmente è meglio se riformulo la mia affermazione: non ci può essere la liberazione sociale se non si tiene conto anche della liberazione degli animali sia teoricamente che politicamente. Ovviamente, non voglio dire che è impossibile per Cuba  prendere a calci gli Yankees e riorganizzare parzialmente la produzione nazionale, senza allo stesso tempo liberare gli animali. Sto parlando di quella liberazione sociale globale che si potrebbe desiderare per  lo sviluppo verso il comunismo.

Sapete la metafora di Horkheimer sul grattacielo?  [ 5 ] Lo sfruttamento degli animali si trova nel seminterrato di quel grattacielo, anche perché lo sfruttamento capitalista si fonda su questo tipo di sfruttamento. Come Susann ha detto quando ci si riferisce alla nostra fisicità, che è strettamente legata allo sfruttamento di esseri umani. Anche, la ‘teoria critica’ della Scuola di Francoforte ha parlato spesso di una triplice sfruttamento: lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, lo sfruttamento sulla natura da parte dell’uomo, e all’autosfruttamento di se stessi, che è legato alla repressione della propria natura, imposta dal capitalismo.

Christian, hai detto che si incontra atteggiamenti ostili e difensivi nei confronti della politica di liberazione degli animali, in particolare da quelli che dovrebbero essere  i vostri più stretti compagni in Die Linke: cioè, il partito della sinistra. Come si spiega che le sinistre meno radicali  tendono ad essere più aperte verso la liberazione animale e  gli altri movimenti sociali?

CW: Penso che ci siano ragioni complesse per questo. La sinistra comunista marxista tradizionale è stata formata su una ideologia diversa di progresso, costruita sulla fede delle forze produttive. Questo è ormai un po’ superato ma è ancora in parte presente. Questa ideologia parla raramente sull’internità della natura, ma vede il dominio dell’uomo sulla natura “esterna” come matrice di progresso sociale. Al contrario, riteniamo che le forze produttive sono oggi sufficientemente sviluppate e che i rapporti di produzione sono il vero ostacolo al progresso.

C’è anche l’idea diffusa che rivolgendosi alla natura costituisca un tradimento del progresso e dell’ illuminismo. Noi critichiamo la visione antropocentrica – l’umanità come il vertice della creazione, per così dire – come una visione abbastanza semplificata del illuminismo. Anche se noi  pensiamo di ‘decentrare’ l’umanità in una certa misura, non certamente di abbandonarla.

Che cosa accadrebbe se avessimo una rivoluzione internazionale, e alcune parti del mondo  che hanno sofferto carenze alimentari  e che potrebbero essere aiutate solo continuando o addirittura intensificando la produzione di carne? Vuoi mettere al primo posto gli esseri umani?

CW: Non credo che ci sarà mai questo problema, e vi dico il perché: l’abolizione dell’industria della carne aumenterà a dismisura il nostro potenziale per la fornitura di cibo per tutti. Quello che attualmente abbiamo è la produzione di cibo a scopo di alimentazione del bestiame, il che significa che meno persone possono essere alimentati, con la continua produzione di carne. Pertanto, abbandonando l’industria della carne sotto una dittatura del proletariato farebbe effettivamente progredire più facilmente verso il comunismo.

Ma per tornare alla tua domanda iniziale, penso anche che il movimento di liberazione animale sia da criticare per il suo isolamento dalla sinistra marxista. Rispetto ad altri movimenti, quello della liberazione animale è ancora molto recente e, come tale, ha commesso errori e ha subito la sua parte di malattie infantili. Ai suoi inizi è stato spesso egemonizzato da un tipo di sinistra libertaria ed anti-comunista, certamente idealista in molti aspetti. Non c’è dubbio che questo è stato il risultato di una comprensibile empatia elementare con gli animali, ma è stato anche un vero e proprio ostacolo al livello di discorso politico.

Ma poche persone arrivano ad una posizione comunista attraverso l’informazione e  l’analisi storico-materialista. Le ragioni iniziali sono spesso essenziali e ingenue.

CB: Esattamente. Ma questo è anche la spiegazione del perché la  sinistra meno radicale tende ad essere più “open-minded” circa l’approccio puramente moralistico che caratterizza gran parte del movimento di liberazione animale. Non è particolarmente sorprendente, per esempio, che la rete di sinistra di emancipazione nella Die Linke sia abbastanza aperta a tale moralismo, semplicemente perché si avvicina ai propri argomenti chiave – come il femminismo e l’antirazzismo – in modo  essenzialmente borghese .

CW: Non si deve dimenticare, tuttavia, che molte sinistre tradizionali hanno scelto di ignorare tutti e tutti i movimenti sociali che sono venuti alla ribalta a metà del XX secolo. Certo, ci sono stati scontri e conflitti, e molti nuovi movimenti sociali si sono sforzati di prendere le distanze dalla sinistra tradizionale fin dall’inizio. Ma la sinistra tradizionale non si è certo impegnata al massimo nei movimenti come il femminismo o quello per la liberazione degli animali. Semplicemente ha deciso che non si trattava di forze rilevanti perché non si concentravano sulle lotte sindacali ed erano quindi considerate di scarsa utilità per la liberazione umana e il socialismo.

Posso chiederti qualcosa sul veganismo? E ‘stato fatto notare che la carne sembra appena essere il cibo più conveniente, più facilmente disponibile per il nutrimento della classe lavoratrice. Oggi  il veganismo è uno stile di vita costoso sia  in termini di tempo che denaro. Quanto è fondamentale l’aspetto prefigurativo per voi? È veramente importante se le persone smettono di mangiare carne oggi o no? E come si collega questo problema alle preoccupazioni del proletariato, compresa la rapida crescita del sottoproletariato?

CB: Il veganismo è importante per me, nel senso che nega il consumo di un corpo tormentato ed  assassinato. Tuttavia, questo rimane ad un livello puramente moralistico se non si considera parte di un progetto politico più ampio. Il fatto che ci siano così tante persone per le quali non è possibile essere vegani o vegetariani  conferma che questo è – anzi deve essere – un progetto di economia politica. Naturalmente, non voglio puntare il dito moralisticamente contro i poveri o  chi muore di fame e dire loro di non mangiare carne. Quello che voglio fare è dimostrare come questa società funziona, incluso il fatto che crea una situazione in cui un sacco di gente non può permettersi di smettere di mangiare carne, anche se lo volesse.

Non dimentichiamo che la produzione di carne nei paesi fulcro del capitalismo è in parte responsabile del fatto che molta gente soffre a fame altrove. La critica dell’economia politica poi – tra cui una critica dei modi in cui gli esseri umani sono sfruttati in questo scenario – è la mia priorità assoluta. Tuttavia, penso anche una critica al modo di consumo sia corretto.

Herbert Marcuse in questo contesto, ha parlato del fatto che in una società capitalista vengono prodotti “falsi bisogni”. “Falsi”, nel senso, che certi bisogni possano essere imposti all’individuo da forze sociali, che beneficiano della sua soppressione.  I falsi bisogni perpetuano lo sfruttamento del lavoro salariato, l’aggressività, la miseria e l’ingiustizia.  [ 6 ]

SWS: Se si accetta le nostre idee ma  si continua a mangiare carne, è anche vero che si rimane intrappolati in un processo di auto-alienazione. Non si può mangiare animali se li percepisce veramente come corpi tormentati. Se si mangia gli animali, si avrà inevitabilmente un rapporto diverso con loro: sono solo cose, oggetti  – non esseri che lottano per la felicità o almeno vogliono evitare la sofferenza. Ecco perché è fondamentale che gli animali siano esteriorizzati, in modo che il  loro sfruttamento possa continuare. Noi siamo specisti perchè lo sfruttamento degli animali è un importante pilastro dell’economia capitalista, non il contrario.

A livello individuale, voglio rompere con questa logica. Io non voglio mangiare corpi tormentati e riprodurre questo alienazione e falsa coscienza per ogni pezzo di carne che consumo. Credo anche che sia importante per i comunisti agire in un modo di richiamare l’attenzione sulle condizioni che criticano. Lo facciamo in molti altri settori: ad esempio, la sessualità umana. Naturalmente, questo porta sempre implicazioni morali, ma che non è un problema per me, fintanto che è rivoluzionario, morale  e comunista. Perché non fare lo stesso per quanto riguarda gli animali?

Hai ragione, il veganismo oggi è una questione di  stile di vita, ma che non è colpa di veganismo – piuttosto, il problema è un’economia sbagliata, che apre i mercati e crea privilegi per alcune classi sociali.

CW: Chiunque sia mai stato vegano o vegetariano sa che si trovano in un sacco di situazioni in cui si sono tenuti a giustificare se stessi. Molte persone concepiscono il veganismo come una sorta di boicottaggio, che credo sia l’approccio economico sbagliato e non il motivo per  cui io lo faccio. È, tuttavia, uno strumento politico. La gente ti chiede perché sei vegano con interesse genuino oppure reagiscono aggressivamente. Naturalmente ci sono momenti in cui non si desidera ripetere di  nuovo la conversazione. Eppure si innesca sempre un dibattito.

Non è un caso che il capitalismo coopta movimenti e sottoculture sociali perché possono essere cooptate: cioè, perché in realtà non rappresentano una minaccia? E non ne  consegue che la produzione di carne non è fondamentale per la sua organizzazione?  In una nota correlata, si potrebbe sostenere che il capitalismo non è fondamentalmente razzista:  cioè, può cooptare  gli antirazzisti, perché non ha necessariamente bisogno di razzismo.

CW: Naturalmente il capitalismo assorbe certi movimenti e sottoculture – è riuscito con successo a penetrare ogni poro della sottocultura e sfruttarla per i propri fini. Allo stesso tempo, ciò non significa fondamentalmente  che la cultura non può essere parte di un movimento di resistenza. Deve essere chiaro che la sottocultura è sempre accompagnata da un progetto politico-economico. Se davvero concepisci il tuo stile di vita individuale vegano come il principale scopo politico, come alcune persone nel nostro movimento fanno, sei sulla strada sbagliata. Questo, in effetti,  è una linea che stiamo cercando di indicare: non illudertevi che la vostra cultura sia di per sé è in qualche modo sinonimo di progresso politico.

CB: Non credo che il capitalismo possa assorbire il veganismo a tal punto che la produzione di carne diventi inutile. Il capitalismo ha un interesse enorme a incorporare parti del movimento vegan, la creazione di nuovi mercati e di nuove esigenze dei consumatori. Ma penso che ci sia una linea molto netta quando le persone vengono coinvolte in un progetto politico che mira a cambiare la società.

SWS: Le relazioni sociali sono determinate dalle esigenze del capitalismo. Sono completamente d’accordo con quello che Ulrike Meinhof scrisse nel 1967: i fascisti hanno bisogno degli ebrei come oggetti di odio per portare a compimento le loro politiche – quella era falsa consapevolezza, che il fascismo richiedeva a quei tempi. Il nuovo fascismo ha bisogno di ebrei da una parte per interviene contro gli altri.

L’idea che il capitalismo è essenzialmente razzista è problematica, in quanto rasenta l’idealismo: cioè, implica  che l’ideologia è la base fondamentale del problema piuttosto che la sua espressione, sovrastrutture e legittimazione. Tuttavia, penso che ci sia qualcosa di vero a questa affermazione, visto che tutto ciò che l’aggressività, la discriminazione, e la pratica di  questi gruppi sembra semplicemente passare da un gruppo all’altro.

Non condivido l’opinione che il razzismo è scomparso – è solo che il neoliberismo ha prodotto una nuova varietà di razzismo culturale. E’ vero che il colore della pelle, la genetica, il  sangue non sono il problema, e in questo senso, il neoliberismo è daltonico. Improvvisamente, va bene essere nero, gay o una donna – chi avrebbe pensato che il capitalismo ci avrebbe mai  permesso di essere così tante cose diverse?

Ma solo perché è bene essere una donna, questo non rende il capitalismo femminista; tutto ciò che fa è utilizzare le donne in modo specifico. Tra l’altro, il volto mutevole del razzismo è uno sviluppo che Theeodor Adorno previde nel 1960. Aveva un’eccellente analisi, e alcune delle cose che previde erano abbastanza incredibile, soprattutto se si considera che era morto da tempo quando il neoliberismo ha iniziato la sua marcia trionfale.

Ma torniamo al veganismo: a mio parere, ha anche la funzione di sensibilizzare e di evitare l’imbarbarimento – si tratta di un piccolo passo nel progresso della civiltà. Piuttosto che essere una forma di sacrificio, direi che è in realtà un piccolo pezzo di libertà che è possibile raggiungere anche sotto il dominio capitalista. Basti dire, io prenderò ogni opportunità di essere il più libero e umano che posso, e non mi voglio lasciar andare. A volte è bene per strappare un po’ di umanità dal capitalismo, a condizione di non soccombere all’illusione che il veganismo  è un modo mettere fine al sistema.

Alcune persone sono così deluse del fatto che il progetto di liberazione animale non ha avuto impatto sulla sinistra che pensano che sia necessario una ‘nuova sinistra’ – ma se si ha l’impossibilità di convincere la parte più avanzata della sinistra  di classe, come pensate di convincere le masse? Trovo curioso che voi sopravvalutate  l’identificazione degli elementi di esseri umani con le altre specie oppressi. Quante probabilità ci sono che la classe operaia  identifichi la liberazione animale come proprio problema?

SWS: Alla scuola di ieri Matthias  ha dato un sacco di esempi storici relativi alla solidarietà della classe operaia  con gli animali. Dove non  sono del tutto d’accordo con lui  è  il grado di solidarietà storica al nostro progetto. A volte, questi conti sono un po glorificati, e le persone concludono cose che non erano storicamente così significative come vorrebbero far credere. Le scoperte di Matthias sono importanti di per sé, ma personalmente  non lo gridarei  da tetti e non ci riponerei tanta speranza.

Penso, tuttavia, che i suoi esempi di identificazione degli elementi sono importanti, nel senso che dimostrano come alcuni impulsi di base si sono  manifestati nel corso della storia: la gente ha sempre sentito una certa inquietudine riguardo il trattamento degli animali. Non necessariamente nel senso che si sentivano sentimentale affini a quelle povere creature, ma è  che in parte vedono in loro, una forma di identificazione,  l’affermazione della propria mancanza di libertà e oppressione  [ 7 ]

Infine, vi è il problema di disumanizzazione. Vi consiglio di leggere un aforisma in Moralia Minima ,  [ 8 ] in cui Adorno suggerisce che il fatto che ci sentiamo liberi di uccidere le creature, perché sono ‘solo’ degli animali , rappresenta in realtà un grande pericolo per la vita degli esseri umani. Se si è in grado di degradare  gli animali, è anche più facile trattare gli esseri umani come animali. Considera il genocidio in Ruanda: improvvisamente, i tutsi furono descritti come scarafaggi. O ricordare il film nazista, The eternal Jew, che ha suggerito che gli ebrei erano topi e quindi  come tali potevano essere sterminati. Quando Adorno scrisse questo, non era nemmeno particolarmente preoccupato per gli animali – Sapeva solo che se era possibile trattare gli esseri umani come animali  si arriva fino alla degradazione: ovvero, che la degradazione degli animali era una precondizione.  [ 9 ]

CB: vi state chiedendo se esageriamo con l’identificazione storica, ma il punto non è quello di glorificare il passato o la speranza di convincere l’intero movimento operaio nei nostri prossimi uno o due congressi. E ‘solo che il nostro gruppo ha riconosciuto la necessità oggettiva di questo progetto. Questo non significa che noi crediamo sia arrivato il nostro tempo, ma se non cerchiamo di avanzare il nostro progetto politico ora, allora non avremo fatto alcun progresso in 20 anni. Non credo che passi enormi saranno effettuati dal nostro progetto di sinistra nei prossimi 10 anni – o da qualsiasi altro progetto di sinistra, se è per questo. Si tratta di un progetto di vita.

SWS: Una domanda è se dovremmo semplicemente annacquare noi stessi in un movimento marxista più ampio, nel senso di unirsi con le organizzazioni più importanti e spingere queste ad avere questi dibattiti. Qualcuno che pensa all’animalismo in questo modo avrà un approccio completamente diverso anche per l’analisi del fascismo, per esempio. A mio parere, al fine di comprendere appieno il fascismo e i suoi  meccanismi – per esempio, il progetto di disumanizzazione che crea il fascismo, al fine di convincere la gente  che l’idea del terrore e della violenza contro certi gruppi è legittima – si ha bisogno di qualche conoscenza del rapporto tra esseri umani e animali. Non molti antifascisti si sognerebbero di investire tempo e  pensiero in questo, per questo penso che possiamo avere qualcosa per contribuire. Ci sono anche molte altre questioni. Al momento, è giusto dire che operiamo in un certo senso come “settari”.

Vorrei suggerire di scrivere più la teoria, o forse fare più pubblicazione dove le persone possono seguire i vostri dibattiti. Sarebbe illusorio credere che si può in qualche modo aggirare la sinistra attuale, ed è difficile influenzare la gente semplicemente essendo moralistici o gridando contro di loro. E’ così che ho percepito la liberazione degli animali prima di conoscervi ragazzi, che è probabilmente il motivo per cui non ho mai preso alcun interesse per l’argomento.

CB: Lei ha ragione, ma non è solo una questione di teoria. È anche di pratica politica. Sono convinto che possiamo lavorare solo nel movimento operaio e sulla sinistra esistente se vogliamo che le nostre idee diventino popolari. Non avremo alcun successo se solo stampiamo un paio di opuscoli o anche una pubblicazione regolare marxista anti-specista  e non lavoriamo con la sinistra esistente. Se non andiamo fino ai cancelli della fabbrica a cercare di distribuire i nostri volantini, non avremo nessun interesse, se non siamo parte del loro movimento.  Idem a sinistra: non credo che siamo in grado di convincere le persone se di tanto in tanto mostriamo i nostri opuscoli, continuano a rimanere estranei.

CW: Siamo attivi nel movimento operaio. Ad esempio, abbiamo partecipato attivamente in quello che è stato il più lungo sciopero di Amburgo nella storia recente. Il risultato è che alcuni lavoratori in sciopero, che diversamente non sarebbero stati esposti alle nostre idee hanno guardato i nostri testi, e alcune reazioni sono state positive. In breve, è importante lavorare nel movimento, ma anche essere chiari circa le vostre differenze.

SWS: Per quanto riguarda una pubblicazione, non credo siamo in grado di averne una. Voi state dimenticando che, come marxisti, siamo una piccola minoranza del movimento di liberazione animale. La maggioranza aderisce all’etica animalista borghese, e ci sono anche quelli che guardano tutti i mangiatori di carne e l’industria della carne come i loro nemici.

E’ lo stesso con tutti i movimenti sociali. Prendete il femminismo: Sono sicuro che conoscete gli studi di genere, che è completamente dominato dal post-strutturalismo – ogni marxista è stato spinto fuori del femminismo, come è avvenuto in molti altri settori. Analogamente, nella liberazione animale si parla di studi su animali, che costituisce la corrente teorica principale del movimento: queste persone rappresentano un approccio neo-idealista senza nemmeno rendersene conto – sostengono che gli umani trattano gli animali in questo modo perché pensano male di loro e non il contrario.

Infine, Christin, potrebbe spiegare che cosa si intende per ‘Realpolitik rivoluzionaria ‘?

CB: Il metodo che io chiamo Realpolitik “rivoluzionaria” dipende dalla materia che si sta trattando. In generale, direi che la Realpolitik rivoluzionaria  si distingue per il fatto di non dare limiti al riformismo né  si parla esclusivamente di una rivoluzione in un lontano futuro, senza tentare di concepire una strategia chiara come arrivare e prendere misure pertinenti qui e ora.

Nel regno della liberazione animale, questo significa che non si lotta per gabbie più grandi. E’ fondamentale mettere a punto una strategia che contiene le richieste con un contenuto rilevante per oggi, ma che punta anche oltre: cioè alla rivoluzione che abbiamo bisogno per battere veramente la miseria. Lo stesso per liberazione umana: non ci limitiamo alle campagne per salari più alti per aiutare i sindacati a mantenere la pace sociale, ma anche per la riduzione dell’orario di lavoro, per vietare il lavoro in subappalto, e così via – tutto ciò che migliora la condizione della classe operaia può aiutarci preparare lotte future più forti.


WITT-STAHL Susann WITTGEN Christian Bernhold Christin Zurowski Maciej

Note

[ 1  ‘Emergendo da autonomismo’ Weekly Worker 14 febbraio 2013.

[ 2  www.marxists.org/archive/marx/works/1844/ manoscritti / preface.htm.

[ 3  “Gli uomini possono essere distinti dagli animali dalla coscienza, dalla religione o qualsiasi altra cosa che ti piace. Si cominciano a distinguersi dagli animali, non appena cominciano a produrre i loro mezzi di sussistenza, un passo che è condizionato dalla loro organizzazione fisica. Producendo i loro mezzi di sussistenza gli uomini indirettamente producono la loro vita materiale reale “( www.marxists.org/archive/marx/works/1845/ tedesco-ideologia / ch01a.htm).

[ 4  http://apesfromutopia.blogspot.de/2011/03/nine-theses-on-speciesism.html .

[ 5  M. Horkheimer: Alba e declino: note 1926- 1931 e 1950-1969 di New York del 1978, p66.

[ 6  Confronta www.marxists.org/reference/archive/ Marcuse / opere / unidimensionale-man / ch01.htm, 10 °comma dall’alto.

[ 7  Un esempio del dicembre 1917  è  la lettera di Rosa Luxemburg a Sonia Liebknecht dal carcere, in cui si mostra come un bufalo, preso come  bottino di guerra,  che viene maltrattato nel cortile della prigione davanti ai suoi occhi. Vedere www.columbia.edu/itc/history/winter/w3206/edit/luxemburg.html .

[ 8  www.marxists.org/reference/archive/adorno/1951/mm .

[ 9  Secondo alcuni resoconti, i membri dei Khmer Rossi sono stati regolarmente addestrati a torturare e uccidere degli animali, al fine di superare le loro inibizioni a questo proposito per quanto riguarda gli esseri umani – MZ.

http://weeklyworker.co.uk/worker/994/animal-liberation-and-marxism/

Articolo tratto “Europe Solidaire sans frontierès”, tradotto da fj per rproject.it

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