USCIRE DALLE LOGICHE BINARIE

di Gilbert Achcar

Pubblichiamo la traduzione di un passo dell’intervento tenuto presso l’Università di Paris- Ouest Nanterre nel febbraio 2014. La relazione completa “Bilan et perspectives du soulèvament arabe” si può trovare nella nostra sezione Video

Questo processo rivoluzionario, deve far fronte ad una complessità molto particolare nel senso che deve affrontare in tutta la regione non una, ma due controrivoluzioni.
Due forme della controrivoluzione che hanno origine nel bastione della reazione regionale che è il Consiglio di Cooperazione del Golfo, ossia le monarchie petrolifere.

Quindi vi sono due controrivoluzioni: i vecchi regimi, l’ordine regionale che esisteva prima del 2011, che si difende, e il tentativo di recupero da parte integralista del processo rivoluzionario. Con scelte differenti fra le monarchie petrolifere: i sauditi sono essenzialmente al fianco dei vecchi regimi, il Qatar, vista l’alleanza con i Fratelli Musulmani, da molti anni, ha giocato la carta del recupero integralista del processo rivoluzionario. In tutti e due casi si tenta di preservare lo “Stato profondo”, per usare l’espressione in voga nella regione.

Con l’imperialismo occidentale, in particolare gli Stati Uniti che sono di gran lunga tra gli Stati occidentali la potenza dominante nella regione, che si muove tra le due possibilità: la conservazione finché possibile dei vecchi regimi, laddove è possibile, e il recupero del processo rivoluzionario per mezzo degli Emirati e del Qatar e quindi attraverso i Fratelli Musulmani. L’obiettivo e la finalità di tutto questo è di rinchiudere il processo rivoluzionario in una logica binaria che è in realtà una logica controrivoluzionaria.

Questa logica binaria è quella dell’opposizione tra la continuazione dei vecchi regimi e la deriva integralista del processo rivoluzionario. Questa logica è in atto anche presso una certa sinistra e un certo “antimperialismo” che io non esito a definire “il progressismo degli imbecilli”.

È una visione che ignora la questione sociale, la questione di classe e i differenti aspetti dell’emancipazione sociale, riducendo tutta la vicenda a questa logica binaria perché opponendosi all’imperialismo sostiene chiunque sembra essere nel mirino degli Stati Uniti, o in generale delle potenze occidentali. In passato vi sono stati casi di chi, in modo minoritario e marginale, a partire da questa “logica binaria” dell’antimperialismo ha potuto trovare delle qualità progressiste nei Fratelli Musulmani (ma questo è stato assai minoritario, mentre vi sono state più illusioni sull’Iran). Oggi vi è il fenomeno inverso: il sostegno ai vecchi regimi in nome dell’antimperialismo spesso intriso di islamofobia, in questo caso, perché si rappresenta la cospirazione imperialista riducendola a quello che io chiamo il “recupero integralista”. Ci sono stati ammiratori di Gheddafi, ci sono degli ammiratori di Bashar al Assad e degli ammiratori di Sissi e purtroppo una buona parte della sinistra egiziana si è avviata su questa strada assolutamente disastrosa.

Questa è una eredità di quello che era il “campismo” dei tempi dell’Unione Sovietica con chi crede che Putin è l’erede di Lenin e Stalin e che continua ad esserci qualcosa di antimperialista nella Russia attuale mentre, qualsiasi criterio si prenda per giudicare la natura sociale di questo regime, dal capitalismo selvaggio che si sviluppa e sul piano della natura politica (l’autoritarismo, il machismo, l’omofobia, etc.) per molti aspetti la Russia di oggi è uno degli Stati capitalistici fra i più reazionari.

Per concludere vorrei dire che pensare l’emancipazione presuppone pensarla al di là della questione imperialista. Definire il proprio atteggiamento non in base a quello dell’altro, quindi dell’imperialismo, ma in funzione della natura sociopolitica dei movimenti e dei compiti che si prefiggono e in base della natura delle forze impegnate nella lotta e in funzione degli obiettivi di emancipazione nella loro diversità. È essenziale uscire da questa logica binaria, campista, e nello spazio arabofono uscire dallo scontro binario che fa il gioco dell’imperialismo come catena definitiva del processo in corso. Uscire da questa logica binaria per creare una terza forza popolare, operaia, giovane, femminista, etc. che si collochi lontano dal vecchio regime (è assolutamente necessario) e dalle forze integraliste reazionarie che sono state create dagli stessi vecchi regimi. Solo a questa condizione il processo rivoluzionario, iniziato nel 2011, potrà arrivare a delle soluzioni all’altezza delle speranze che ha fatto nascere…

traduzione di Cinzia Nachira

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