BUONE FESTE

Per questi giorni di festa vogliamo ricordare gli avvenimenti del Natale 1914, quando centinaia di soldati (di tutte le nazionalità e i paesi coinvolti nel conflitto) uscirono spontaneamente dalle trincee e diedero vita forse alla più bella partita di calcio della storia.
Un atto di naturale solidarietà tra uguali, contro coloro che li aveva relegati in luride buche, a morire in quello che è stato uno tra i più feroci crimini della democrazia liberale e della borghesia.
Una tregua tra oppressi, un semplice gesto di civiltà, che tuttavia ha terrorizzato le classi dominanti di un continente.
Auguri quindi a tutti i disertori di tutte le guerre, a chi non cede nonostante tutto, a chi si troverà di fronte un nuovo anno di resistenza e lotta.

 

footbal

Conseguentemente facciamo nostre le parole di Alessandro Del Lago rispetto tutti gli ipocriti istituzionali e di regime

Alessandro Dal lago
Un cattivo Natale

Fac­ciamo gli auguri di fine anno ai migranti che si sono cuciti la bocca a Ponte Gale­ria e a quelli che hanno ini­ziato lo scio­pero della fame. Fac­cia­moli a tutti gli stra­nieri che si pre­pa­rano a pas­sare le cosid­dette feste al chiuso dei Cie, nella soli­tu­dine, nello squal­lore, nell’incertezza sul pro­prio destino chissà fino a quando. E fac­cia­moli al depu­tato Kha­lid Chaouki il quale, chiu­den­dosi nel cen­tro di acco­glienza di Lam­pe­dusa, terrà desta per un po’ l’attenzione dei media sulla ver­go­gna della deten­zione ammi­ni­stra­tiva dei migranti.

Ma non li fac­ciamo a tutti gli altri che col­la­bo­rano con il silen­zio, l’ipocrisia o l’indifferenza a man­te­nere quella ver­go­gna. Primo dell’elenco, il par­tito di Chaouki, il Pd, che quei cen­tri li ha inven­tati (con il nome di Cpt) gra­zie a Livia Turco e all’attuale pre­si­dente della Repub­blica, e non si è mai sognato di chiu­derli. E non par­liamo degli attuali com­pa­gni di strada del Pd, a comin­ciare da Alfano, il cui par­tito approvò la Bossi-Fini nel 2002 e quindi è in tutto e per tutto cor­re­spon­sa­bile delle norme più stu­pide e ves­sa­to­rie, come i 18 mesi di deten­zione nei Cie e il reato di immi­gra­zione clandestina.

Non ci sen­tiamo di fare nes­sun augu­rio nem­meno al governo, il quale, dopo lo scan­dalo delle docce anti-scabbia e le pro­te­ste di Ponte Gale­ria, pensa di abbre­viare la deten­zione nei Cie, ma solo per ren­dere le espul­sioni più facili.

Non li fac­ciamo nem­meno a quei par­la­men­tari 5 stelle che hanno comin­ciato timi­da­mente a discu­tere dell’abolizione del reato di immi­gra­zione clan­de­stina, ma sono stati imme­dia­ta­mente zit­titi da Grillo e Casa­leg­gio, e hanno lasciato per­dere, dando una note­vole prova di coe­renza, corag­gio e indi­pen­denza. Per non par­lare del blog di Beppe Grillo, che ogni giorno stre­pita con­tro la casta e fa pub­bli­cità ad auto­mo­bili, assi­cu­ra­zioni e com­pra­ven­dite d’oro, ma sulla que­stione dei Cie tace rigo­ro­sa­mente, per non scon­ten­tare la parte for­ca­iola del pro­prio elettorato.

Non abbiamo nulla da augu­rare nem­meno alle coo­pe­ra­tive, magari ade­renti alla Lega­coop, che gesti­scono Cda e Cie, e si giu­sti­fi­cano con la scusa pue­rile che, se non lo fanno loro, lo farà qual­cun altro. Che cosa non si fa per lucrare sui 50 euro gior­na­lieri che lo stato spende per ogni internato!

Meno che mai fac­ciamo gli auguri a Ceci­lia Malm­ström, com­mis­sa­rio Ue per la giu­sti­zia e gli affari interni, che oggi fa finta di indi­gnarsi per Lam­pe­dusa ma pochi giorni fa ha siglato un accordo con la Tur­chia sui migranti irre­go­lari che, in sostanza, pre­vede la libera cir­co­la­zione dei cit­ta­dini tur­chi nei paesi dell’Unione in cam­bio della dispo­ni­bi­lità di Ankara a ripren­dersi clan­de­stini e immi­grati. Insomma, i migranti come merce di scam­bio per il lento e fatale avvi­ci­na­mento della Tur­chia all’Europa.

La que­stione dei migranti, degli sbar­chi e dei cen­tri di inter­na­mento sparsi in tutta Europa e nei paesi satel­liti di Asia e Africa, è la prova della fal­sità con cui la Ue affronta, nel com­plesso e paese per paese, la povertà estrema che la lam­bi­sce. Esclu­si­va­mente inte­res­sata a difen­dere il suo pre­ca­rio benes­sere, debole con i forti (la grande finanza, gli Usa che la spiano come e quando vogliono), l’Unione è impla­ca­bile con i deboli, a cui elar­gi­sce solo deten­zioni e invi­si­bi­lità, natu­ral­mente amman­tan­dole con il lin­guag­gio dei diritti e della giustizia.

E così, davanti a un’ingiustizia così abis­sale e rimossa da tutti, non augu­riamo nulla nem­meno a quel bel coa­cervo di egoi­smi nazio­nali e trans-nazionali che va sotto il nome di Europa.

Il Manifesto – 24 dicembre 2013

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