MANIFESTO ELETTORALE DAL GRAVE IMPATTO SOCIALE

di Serena Termini.

Intervista a Fulvio Vassallo Paleologo, giurista esperto in diritti umani dell’Università di Palermo.

Che cosa pensa di questo decreto?

“Per le norme che prevede è soltanto una sorta di manifesto elettorale che però non avrà molte conseguenze pratiche anche perché i ricorsi alla Corte Costituzionale, come è già successo con la legge Bossi-Fini del 2002, saranno moltissimi e siamo certi che riusciremo a bloccarne tutti gli aspetti peggiori. Purtroppo però la cosa grave è il messaggio che passerà alla società civile, ovvero quello di alimentare la politica del ‘diverso’ cioè della differenziazione dello straniero rispetto all’italiano e quindi di una sua situazione di inferiorità sul piano del riconoscimento dei diritti fondamentali. Tutto questo va principalmente contro il principio di uguaglianza su cui si basa il nostro Paese democratico”.

Quali conseguenze ha l’unificazione del decreto sicurezza e del decreto immigrazione in un unico testo di legge?

“L’idea di fondo che si vuole trasmettere è quella di una emergenza immigrazione legata alla sicurezza, che è assolutamente non vera. Prima di tutto, bisogna sapere che le persone che arrivano via mare hanno un tasso di devianza molto più basso di quello degli italiani e quindi l’emergenza criminalità legata agli sbarchi è assolutamente smentita in base anche ai numeri resi noti dai ministeri dell’Interno e di Giustizia. L’emergenza è poi smentita da un’altra circostanza, ovvero la riduzione degli arrivi in Italia dell’80%. L’emergenza di fatto non esiste e quindi mancano i presupposti di urgenza perché il decreto sia legittimo. Chiaramente c’è una operazione di strumentalizzazione delle paure diffuse nella popolazione, finalizzata soltanto a costruire un nemico interno sul quale la società civile potrà scaricare tutte le sue frustrazioni ed insoddisfazioni per ciò che non sarà fatto su altri temi. Inoltre, c’è una grande falsificazione della realtà perché si punta il mirino sulle poche migliaia di coloro che arrivano via mare tralasciando invece il flusso continuo di immigrazione regolare europea di persone dell’Est (romeni, bulgari, polacchi). Quando in maniera distorta si dice ‘vi diamo più sicurezza perché togliamo l’accoglienza ad un africano non dandogli la protezione umanitaria’ si compie una grande mistificazione perché in realtà i problemi di sicurezza derivano anche da una libera circolazione di bande criminali europee in una situazione di sostanziale impunibilità come dimostrano le cronache recenti. Perché allora non si affronta un problema serio di contrasto alla criminalità a livello intereuropeo? Probabilmente perché alcuni paesi, soprattutto quelli dell’Est, si rifiutano di affrontare il problema perché dovrebbero garantire a certi soggetti l’effettività della pena”.

Entrando nel merito del decreto, il primo aspetto è la limitazione della protezione umanitaria con l’introduzione dei permessi speciali.

“In questo modo aumenteranno senz’altro le persone che avranno un diniego dalla commissione e soprattutto si colpiscono le persone che già hanno fatto richiesta di asilo. C’è da capire però quanto le norme transitorie diranno sulle persone che hanno una procedura in corso. E’ pensabile che, per superare il vaglio di costituzionalità, il decreto non abbia effetto retroattivo, in questo caso allora riguarderà pochissime persone perché gli arrivi di migranti sono stati molto pochi. I permessi speciali, invece, sono solo un escamotage per dire che si cerca di mantenere una forma di protezione umanitaria quando in realtà viene abolita. In particolare, si tratterà di casi numericamente limitatissimi e come tali nettamente ininfluenti rispetto all’abolizione della protezione umanitaria che tra l’altro è una misura incostituzionale, come affermato più volte dalla Corte di Cassazione in violazione dell’articolo 10 della Costituzione”.

Per quanto concerne invece le restrizioni per l’ottenimento della cittadinanza che succederà?

Si tratta di una modifica puramente simbolica perché dal punto di vista numerico i casi di revoca saranno pochi ed avranno un impatto minimo. Gli stessi saranno comunque fronteggiati da un vigoroso contraddittorio giudiziario che ci impegniamo a sollevare non appena verranno adottati i provvedimenti”.

In fatto di accoglienza nei Cas e Sprar cosa cambierà?

Mentre prima c’era la tendenza a trasferire le persone dopo i Cas negli Sprar, sostenuti da risorse finanziarie e con buoni risultati di integrazione, adesso invece si renderà sempre più precaria la condizione del richiedente asilo in vista di una sua successiva probabile espulsione. Rendendo più difficile il conseguimento di un permesso di soggiorno e rendendo più precarie le condizioni di vita, si alimenterà una consistente fascia di clandestinità dalla quale potrebbe derivare una ulteriore piccola criminalità solo da sopravvivenza legata a condizioni materiali di vita intollerabili. Se da una parte il Governo vuole garantire più sicurezza di fatto produrrà le condizioni per farla venire meno. Per quanto riguarda l’aumento dei centri per il rimpatrio (Cpr) si tratta del vecchio piano Minniti che non ha funzionato e continuerà a non farlo per la forte opposizione degli enti locali.

C’è però un punto molto critico sempre in tema di strutture di trattenimento…

Sì, quello che appare più preoccupante e più grave del provvedimento è la possibilità di detenere le persone in altri centri. Si prevede in pratica che, in assenza di posti nei centri per il rimpatrio o negli hotspot che saranno trasformati in centri di detenzione fino a 30 giorni, la polizia possa trattenere i migranti irregolari per un tempo non determinato in altre strutture. Questo è un attentato allo Stato di diritto perché in maniera grave apre la strada ad un trattenimento amministrativo indiscriminato sottratto al controllo del giudice rispetto a quanto prevede l’art. 13 della Costituzione che riconosce questo potere all’autorità di polizia solo in casi determinati da urgenza e necessità. Si dà quindi adesso alla polizia un potere di gestione degli arresti delle persone straniere irregolari che potrebbe essere pericoloso.

La concentrazione mediatica sul decreto sta facendo dimenticare la tragedia umanitaria che si consuma ogni giorno in Libia?

In Libia c’è un inferno di gente violentata nei centri di detenzione e torturata nelle carceri. Si continua a morire in mare e ci sono persone che vengono continuamente respinte dalla guardia costiera libica che gode del supporto delle autorità italiane. Tutti sanno cosa sta succedendo in questo momento ma non c’è l’interesse a farlo sapere e su questo i rapporti delle Nazioni Unite sono evidenti. L’odio sociale che si è scatenato politicamente contro i migranti e contro chi li assiste sta portando sempre di più la gente a non volere vedere e pensare a cosa sta succedendo dall’altra parte del Mediterraneo o, cosa ancora più grave, a rimanere indifferente di fronte alle notizie di gente abusata in Libia e che continua a morire in mare.

Nel quadro europeo l’Italia come viene percepita?

Ci sono alcuni paesi europei come l’Ungheria e l’Austria che sostengono l’attività di respingimento illegale delle persone dall’Italia verso la Libia delegata alla guardia costiera libica. Da un punto di vista operativo, ci sono Portogallo, Spagna, Francia e Germania che stanno aiutando le Ong, sollevando l’Italia dall’obbligo di soccorso e di prima accoglienza che, in base alle convenzioni internazionali, le spetterebbe. Sicuramente c’è una grande contraddizione che sta portando all’isolamento europeo del nostro Paese, che da una parte cerca di creare un fronte sovranista europeo mentre con altri paesi con i quali si potrebbe affrontare una seria politica europea delle migrazioni (Spagna, Portogallo ma anche con Francia e Germania pur con tutti i limiti evidenti delle loro politiche) si stanno creando delle inevitabili distanze dovute proprio alla sua strumentalizzazione dell’allarme sbarchi.

27 settembre 2018 

Tratto da: www.www.redattoresociale.it

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