UCRAINA: I FASCISTI DI PUTIN

L’anima nera della “Repubblica di Donetsk

di Andrea Ferrario

In questo articolo documentiamo dettagliatamente come alla guida della “Repubblica di Donetsk” ci siano neofascisti collegati direttamente o indirettamente alla Russia. Questi estremisti di destra non godono di alcun reale sostegno popolare attivo e accanto a loro agiscono inquietanti paramilitari a tutt’oggi anonimi. E sullo sfondo di tutto ciò ci sono i sempre più intensi rapporti tra Mosca e l’estrema destra europea.

Se a partire dallo scorso inverno e dagli eventi di Maidan i media di tutto il mondo e di ogni tendenza hanno dato larghissimo spazio alla presenza di gruppi di estrema destra e neofascisti tra gli oppositori a Yanukovich, oggi sono ben pochi quelli che richiamano l’attenzione sull’anima neofascista dell’autoproclamata “Repubblica di Donetsk” (una lodevole eccezione è lo studioso Anton Shekhovtsov). I principali attori della repubblica fantoccio, che a giudicare dalla gente che li segue hanno un seguito popolare attivo scarsissimo, sono quasi tutti di estrazione neofascista e ultranazionalista, con legami che rimandano univocamente alla Russia. Non si tratta di un’ipotesi fumosa, ma di un fatto ampiamente verificabile.

Prima della “primavera russa”

Il nucleo dei militanti che sono alla guida dell’attuale “repubblica” va ricondotto a un movimento fondato nel 2005 e che si chiama, per l’appunto, “Repubblica di Donetsk” (“Donetskaya Republika”). Tra i fondatori ci sono Aleksandr TsurkanAndrey Purgin e Oleg Frolov. Il primo fino a un anno prima faceva parte del comitato preelettorale di Yanukovich, gli altri due erano membri della potente e filoputiniana Unione Eurasiatica della Gioventù (Evraziyskiy Soyuz Molodezhi) [UEG], un’organizzazione di estrema destra vicina al Cremlino e fondata dal noto neofascista russo Aleksandr Dugin, professore dell’università statale di Mosca e consulente della presidenza della Duma russa (le foto di Purgin e Frolov sul sito della UEG: http://www.rossia3.ru/foto2). Del movimento “Repubblica di Donetsk” fa parte da lungo tempo anche Aleksandr Matyushin, un neonazista che pubblica nel social network VKontakte con lo pseudonimo di “Aleksandr de Krog” e noto negli ambienti neofascisti anche con il soprannome di “Varyag”. Matyushin, tra le altre cose, ha fatto parte dell’organizzazione neofascista (e criminale) russa “Immagine Russa” (“Russkiy Obraz”), sulla quale torneremo più avanti. (Foto qui sotto: a sinistra Matyushin (secondo da destra in alto) e  un’immagine postata da Purgin nella sua pagina in VKontakte il 16 gennaio 2014 – “Ti facciamo gli auguri per il compleanno e ti salutiamo con un “sieg”):

Matyushin 1           Hitler in pagina VK Purgin 16 gennaio 2014

Sia Purgin (pagina VKontakte: http://vk.com/id17609417), che Matyushin e Frolov, sono stati in prima fila nelle occupazioni di sedi amministrative a Donetsk nel corso degli ultimi due mesi. Secondo il sito “Novosti Donbassa”, il movimento “Repubblica di Donetsk” è stato creato artificialmente per dare l’illusione dell’esistenza di un movimento separatista dal basso, con la benedizione di Nikolay Levchenko, boss del Partito delle Regioni di Donetsk. Come scriveva il sito “Kommentarii” nell’aprile 2013, cioè ben prima degli eventi in corso, il movimento “Repubblica di Donetsk” costituiva “una variante di riserva per il caso in cui lo scenario di Yanukovich ‘presidente a vita’ fosse fallito. […] E’ già stata messa a punto una variante per riportare in vita l’idea di una ‘Repubblica Autonoma dell’Ucraina Sud-Orientale’”. Nel 2007 il movimento separatista “Repubblica di Donetsk” è stato vietato, ma nonostante questo ha continuato ad agire non solo indisturbato, ma anche con evidenti protezioni. I separatisti, come segnala per esempio “Novosti Donbassa” nell’agosto 2013, si sono riuniti regolarmente presso l’Università Nazionale di Doneck sotto la presidenza di Purgin (che nel caso gode della protezione del prorettore Tatyana Marmazova del Partito delle Regioni) e insieme a rappresentanti della UEG. Nell’aprile del 2013 lo stesso Purgin si è fatto pubblicità di fronte ai media guidando una spedizione di un centinaio di militanti di estrema destra contro un evento culturale al quale prendeva parte l’ambasciatore americano: lo striscione dei neofascisti in quell’occasione recitava: “Fermare le primavere arabe”.

La mobilitazione più importante prima degli eventi di quest’anno è stata però quella del 4 novembre 2013. Purgin è stato in quel mese l’iniziatore, come fa ogni anno insieme al movimento filoputiniano “Blocco Russo” (“Russkiy Blok”), dell’edizione locale della “Marcia Russa”, un evento organizzato da estremisti di destra e ultranazionalisti panrussi in tutto lo spazio post-sovietico. A Doneck nel novembre scorso vi hanno preso parte circa 200 persone e la manifestazione, svoltasi indisturbata, ha avuto un chiaro carattere neofascista, con sventolare di croci celtiche e altri simboli dell’estrema destra, accompagnati da icone e preghiere. Dell’atmosfera pesantemente neofascista sono una testimonianza le due foto che riportiamo qui sotto.

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Il sito “Gazeta.ua” nella sua cronaca dell’evento cita gli slogan scanditi: “Finché la Russia sarà unita sarà invincibile”, “Per la verità, per la fede, per la terra russa”, “La Russia è tutto, il resto è nulla”. Tra i partecipanti c’è anche il già citato Matyushin, il quale, oltre a dichiararsi apertamente razzista, pronuncia di fronte ai manifestanti le seguenti parole: “In Europa c’è la sodomia, ci sono matrimoni tra persone dello stesso sesso, c’è una piena degradazione della società. L’Europa sta arretrando di fronte all’Islam e nel continente il nome più diffuso tra i neonati è Mohamed. [Gli europei] si preoccupano troppo dei diritti umani e hanno paura di offendere qualcuno. Per questo gli islamici si fanno sempre più arroganti. Anche da noi sarà così [in quel momento Yanukovich stava ancora trattando l’associazione all’Ue – N.d.A.]. L’Europa ci cancellerà, rischiamo di essere invasi dall’Islam, che si sta già sviluppando in Crimea. Io sono a favore del nazionalismo russo, e dell’amore per il mio popolo”. Quel giorno in piazza, dove si è fatto fotografare insieme agli amici neofascisti, c’è anche Aleksandr Khryakov, un altro estremista che oggi è ai vertici dell’autoproclamata “Repubblica del Donetsk”, di cui è capo del comitato per i media e che, al di là di questa funzione, svolge al suo interno un ruolo evidentemente molto importante, visto che è stato lui a condurre il 22 aprile le trattative a porte chiuse con la missione Osce, promettendo a quest’ultima uno sgombero parziale dell’amministrazione regionale occupata, che poi non si è concretizzato. Khryakov è un grandesostenitore dei Berkut, le ormai sciolte forze di sicurezza di Yanukovich che hanno ucciso decine di persone a Maidan. Nel febbraio scorso, a Doneck, durante una manifestazione “antimaidan” alla quale partecipava anche il neofascista Purgin, aveva invitato l’allora presidente a usare senza esitazione la forza contro i manifestanti a Kiev con parole in parte ‘profetiche’: “Lascia che i Berkut ripuliscano gli ‘sporchi’ e noi ti daremo una mano, aiuteremo anche i cosacchi e i nostri soldati sovietici. I soldati russi non hanno certo dimenticato come si usano le armi”. Come se non bastasse, lo stesso Khryakov il 7 marzo si è presentato al canale televisivo “telecomandato” dal Cremlino LifeNews come “rappresentante dei Berkut” (allora ufficialmente già sciolti). (Nella foto qui sotto: Khryakov, sulla destra, alla manifestazione fascista del 4 novembre 2013)

Хряков

A fine gennaio 2014, quando la folla a Maidan stava enormemente crescendo, a Doneck si è tenuta una riunione di questi ambienti di estrema destra che, come loro stessi hanno scritto in tempi non sospetti, cioè prima della “primavera russa”, è stata nei fatti una preparazione dell’attuale “Repubblica di Donetsk” (si veda l’ampio resoconto in http://politikus.ru/articles/12097-vrag-u-vorot-rasskaz-o-konferencii-russkih-nacionalistov-v-donecke.html e nella testata di Dugin http://zavtra.ru/content/view/na-zaschitu-rodnoj-zemli/). La conferenza, intitolata “Il ‘progetto Ucraina’ come minaccia per il mondo russo”, ha riunito nella città ultranazionalisti ed estremisti di destra “della Russia e della Piccola Russia [come gli sciovinisti panrussi chiamano l’Ucraina – N.d.A.]” allo scopo di giungere a una loro coordinazione. Come riferisce uno degli organizzatori, durante la riunione si è giunti alla formazione di un “comitato di organizzazione […] perché nel caso in cui gli eventi dovessero evolversi nel peggiore dei modi potrebbe rendersi necessario appellarsi e agire a suo nome”, visto che, tra l’altro, la questione di “un’organizzazione della difesa della città non è più una questione teorica, ma una questione pratica di cui bisogna occuparsi” e quindi “la conferenza, nel corso del suo stesso svolgimento, si è trasformata in una riunione del quartiere generale per la difesa di Donetsk”. Chi è stato l’organizzatore di questa riunione? Naturalmente è ancora una volta il movimento “Repubblica di Donetsk” che, secondo le parole di uno degli organizzatori, ha riunito intorno a sé “quasi tutte le organizzazioni russe del Donbass insieme a quelle che non vogliono vivere nella Nuova Ucraina sul modello gay di Klichko”. Una delle menti di questa riunione è il già a noi noto neofascista Matyushin, e oltre al suo movimento vi hanno preso parte il già citato Khryakov, nonché movimenti di estrema destra come, “Patriya”, i neonazisti di “Unità Slava” (“Slavyanskoe Edinstvo”), “Taganrog Bianco” (“Bely Taganrog”) di Rostov e ultras neofascisti della squadra di calcio Shakhter. Coordinatore del comitato è stato nominato lo stesso Matyushin, che non a caso avrà poi un ruolo rilevante nei fatti di marzo e aprile, e durante l’incontro è stato deciso di “dare vita a gruppi mobili, capaci di muoversi rapidamente in qualsiasi momento, insieme a gruppi di supporto informativo”. Nel corso della riunione del “comitato di difesa” i partecipanti si sono inoltre amichevolmente consultati via telefono anche con membri della polizia di Donetsk.

La “primavera russa” e il suo volto nero

A Donetsk la cosiddetta “primavera russa” è cominciata il 1° marzo con una manifestazione anti-Kiev organizzata dal Partito delle Regioni (PR), che ha visto la partecipazione di gruppi “filorussi” di ogni sorta, ivi compresi i neofascisti di cui sopra. In piazza quel giorno, grazie anche alle capacità organizzative dei boss locali del PR, c’erano almeno 10.000 persone (si tratta dell’unica occasione in cui nell’Ucraina orientale in questi mesi c’è stata una manifestazione con una partecipazione, se non di massa, comunque rilevante). E’ importante mettere subito in contesto questa data. Il 1 marzo erano passati appena due giorni dalla comparsa degli “uomini verdi” di Mosca in Crimea e si era appena cominciato a parlare di un referendum nella penisola. Nella stessa data a Kharkov, nell’ambito di una manifestazione di 2.000-3.000 persone, squadre di “filorussi” bene organizzati hanno sgomberato con la violenza l’amministrazione regionale occupata da attivisti filo-Maidan, occupandola a loro volta. E nelle stesse ore in cui a Donetsk si svolgeva la manifestazione, a Mosca il Consiglio della Federazione Russa autorizzava Putin a intervenire militarmente in Ucraina in qualsiasi momento lo ritenesse opportuno.

Quel giorno sul palco della manifestazione di Donetsk si erano avvicendati esponenti del PR con discorsi di scarsa presa sul pubblico, ma all’improvviso sul palco è salito un giovane circondato da nerborute guardie del corpo, dopo che queste ultime avevano fisicamente “rimosso” il servizio d’ordine. Il giovane in questione ha pronunciato un discorso a favore dello svolgimento di un referendum, dell’intervento militare della Russia e dell’annessione alla stessa, autoproclamandosi “governatore popolare” di Donetsk (il video dell’intervento di Gubarev il 1 marzo:http://www.youtube.com/watch?v=RVjWxJ2ogUw&feature=share). Il giorno precedente lo stesso giovane era riuscito a leggere un ultimatum dai toni analoghi di fronte al consiglio regionale, grazie al fatto che il già citato boss del PR di Donetsk, Nikolay Levchenko, stretto alleato dell’oligarca Rinat Akhmetov, aveva garantito ai consiglieri la sua serietà. Il giovane in questione era Pavel Gubarev, una figura fino al giorno prima del tutto ignota alla gente locale. Gubarev, che ha 31 anni, è un imprenditore, padrone dell’agenzia pubblicitaria Patison, e da alcuni anni era “dormiente”, nel senso che si interessava esclusivamente del suo business. In piazza a Donetsk si è presentato come leader delle “Milizie Popolari del Donbass” (“Narodnoe Opolchenie Donbassa”), un’organizzazione pressoché sconosciuta fino ad allora, che a suo dire conta duemila membri. Gubarev quel giorno ha annunciato per il 3 marzo una manifestazione alla quale avrebbero preso parte almeno 50.000 persone. In quella data, secondo varie fonti, sono però scese in piazza solo 5.000-7.000 persone (dopo il 3 marzo le manifestazioni “filorusse” continueranno a calare fortemente e nella grande maggioranza dei casi dopo di allora sono state dell’ordine delle centinaia di persone). Gubarev insieme a un paio di centinaia di persone ha assaltato l’edificio dell’amministrazione regionale accompagnato da operatori di stazioni tv della propaganda di Mosca, senza incontrare alcuna resistenza da parte della polizia. L’edificio è stato poi sgomberato dalle autorità con la scusa di un falso allarme bomba, per essere poi di nuovo occupato il 5 marzo dallo stesso Gubarev e una squadra di circa 200 persone. Il 6 marzo Gubarev è stato infine arrestato per separatismo e attualmente per i “filorussi” (che hanno proposto una liberazione degli osservatori Osce sequestrati a Slavyansk in cambio della sua) e, soprattutto, per la propaganda di Mosca è diventato un “martire” e un’icona.

Se Gubarev il 1 marzo era sconosciuto a tutti, in breve tempo sono emersi particolari sulla sua storia. E se non risultano contatti passati tra di lui e i neofascisti del movimento “Repubblica di Donetsk”, la sua estrazione politica è pressoché identica. Svariate testimonianze, fotografie e filmati ci dicono inequivocabilmente che Gubarev nel recente passato è stato membro dell’organizzazione neonazista “Unione Nazionale Russa” (“Russkoe Natsionalnoe Edintsvo”) nell’ambito della quale ha ricevuto anche un addestramento militare (si veda, tra le altre fonti, la documentazione fotografica e video raccolta in http://pauluskp.com/news/48143535d ehttp://pauluskp.com/news/47cdaac80), – sottolineiamo che l’organizzazione opera in Russia e probabilmente, così come le altre forze di estrema destra, ha avuto relazioni con settori degli apparati statali di Mosca. (Nelle foto qui sotto: a sinistra Gubarev insieme ai camerati di Unione Nazionale Russa (terzo da sinistra in basso), e un congresso dell’organizzazione neofascista)

Gubarev UNR   Unita Nazionale Russa

Successivamente Gubarev è stato membro di altre organizzazioni nazionaliste di destra e ha collaborato per breve tempo anche con il PR. Gubarev non ha certo seppellito il suo passato neofascista. Nei giorni della sua breve “primavera” di governatore “del popolo” Gubarev è stato visto (e anche fotografato) da svariate persone insieme a due noti estremisti di destra russi, con i quali era in evidente confidenza. Il primo è Rostislav Zhuravlev, dirigente di “Seconda Russia” (“Drugaya Rossiya”), il partito dei nazi-bolscevichi di Eduard Limonov che predica la superiorità dei russi ed è vicino a Dugin. L’estremista nazi-bol ha avuto un ruolo importante nelle giornate di inizio marzo, avendo partecipato nei momenti più tesi alle trattative con il SBU, i servizi segreti ucraini. Zhuravlev oggi continua a essere in Ucraina, anche se in questo momento sotto le vesti di giornalista del sito filocremlino ura.ru, proprio come un altro suo collega, il cui profilo è ancora più inquietante. Stiamo parlando di Aleksey Khudyakov, che a inizio marzo era presente a Donetsk a fianco di Pavel Gubarev nei momenti salienti delle giornate di assalto agli edifici amministrativi. Khudyakov è salito all’onore delle cronache in Russia come leader del gruppo razzista “Scudo di Mosca” (“Shtit Moskvy”) che ha organizzato nella capitale russa decine di raid violenti contro lavoratori immigrati. La tattica di queste squadracce era quella di organizzare spedizioni punitive in luoghi in cui alloggiavano gli immigrati, malmenandoli e poi chiamando la polizia, che regolarmente arrestava ed espelleva gli immigrati lasciando invece impuniti gli aggressori. Il gruppo godeva dell’appoggio della polizia russa, tanto che un importante funzionario del ministero degli interni di Mosca, Anton Tsvetkov, ha cercato pubblicamente di fare da garante per lui quando infine è stato arrestato. Nello scorso mese di settembre infatti una spedizione punitiva di “Scudo di Mosca” è andata male perché un immigrato ha reagito sparando, il fatto è finito sui media ed è diventato imbarazzante per le autorità russe. Khudyakov è finito in carcere, ma, ancora prima che potesse cominciare il processo, è stato graziato con la stessa amnistia con la quale sono state liberate le Pussy Riot. (Nella foto qui sotto: un raid di “Scudo di Mosca” contro gli immigrati)

Scudo di Mosca

Ci sono però altri particolari inquietanti nella carriera di questo militante razzista. In primo luogo, Khudyakov è stato per ben sei anni membro di “Giovane Russia” (“Rossiya Molodaya”), un’organizzazione giovanile filoputiniana vicina al partito “Russia Unita” – in questa organizzazione era responsabile… dei rapporti con l’Ucraina. In Ucraina Khudyakov ha organizzato a suo tempo in decine di città per “Giovane Russia” l’operazione “Nastro di S. Giorgio”, cioè proprio il nastro che oggi è l’emblema dei separatisti filorussi. Khudyakov è stato inoltre testimone “spontaneo” a Mosca contro gli incriminati di “Seconda Russia” nell’ambito del processo per il “Manezhnoe Delo” e secondo molti osservatori ha agito in tale occasione come una tipica marionetta dei servizi segreti. Oggi Khudyakov tra le altre cose scrive reportage dall’Ucraina per la testata russa di estrema destra “Segodnya”, narrando di inesistenti manifestazioni di decine di migliaia di persone a Donetsk.

Attraverso il già citato Matyushin la “Repubblica del Donetsk” è ricollegabile anche alla organizzazione neofascista e omicida “Immagine Russa”, alla quale abbiamo già accennato in precedenza. Matyushin infatti ne è stato membro e oggi in Ucraina pubblica in VKontakte a nome di “Alleanza Conservatrice di Destra” (“Pravokonservativniy Alyans”),un’organizzazione di cui è presidente e che è erede di “Immagine Russa” dopo che quest’ultima è stata vietata. L’Alleanza Conservatrice di Destra, senza discostarsi dalla propria ideologia neofascista, tenta di darsi un’immagine “europea” e di creare nuovi spazi di collaborazione con le autorità di Mosca. Nei social network Matyushin e altri attivisti filorussi di Donetsk hanno pubblicato più volte messaggi con la richiesta della liberazione di Ilya Goryachevcofondatore di “Immagine Russa” oggi in carcere con svariate accuse di omicidio. L’altro fondatore di “Immagine Russa” è Nikita Tikhonov, autore nel 2009 dell’omicidio di Stanislav Markelov e Anastasia Baburova, il primo un avvocato che difendeva con grande efficacia e per convinzione personale le vittime delle aggressioni neofasciste, la seconda una militante anarchica antifascista e collaboratrice del giornale di opposizione “Novaya Gazeta”. Tikhonov, che per un certo tempo ha collaborato come consulente per il ministero degli interni di Mosca, è stato tra le altre cose membro di “Unione Nazionale Russa”, cioè la stessa organizzazione neofascista di cui ha fatto parte anche Gubarev, е prima di essere arrestato si era nascosto in Ucraina.

Fino al 2009, l’anno dell’omicidio di Markelov e Baburova, “Immagine Russa” ha esibito la propria impunità (suoi membri partecipavano per esempio a talk-show televisivi con generali del ministero degli interni russo) e la propria collaborazione con strutture manovrate dal Cremlino, come per esempio la già menzionata “Giovane Russia”, di cui, come abbiamo visto, faceva parte il razzista Khudyakov che è stato a Donetsk a fianco del “governatore popolare” Gubarev. Goryachev è stato arrestato in Serbia, mentre il suo camerata Mikhail Volkov, coaccusato con lui di omicidio, è stato arrestato in Ucraina. A tale proposito il sito “Grani” osserva che “non meraviglia che l’estremista di destra sia stato arrestato proprio in Ucraina, che è diventata una specie di rifugio per gli estremisti di destra russi”, rilevando che nel paese erano fuggiti per cercare di sfuggire all’arresto un neofascista come Petr Khomyakov, il neonazista Aleksey Korshunov, accusato di due omicidi, e l’estremista di destra Yuriy Belyaev. (Le due foto qui sotto: una manifestazione di Immagine Russa in Russia e la loro presenza a Donetsk nella Marcia Russa indetta da “Repubblica di Donetsk”)

Immagine Russa      Immagine Russa e Repubblica Donetsk

Il cerchio quindi alla fine si chiude, tra il movimento “Repubblica di Donetsk”, l’Unione Nazionale Russa, la UEG di Dugin, Immagine Russa, i filoputiniani di Giovane Russia e la polizia di Mosca e di Donetsk. I neofascisti filorussi di Donetsk, direttamente o attraverso vie più tortuose ma inequivocabili, sono tutti legati a loro camerati della Russia, che in Ucraina hanno evidentemente da lungo tempo una propria base utile per eventuali fughe, e attraverso di essi i “neri del Donetsk” evidentemente sono legati agli apparati di sicurezza del Cremlino anche se, come è regola quando si tratta di servizi segreti, su quest’ultimo legame ci sono solo pesanti indizi, ma non prove. Ci sembra però che una figura di neofascista come quella di Gubarev, che da completo ignoto viene proiettato a eroe e principale motore degli eventi di Donetsk, sia assolutamente tipica delle manovre imbastite dai servizi segreti.

Pushilin, Dugin e l’antisemitismo

Oggi a capo dell’autoproclamata “Repubblica di Donetsk” c’è un altro personaggio oscuro, ma con collegamenti ben chiari con la Russia e l’estrema destra. Il suo nome è Denis Pushilin e, a differenza dei suoi compari, non ha un passato di neofascista, ma ha comunque una storia imbarazzante e che riconduce a Mosca: è stato funzionario del ramo ucraino della piramide finanziaria russa MMM, rilanciata nel 2011 con il progetto del partito “MMM-2011”. A capo della MMM, che a cavallo tra gli anni novanta e duemila aveva truffato una decina di milioni di risparmiatori russi, c’è Sergei Mavrodi, un personaggio molto ambiguo (è stato anche deputato della Duma russa). Nella sua pagina VKontakte Pushilin ha pubblicato nel recente passato molte immagini di Stalin, di cui evidentemente è un adepto e che negli ambienti russi è ammirato dalla maggior parte degli estremisti di destra e degli ultranazionalisti. Il capo della repubblica-fantoccio comunque si è ben presto apertamente adeguato al “vento neofascista” che tira a Donetsk pubblicando il 23 aprile scorso, sempre nella sua pagina in VKontakte, una foto del suo recente incontro con il guru dei neofascisti Aleksandr Dugin. Ha evidentemente voluto così mostrare le sue “credenziali” ai colleghi.(Foto qui sotto: Pushilin insieme al neofascista Dugin, al centro)

Incontro Dugin Pushilin 23 aprile 2014 postato da Matiushin

Accanto a Pushilin tra i dirigenti dell’autoproclamata “Repubblica di Donetsk” va annoverato anche Sergey Tsyplakov, braccio destro di Gubarev che ha diviso con lui in passato la militanza nella neonazista “Unità Nazionale Russa” ed è anch’egli pubblicitario. A Donetsk infine opera anche Oplot (“Baluardo”), un’organizzazione di Kharkov che prende nome da una palestra ed è formata da muscolosi “sportivi” che operano organizzati in squadre per effettuare azioni violente. Oplot recentemente ha occupato l’amministrazione cittadina di Donetsk e ora, in accordo con la “Repubblica di Donetsk”, svolge azioni di pattugliamento nella città. Non si tratta di un’organizzazione esplicitamente di estrema destra, ma il suo profilo e il suo modo di azione non ne sono lontani. Oplot ha partecipato ad azioni violente contro i manifestanti di Maidan insieme a unità dei Berkut e fa parte del “Fronte Ucraino” (“Ukrainskiy Front”), fondato appena dopo la caduta di Yanukovich da due boss di grosso calibro del Partito delle Regioni come Mikhail Dobkin e Gennadiy Kernes. Il coordinatore di Oplot a Donetsk ha inoltre affermato a “Novaya Gazeta” di essere stato un ufficiale dell’esercito russo.

Pushilin è stato direttamente coinvolto nel caso de volantini antisemiti recanti la sua firma insieme al timbro della Repubblica del Donetsk, affissi e distribuiti in prossimità della sinagoga di Donetsk di recente. Il caso ha avuto risonanza internazionale e Pushilin ha smentito categoricamente la paternità dell’azione. In effetti i volantini sono andati a scapito dell’immagine della “Repubblica”, ma qualcuno osserva che potevano avere una finalità interna, quella cioè di consolidare con un messaggio trasversale le simpatie dei neofascisti locali e russi che in questo momento, per ragioni di immagine e per soddisfare le strategie del Cremlino, sono costretti ad agire sotto spoglie neutrali se non addirittura come antifascisti (!). Pushilin poi, con il suo passato di membro di un’organizzazione nota per le sue truffe, è un personaggio le cui parole sono ben poco credibili. Inoltre, il rabbino capo di Donetsk, pur giudicando i volantini un falso, ha comunque chiesto la protezione delle autorità di Kiev, citando esplicitamente tra gli altri il motivo che tra i dirigenti dell’autoproclamata repubblica “c’è un noto antisemita come Aleksandr Khryakov”, cioè il già menzionato dirigente della repubblica-fantoccio e stretto collaboratore di Pushilin.

Ad alimentare i sospetti che i volantini non siano stati un falso per screditare la “Repubblica di Donetsk” c’è stato poi il caso della nuova stazione televisiva di Slavyansk. Nella cittadina che è diventata la roccaforte militare della repubblica è stata inaugurata un’emittente di quest’ultima. La data scelta per l’inaugurazione è infausta, il 20 aprile, anniversario della nascita di Adolf Hitler – i neofascisti ogni anno organizzano “eventi non espliciti” come questo per celebrare il loro führer senza incorrere in divieti. Le trasmissioni di prova, come denuncia video alla mano il Congresso Ebraico Eurasiatico, sono cominciate con il commento di due esponenti della tv: “Qui, da Slavyansk, stiamo per dare un potente colpo informativo alla matrice biblica… alle trasmissioni degli zombie sionisti”. E il primo programma trasmesso è stato il video di una lezione dell’ex generale russo Konstantin Petrov, leader dell’organizzazione antisemita “Il corso della verità e dell’Unità”.

L’assenza di un seguito popolare

Come abbiamo già osservato, se si eccettuano i primissimi due-tre giorni in cui la partecipazione in piazza a Doneck è stata di 5.000-10.000 persone (cifra comunque difficilmente definibile “di massa”, visto che la città ha 1,1 milioni di abitanti), le mobilitazioni dei separatisti hanno avuto ovunque un seguito popolare estremamente scarso, normalmente di alcune centinaia di persone e solo in alcune rare occasioni arrivato a 1.000-2.000 persone. A titolo di esempio, lunedì 21 aprile, un giorno festivo (cioè durante il quale di norma la partecipazione aumenta), secondo fonti russe alla manifestazione di Doneck hanno preso parte “100-200 persone” (http://kommersant.ru/doc/2457472), a quella di Kharkov (che ha 1,4 milioni di abitanti) “circa 200 persone” (http://www.gazeta.ru/politics/news/2014/04/21/n_6099141.shtml) e a quella di Kramatorsk (170.000 abitanti) “non più di 300 persone” (http://www.gazeta.ru/politics/news/2014/04/21/n_6099709.shtml). Riportiamo qui sotto due video, tra i tanti selezionabili, che sono un esempio eloquente della scarsa mobilitazione popolare a sostegno dei separatisti. Il primo è da Slavyansk, il 14 aprile, cioè appena dopo la “presa” della città, in un momento in cui “l’onda dell’entusiasmo” avrebbe dovuto essere al suo apice – come si può vedere in piazza è sceso solo un centinaio di persone (la città ha 120.000 abitanti). Il secondo lo si può vedere aprendo il secondo link e riguarda la dichiarazione della “Repubblica Popolare di Lugansk” nell’omonima città, che ha 500.000 abitanti – come si può vedere dal video la “Repubblica di Lugansk” è stata proclamata da un migliaio di persone o poco più.

VIDEO DI LUGANSK:

http://www.radiosvoboda.org/media/video/25364473.html

I metodi fascisti

Non solo l’origine di tutti i principali attori degli assalti agli edifici amministrativi di Donetsk e dell’autoproclamata repubblica è di matrice neofascista, ma anche i metodi utilizzati fanno parte di quella cultura. Riguardo agli assalti e all’intervento di paramilitari lo spieghiamo più nei dettagli nel capitolo conclusivo. Qui citiamo solo un paio di fatti dando spazio a immagini eloquenti, che costituiscono solo alcuni esempi tra gli innumerevoli possibili. Ricordiamo che gli atti di violenza non possono nemmeno essere considerati una reazione ad altre violenze, dal momento che da inizio marzo e fino a oggi a Donetsk (così come a Kharkov e a Lugansk) i separatisti non sono stati oggetto di alcuna repressione.

Il 13 marzo a Donetsk una folto gruppo di bande di filorussi (un paio di migliaia) ha aggredito alcune decine di militanti pro-Maidan rimasti isolati dal relativo corteo. Si tratta di un’azione vigliacca “di massa” tipica delle squadracce fasciste e che ha provocato la morte di un ragazzo di 22 anni, nonché decine di feriti costretti a passare attraverso un “corridoio dell’umiliazione”. Ecco un video che riprende alcuni momenti di quel giorno:

A Kharkov il 13 aprile una manifestazione di “filorussi” ha aggredito un corteo numericamente inferiore di militanti filo-Maidan. Alcuni di questi ultimi hanno cercato di fuggire in una stazione della metropolitana, ma sono stati raggiunti e brutalmente picchiati dai “filorussi” (ATTENZIONE: le immagini sono particolarmente crude e se ne sconsiglia la visione alle persone più impressionabili – pubblichiamo il video esclusivamente come denuncia dei metodi fascisti):

Ed ecco, su un altro fronte, l’immagine della “conquista” della stazione di polizia a Kramatorsk – è su questo modello interamente paramilitare e senza alcuna partecipazione popolare che, in modo pressoché identico, si sono svolte le azioni di occupazione del 12-13 aprile scorso anche a Slavyansk e in altre città della regione:

Perché i neofascisti di Donetsk sono estremamente pericolosi

Se in un precedente articolo abbiamo denunciato, mettendola in un contesto preciso, la pericolosità dei neofascisti del Pravy Sektor, nel caso degli estremisti di Donetsk ci troviamo a nostra opinione di fronte a sviluppi la cui pericolosità è di gran lunga maggiore. I motivi della nostra valutazione sono i seguenti:

1) I neofascisti di Donetsk non sono, a differenza di Pravy Sektor e anche di Svoboda, gruppi di piccole dimensioni rispetto a un movimento di massa e di enorme portata come era quello di Maidan, che ha coinvolto centinaia di migliaia di persone, e probabilmente milioni in tutto il paese. Qui si tratta di piccoli gruppi che agiscono all’interno di una mobilitazione che non è affatto di massa, e le cui dimensioni arrivano al massimo a quelle di uno “squadrismo allargato”. Questi gruppi, differentemente dai neofascisti di Maidan, hanno un ruolo chiaramente egemone e controllano direttamente il “movimento”, che tra l’altro è evidentemente manovrato da Mosca.

2) L’Antimaidan (e lo dice lo stesso nome) non è un processo rivoluzionario come lo è stato Maidan, pur con le sue numerose contraddizioni. Qui ci troviamo di fronte a un movimento che è dichiaratamente antirivoluzionario, cioè diretto a fermare i processi messisi in moto con Maidan, come dichiarano gli stessi protagonisti e che lo fa contando non sul popolo, ma sul sostegno della potenza militare e propagandistica di Mosca, di cui chiede esplicitamente l’intervento militare. Gubarev e compari nei primi giorni di marzo avevano esultato in internet per l’inizio dell’”antirivoluzione” e a tale proposito è eloquente il seguente manifesto pubblicato in VKontakte da attivisti della “Repubblica di Donetsk” (la traduzione del testo è: “Per il Donbass russo ci vogliono misure radicali – Noi siamo la controrivoluzione, abbasso la rivoluzione! Fine dell’occupazione, libertà per la nazione russa!”):

Repubblica Donbass Manifesto 2014

3) L’Antimaidan di Donetsk e delle altre città della regione agisce con metodi da colpo di stato e paramilitari, senza una partecipazione popolare. Gli assalti delle amministrazioni locali non sono stati “assalti di popolo”, ma operazioni condotte da gruppi militarmente organizzati di 100-200 persone ai quali hanno assistito senza partecipare in un qualche raro caso mille-duemila persone e nella maggior parte dei casi qualche centinaio di persone. Gli organizzatori di queste azioni sono sconosciuti agli abitanti della città e non hanno alcuna forma di mandato popolare. Nei centri minori della regione di Donetsk le azioni sono poi state condotte esclusivamente da formazioni paramilitari mascherate giunte da fuori di cui nessuno sa nulla e i cui membri rimangono ancora oggi anonimi e al di fuori di ogni forma di controllo popolare. Nelle zone da loro controllate si verificano fatti tipici delle giunte fasciste: desaparecidos, torture, espulsioni di rom e così via. Il caso di Pravy Sektor e Svoboda, che agivano in forma non anonima e visibile a tutti, nell’ambito di una rivolta popolare di massa sottoposta a repressioni omicide e criminali, è ben diverso nella sua natura. (Nella foto qui sotto: manifesto razzista antirom distribuito in VKontakte da militanti della Repubblica di Donetsk: “Siamo zingari e non vogliamo lavorare, elemosiniamo spiccioli per la strada e ci riproduciamo in gran numero”)

Repubblica Donbass manifesto antirom

4) L’Antimaidan dell’Ucraina orientale è subdolo. Nonostante la sua anima fascista e i suoi metodi da estrema destra si presenta con un’iconografia antifascista e si dichiara come tale (il termine “antifascista” qui in realtà va interpretato come “anti-Ucraina centrale e occidentale” e “antirivoluzione” visto che per i separatisti, così come per Mosca, le persone che hanno partecipato a Maidan sono tutte senza eccezione fasciste). I leader e gli attivisti della “Repubblica” cercano inoltre di ingannare i più ingenui con qualche vago slogan “sociale”, come d’altronde hanno sempre fatto i fascisti. Il tutto è evidentemente in funzione della propaganda del regime di Mosca, che è vicino all’estrema destra, ma per ragioni storiche deve basarsi su un patriottismo che fa riferimento alla vittoria nella Seconda guerra mondiale. Inoltre, i leader della “Repubblica di Donetsk” prediligono l’anonimità completa, o si nascondono dietro una sorta di amnesia biografica – pressoché nessuno sa chi siano, di cosa discutano, che progetti più dettagliati abbiano sul territorio al di là degli slogan generici sul referendum e l’aiuto della Russia. Si dicono contro gli oligarchi, ma in realtà sono solo contro quello inviato da Kiev, Sergey Taruta, mentre prendono ordini da quello più forte, Rinat Akhmetov, che l’8 aprile si è recato in visita da loro e di cui hanno immediatamente adempiuto l’ordine di abbandonare l’edificio della SBU che avevano occupato. In realtà, essendo con ogni probabilità solo della marionette, gli attivisti della repubblica-fantoccio non hanno alcun progetto locale che non sia un progetto di Mosca o un progetto della “internazionale nera”.

5) L’Antimaidan dell’Ucraina orientale richiede insistentemente l’intervento militare dell’imperialismo russo e il minaccioso sostegno militare di quest’ultimo è l’unica arma che gli consente di rimanere sulla scena con tanta visibilità. Non ha le risorse politiche e il sostegno di massa necessari per imporsi autonomamente (cosa che probabilmente nemmeno gli interessa) e pertanto è inerentemente succube all’imperialismo sciovinista di Mosca.(Nella foto qui sotto: Dugin e il leader di Jobbik, Gabor Vona, a Mosca).

Dugin_Vona_2013

6) Infine, e si tratta di un altro aspetto estremamente inquietante secondo noi, l’azione dei neofascisti del Donetsk va messa nel contesto della linea che Putin sta seguendo sempre più massicciamente, e cioè quella di raccogliere il consenso dell’estrema destra europea, dal Fronte Nazionale, a Jobbik ad Alba Dorata, e di diventarne il punto di riferimento. Mosca sta stabilendo contatti sempre più intensi, anche a livello ufficiale, con tutte le formazioni di estrema destra del continente, mentre gli ideologi del Cremlino ne promuovono l’ideologia sia a livello interno che a livello internazionale con il potente sostegno dei media di Mosca (su questo tema si vedano, tra gli altri, l’articolo di Andrea Pipino per il sito di “Internazionale” – http://www.internazionale.it/superblog/andrea-pipino/2014/04/22/il-camerata-putin-e-lestrema-destra-europea/ – e vari materiali nel sito di Anton Shekhovtsov:http://anton-shekhovtsov.blogspot.fr/). E se l’estrema destra “di Kiev” è l’estrema destra di uno stato isolato e debole sia economicamente che militarmente, quella del Donetsk ha invece alle sue spalle una grande potenza militare e nucleare, strettamente integrata nel sistema capitalista mondiale nell’ambito del quale gode di importanti leve di influenza, come per esempio il controllo di enormi fonti energetiche.

Sono aspetti che secondo noi non devono assolutamente essere sottovalutati. Il rischio, a settanta anni dalla sconfitta del fascismo, è quello di trovarci impreparati di fronte a un possibile suo rilancio a livello europeo, tra le altre cose con un supporto militare e nucleare, anche se magari sotto nuove e più ambigue spoglie.

(Questo articolo è dedicato alla memoria degli antifascisti russi Stanislav Markelov e Anastasia Baburova, uccisi dalla mano dei neofascisti di cui sopra e che oggi purtroppo non possono più contribuire a combatterli, come sicuramente avrebbero continuato a fare)

Pagine nel social network VKontakte:
Alleanza Conservativa di Destra del Donbass: http://vk.com/wall-28622710?own=1
Aleksandr Matyushin (Alexander de Krog): http://vk.com/de_krog88
Varyag Crew: http://vk.com/varyagcrew
Denis Pushilin: http://vk.com/denmakmmm
Andrey Purgin: http://vk.com/id17609417
Doneckaya Republika: http://vk.com/club3223620
Rostislav Zhuravlev: http://vk.com/nazbol
Sergey Tsyplakov: http://vk.com/id12945295
Narodnoe Opolchenie Donbassa (Gubarev): http://vk.com/polkdonbassa

Nell’articolo originario si possono trovare ulteriori fonti d’informazione.

Tratto da: www.crisiglobale.wordpress.com

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