PER IL DIRITTO ALLA CITTA’

Livorno è la prima città della Toscana per numero di sfratti: uno ogni 170 famiglie nei dodici mesi dello scorso anno. Il doppio rispetto a Pisa (uno ogni 336 famiglie) o Lucca (uno ogni 356).

La drammaticità di questa situazione è evidente, poco o niente è stato fatto dalle istituzioni per arginare questo problema.

Esiste la “contraddizione” di avere famiglie intere fuori casa e spazi pubblici, comunali e statali, vuoti ed abbandonati,  oltre ad avere in città alcune migliaia di appartamenti privati liberi e non affittati.

Noi riteniamo che il poter viver in una casa sia un diritto fondamentale e che la casa debba essere garantita a tutti/e.

 Mentre si costruiscono appartamenti che poi resteranno sfitti perché a prezzi inaccessibili per famiglie a basso/medio reddito o per i giovani, vedi il caso delle costruzioni nelle aree dell’ex cantiere navale e dei nuovi quartieri di Magrignano, oppure si regalano terreni per costruire inutili nuovi centri commerciali (vedi area del Nuovo Centro) o si svendono patrimoni pubblici (vedi Asl), in questi anni è stata abbandonata qualsiasi idea o programma di edilizia popolare.

Negli ultimi anni il patrimonio immobiliare del Comune è passato da circa 9.000 unita immobiliari alle attuali 6.000 su un totale di 76.000 unità presenti nel Comune. Questi 6.000 alloggi sono nella disponibilità della Casalp, l’ente che gestisce gli alloggi popolari e li dà in assegnamento. Con l’attuale metodo di assegnazione degli alloggi, mediante graduatoria, la situazione è di fatto irrisolvibile. Infatti non è possibile dare una casa a tutti i richiedenti, che sono circa 1.200 famiglie, quando tramite graduatoria possono essere sistemate non più di 100-150 famiglie l’anno.

E’ evidente che anni di immobilismo, di attenzione agli interessi della rendita e di svendita/privatizzazione del patrimonio immobiliare pubblico da parte delle amministrazioni, sia attuali che precedenti (tutte targate PCI/PDS/DS/PD), hanno portato a questa risultato.

La crisi economica, l’assenza di lavoro,  la mancanza di un reddito sicuro, hanno poi accentuato questa situazione. E’ ovvio quindi che oggi la risposta che molte famiglie senza casa si danno è quella di rischiare sulla propria pelle, occupando spazi pubblici vuoti.

Una pratica che riteniamo legittima e che quindi deve essere valorizzata e non certo criminalizzata, come con l’ultimo decreto del governo Renzi.

Ma quale deve essere la politica e i principi di una futura amministrazione comunale solidale e democratica?

Principi base

Difesa del territorio che abbia la “tutela paesaggistica” e la  “tutela della qualità del territorio agricolo” come elementi caratterizzanti, sancendo la “prevalenza” dell’interesse pubblico sull’interesse privato e la subordinazione dell’iniziativa economica privata alla sua funzione sociale;

Difesa intransigente di ogni proprietà pubblica e collettiva demaniale, di ogni bene comune, materiale ed immateriale, che devono ritenersi ritenersi inalienabile;

Sviluppo della qualità del territorio urbanizzato e dell’edilizia in modo tale da garantire: la salute ed il benessere degli abitanti e dei lavoratori; l’eliminazione delle barriere architettoniche e la piena fruibilità degli spazi pubblici; la produzione locale di energia e la riduzione/risparmio dei consumi energetici; il risparmio idrico;

Rifiuto di qualsiasi politica urbanistica che sostituisca “atti autorativi” con “atti negoziali”, come precedentemente tentato da precedenti governi, in modo particolare da quello Berlusconi tramite la Legge Lupi (attuale ministro del governo Renzi), per altro approvata alla Camera con la complicità dell’allora DS e fortunatamente decaduta per una crisi di governo.

Emergenza abitativa:

Combattere l’emergenza abitative e dare una risposta alla domanda di casa:

•          tramite una riqualificazione del patrimonio pubblico, un riutilizzo degli spazi pubblici vuoti, abbandonati o sottoutilizzati, favorendone la trasformazione della destinazione d’uso in residenziale. Interventi pubblici che devono favorire la creazione di alloggi di piccole/medie dimensioni, rivolti a risolvere le emergenze abitative, nella forma di co-housing e dell’autocostruzione:

•          introducendo una quota di alloggi sociali, intesi come standard urbanistici, per ogni nuovo insediamento immobiliare privato e agevolato, da assicurare con alloggi a destinazione vincolata, cessione di immobili o oneri aggiuntivi

•          attraverso una politica che permetta di colpire le case sottratte al mercato degli affitti per speculazione, anche tramite la requisizione temporanea per motivi di urgenza abitativa.

•          favorendo l’immissione delle case private sfitte nel circuito degli affitti tramite garanzie ai piccoli proprietari, in caso di morosità incolpevole dell’inquilino, e una politica tariffaria e fiscale che privilegi chi affitta e penalizzi chi mantiene sfitte le proprietà.

Contrastare la dismissione del patrimonio pubblico (vendita e riscatto) e disincentivare la proprietà dell’abitazione.

La politica a cui abbiamo assistito in questi ultimi decenni, tesa a favorire l’acquisto di case, a discapito di un vero piano di abitazioni popolari in affitto regolato, deve essere inserita all’interno di una più generale volontà di integrazione ideologica delle classi subalterne e di controllo su di esse e sulla loro conflittualità, sempre più subordinata alla necessità di dover rispettare gli impegni finanziari scadenzati dai mutui ipotecari.

Blocco della edilizia agevolata e sviluppo dell’edilizia popolare pubblica, contro il blocco di potere e di interessi che vede alleati imprese private, cooperative edili e di proprietari, banche, amministratori e sindacati edili.

La decisione del Governo Renzi  di dismettere centinaia di caserme non deve essere trasformato in una nuova occasione per la rendita e la speculazione, ma essere collegato ad un piano pubblico teso a mantenere la proprietà collettiva e garantire i finanziamenti per una riqualificazione edile e urbanistica tesa soddisfare la domanda di case in affitto a canoni controllati e coprire le emergenze abitative.

Diritto alla città

L’autogestione e l’autorganizzazione come strumenti per una risposta collettiva alla crisi della democrazia, come strumenti per la riappropriazione di diritti e beni confiscati dal blocco di potere dominante.

Va dato il sostegno e la solidarietà a tutti coloro che lottano per il diritto alla casa e che in questi mesi stanno subendo le ritorsioni e una pesante repressione da parte delle “istituzioni”.

Rifiutare di applicare la norma di divieto di allaccio delle utenze acqua e luce alle case occupate prevista, anche in forma retroattiva, dal “piano casa” del governo Renzi.e dal suo famigerato ministro di Comunione e Liberazione Maurizio Lupi;

Per una maggiore qualità urbana

            •          Fermare il consumo del territorio, e con esso la rendita e la speculazione: la variante come limite del territorio urbanizzato, invalicabile per qualsiasi nuova espansioni urbana, residenziale o industriale/artigianale/commerciale/di servizi.

•          All’interno del territorio urbanizzato deve essere favorito il riuso e la riqualificazione rivolto a garantire una qualità insediativa ed edilizia sostenibile;

•          Regolamento edilizio deve impedire le pratica di frazionamento degli immobili e la trasformazione di fondi commerciali in immobili ad uso residenziale.

•          Politica di piantumazione e di riqualificazione del verde pubblico esistente e creazione di nuovi spazi verdi urbani.

bloccare il diffondersi ormai forsennato dei grandi centri commerciali, trovando un equilibrio tra grande e piccola distribuzione, attivando forme di sostegno ai vari negozi di vicinato, privilegiando quelli nei quartieri popolari e quelli di qualità (negozi storici, librerie, cinema, attività artigianali, vecchi mestieri rivolti al riuso, distribuzione eco solidale, ecc,.

Crediamo che grande importanza debba avere anche un nuovo piano del traffico che privilegi la mobilità dolce (pedoni e biciclette) e il trasporto pubblico, per motivi ambientali e di vivibilità, e che sia finalizzato non solo a garantire il collegamento verticale tra periferie e centro, ma anche quello circolare tra le differenti periferie della città. Per questo deve essere mantenuto pubblico il trasporto.

Deve essere valorizzato il parco delle colline livornesi, bloccando la speculazione e la cementificazione nella zona di Montenero, e attivando attività produttive pubbliche di uso sportivo, turistico, educativo, agricolo biologico.

La costa deve essere resa fruibile a tutti i cittadini e deve essere garantito il passaggio a mare, rendendo sicura la balneazione, pulite le spiagge e la costa, le acque, garantendo servizi balneari a prezzi popolari e non speculativi. Nessuna area demaniale deve essere privatizzata.

 

in campo urbanistico, la soluzione dei bisogni della popolazione, non potrà essere risolta se non con un cambio delle norme costituzionali che garantiscano in modo definitivo il concetto della separazione del diritto di proprietà dei suoli dal diritto di edificare,

introducendo l’eliminazione del diritto ad un indennizzo in caso di esproprio dei terreni per uso pubblico.

Ed è anche su questi terreni che le amministrazioni solidali si devono impegnare e coordinarsi per porre al governo centrale e al parlamento la centralità di questo obiettivo, e creare mobilitazioni e pressioni popolari, anche conflittuali, capaci di andare in questo senso.

 new babilonia

 

 

 

 

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