La coalizione socialista “Opposizione di sinistra” propone la sua valutazione riguardo l’aggressione russa in Crimea e il ruolo distruttivo dei nazionalisti ucraini. L’intervento degli eserciti russi è stato reso possibile come conseguenza di una spaccatura nella società ucraina. La sua unità è impossibile avendo al potere oligarchi e sciovinisti. Solo la solidarietà salverà l’Ucraina.

1 ) Noi siamo per l’autodeterminazione di Crimea solo dopo il ritiro delle armate russe che stanno portando avanti uno scandaloso intervento. Siamo per l’autodeterminazione dei popoli, e non di élite mercenarie che si “auto-determinano” in modo da proteggersi dagli abitanti della Crimea grazie alle armi automatiche russe. L’esito del separatismo in Crimea porterà alla rinascita dell’impero russo, che minaccia una guerra mondiale.

2) La giustificazione per l’aggressione di Putin è l’isteria nazionalista che i leader del Maidan hanno ignorato. Attacchi xenofobi aggressivi sono stati considerati normali, e ancora oggi nei picchetti anti-guerra ascoltiamo slogan provocatori come “Gloria alla nazione! Morte ai suoi nemici!”. La manipolazione del Cremlino di questi slogan ha terrorizzato la gente dell’est e del sud. Tuttavia, l’aggressione avviata dalla Federazione russa è palesemente imperialista e diretta contro la repubblica rivoluzionaria (la rivoluzione genuina, sfavorevole agli oligarchi, che aveva appena cominciato a svilupparsi e che sicuramente avrebbe messo all’ordine del giorno la questione sociale).

Una guerra di liberazione, se guidata dagli oligarchi ucraini, si risolverebbe in una fascistizzazione della società: possiamo aspettarci un’unificazione intorno a mitici interessi nazionali, una pesante dittatura e politiche sociali indirizzate a concentrare la ricchezza nelle mani dell’élite. Il nostro governo può rivendicare la legittimità popolare solo dopo una profonda pulizia sociale. Invece, il nostro governo è stato legittimato dalla minaccia di un intervento straniero – così siamo costretti ad amare un regime, non il nostro paese. Il governo in Ucraina sta progressivamente passando direttamente nelle mani degli oligarchi (Kolomoisky e Taruta sono diventati governatori). Gli oligarchi hanno saccheggiato il nostro paese e ora chiedono che le persone che soffrono la fame si mobilitino in difesa del loro stato corrotto!

3) il Maidan non è stato uniforme – i nazionalisti radicali hanno effettivamente corrotto la protesta con la xenofobia, ma fortunatamente non hanno determinano le richieste del Maidan. Le popolazioni orientali e meridionali dell’Ucraina, come pure i membri delle minoranze etniche, dovrebbero sapere che nel Maidan si trovavano molti rappresentanti di quelle forze che sostenevano le posizioni internazionaliste, di sinistra e democratiche. Sostenere il mito di un “Maidan fascista” significa legittimare l’uso della forza da parte di neonazisti contro tali cittadini che sono in disaccordo con loro. Siamo molto rattristati nel vedere che le idee antifasciste vengono sfruttate per giustificare la guerra. Antifascismo è solidarietà, non è un’invasione militare!

4) i cittadini dellUcraina occidentale e centrale dovrebbero fare pressioni sul governo affinché non tolleri alcuna discriminazione linguistica, la distruzione di monumenti o l’incitamento a ostilità ingiustificate. Una “ucrainizzazione” condotta dagli oligarchi può essere realizzata solo in chiave sciovinista. E’ necessario rivedere la politica linguistica e allargare il diritto di utilizzare la lingua madre nelle regioni in cui è richiesto. La rinascita nazionale-culturale degli ucraini e degli altri popoli del nostro paese è inseparabile dalla risoluzione delle questioni sociali.

5 ) Noi siamo per la conservazione di una Ucraina unita, come fenomeno culturale unico. La coesistenza di diverse etnie arricchisce la cultura umana universale. In caso di divisione del paese il dominio degli sciovinismi prevarrà in ogni sua parte. Tutti i conflitti in Ucraina sono il risultato della dittatura degli oligarchi. L’Ucraina può essere consolidata sulla base della sconfitta di tale dominio – i lavoratori dell’est e del sud vogliono anche loro un cambiamento sociale e devono capire che infiammare questo tipo di conflitto rende semplicemente impossibili tali prospettive di miglioramento per un lungo periodo.

6) il governo della Federazione russa è controllato dai più conservatori sostenitori degli interessi del capitale; ed è per questo che quei cittadini che sostengono un referendum sulla “riunificazione” con la Russia farebbero meglio a prepararsi ad uno stato di polizia e ad una politica antisociale. Non permetteremo una vittoria dell’imperialismo russo sulla base del passato; nonostante le affermazioni dei nazionalisti borghesi ucraini, non è rimasta alcuna traccia di socialismo in Russia. La popolazione di Ucraina inizierà a odiare i russi ancora di più, mentre tra le masse russe cresceranno ulteriormente illusioni imperialistiche e revansciste. Le promesse di una vita migliore in stile hitleriano culmineranno in una catastrofe per la nazione aggressora. Non dimentichiamo che questa guerra è anche un’opportunità per il capitale occidentale per schierare eserciti a suo vantaggio armamenti e impadronirsi di una parte del territorio ucraino.

7 ) Dobbiamo rivolgerci in primo luogo alla popolazione russofona dell’Ucraina e ai russi che non sostengono la guerra. Essi devono sabotare la mobilitazione e i menti dell’esercito occupante, anche esercitando una pressione costante sul governo russo e la capitale russa. L’imperialismo russo li sta usando per rafforzare il suo dominio attraverso un referendum. È necessario creare brigate internazionali per mantenere l’ordine legale, per opporsi allo sciovinismo di entrambe le parti, per difendere impianti strategici, per svolgere propaganda fra le truppe, per opporsi al disarmo degli eserciti ucraini. I lavoratori formino distaccamenti di autodifesa nelle imprese per la loro protezione da interventi esterni e dalle mani avare dei loro nefasti “proprietari”. Organizzino distaccamenti con persone di loro fiducia o con quelle che sono disposte ad eleggere! L’esercito ucraino dovrebbe agire sotto il controllo dei cittadini. Perché morire sotto la guida di nazionalisti come Parubiy e Yarosh? Hanno sulla coscienza stupidi errori tattici nella guida dell’Euromaidan e nell’alimentazione delle ostilità interetniche. Perché morire per gli interessi di Akhmetov- Kolomoiskys? I lavoratori di tutte le nazioni dovrebbero imparare la solidarietà dal oligarchi ucraini – loro hanno superato tutte le loro differenze e si sono uniti attorno ai loro comuni interessi di classe.

Basta con i banditi titolari di cariche che sono diventati separatisti!
Abbasso l’imperialismo russo !
Abbasso gli sciovinisti ucraini!
Lunga vita ad un’indipendente Ucraina dei lavoratori!

3 marzo 2014

Tratto da: www.communianet.org

I POPOLI DELL’UCRAINA PRESI D’OSTAGGIO DALLE GRANDI POTENZE

La situazione in Ucraina evolve in un confronto sempre più drammatico e denso di pericoli, in cui gli interessi dei popoli dell’Ucraina sono completamente presi in ostaggio dallo scontro tra le grandi potenze.

Dopo l’insediamento del nuovo governo ucraino e il varo di misure discriminatorie nei confronti dei settori russofoni della popolazione, il Parlamento russo ha dato via libera ad un intervento militare in Ucraina, concretizzato con l’occupazione militare da parte di Mosca dell’intera regione della Crimea, dove ha sede una sua base militare. Contemporaneamente in altre parti dell’Ucraina dell’est hanno avuto luogo diverse manifestazioni prorusse. In risposta a questi avvenimenti Kiev ha proclamato la mobilitazione generale contro quella che viene qualificata “l’aggressione russa” all’Ucraina.

Le grandi potenze occidentali denunciano l’iniziativa russa, ma per parte loro hanno incoraggiato in ogni modo le forze reazionarie e liberiste, compresa l’estrema destra fascista, dell’Ucraina perché si allineasse con l’Unione Europea e le sue politiche. Sono ora gli Usa stessi a prendere il comando delle potenze occidentali e a impegnarsi in un pericoloso braccio di ferro con la Russia.

Sia i servitori di Putin, sia i servitori delle potenze occidentali vogliono soffocare la rivolta dei lavoratori e della popolazione contro i disastri della crisi economica provocata dagli oligarchi e dagli affaristi che hanno reso sistemica la corruzione.

Le rivalità delle grandi potenze per controllare questa regione strategica rischiano di portare a una divisione dell’Ucraina, come già era avvenuto negli anni 90 per la ex Iugoslavia con un prezzo terribile di vite e drammi umani e una devastante situazione economica e sociale.

I popoli dell’Ucraina per interrompere il processo mortale che è in corso, e per difendere il loro diritto all’autodeterminazione, alla democrazia e alla giustizia sociale, non possono certo contare sull’ONU e le diplomazie che sono del tutto sottomesse alla lotta degli interessi contrapposti da una parte dell’Unione Europea e del loro alleato americano e dall’altra della Russia.

Crediamo anche che occorra contrastare nel nostro paese gli orientamenti politici di coloro che, da varie parti, con diverse parzialità e sofismi fanno propaganda perché ci si schieri o con l’autocrate del Cremlino o con le classi dominanti liberiste dell’UE e di Usa, incuranti gli uni e gli altri degli interessi profondi e alternativi a tutte le dominazioni delle masse popolari ucraine.

Solo l’intervento delle lavoratrici e dei lavoratori, delle classi popolari può impedire che la situazione volga al peggio; come hanno saputo fare rovesciando l’odiata dittatura di Yanukovitch, solo loro possono impedire che la crisi ucraina si risolva con un semplice ricambio delle élites dominanti, o magari con la divisione del paese sotto la tutela di qualche grande potenza; solo l’intervento dei lavoratori può imporre invece il rispetto dei diritti per tutti i popoli presenti su quel territorio, mettendo fine alle privatizzazioni che distruggono l’economia ucraina e aprendo la strada a una Europa fondata sulla solidarietà e la cooperazione e non sulla concorrenza tra i popoli.

 

Ucraini, russi ed europei contro la guerra di Putin

Di Gabriel Levy

2 marzo 2014

Ucraini, russi ed europei erano in piazza oggi a protestare contro l’attacco del regime di Putin all’Ucraina. E’ l’unico raggio di luce che vedo in un cielo scuro messo in ombra dal pericolo della guerra, con 6000 soldati russi  presumibilmente sul territorio ucraino in Crimea, alcuni dei quali circondano le basi ucraine.

Russia

A Mosca, molti dimostranti contro la guerra sono stati arrestati. Ogni volta che i manifestanti  si radunavano in piazza Manezhaya, al centro della città, ne venivano arrestati altri. La Novaya Gazeta, il giornale liberale dell’opposizione, ha riferito di 265 arresti, calcolati  proprio dopo le 16, ora di Mosca.

Le voci sulla sinistra radicale russa erano inequivocabili. “E’ necessario chiamare le cose con il loro nome: ciò che sta accadendo in Crimea in questi giorni è un classico atto di intervento imperialista da parte dello stato russo”, ha detto il gruppo Sinistra Aperta in una dichiarazione pubblicata in inglese qui. *

“Piazza Maidan ha aperto le cataratte dell’attività dei teppisti di estrema destra – e allo stesso tempo ha incitato alla vita politica grandi masse di persone che forse per la prima volta percepiscono che loro stesse sono in grado  di determinare il loro destino. Questa gamma di possibilità ha la possibilità di risolversi in cambiamenti sociali progressivi, e nella vittoria della reazione estrema. Però la decisione finale deve, senza dubbio, essere lasciata al stessa gente” dell’Ucraina”, ha scritto Sinistra Aperta.

Ucraina

Moltissima gente si è unita alle dimostrazioni contro la guerra non soltanto a Kiev, ma in tutte le grandi città di lingua russa della parte orientale del paese. La Ukrainska Pravda ha riferito di una dimostrazione di 5.000/10.000 persone contro l’aggressione di Putin a Nikolaiev, una città nell’Ucraina meridionale  prevalentemente russofona. L’articolo diceva che i lavoratori del settore agricolo e pubblico, gli studenti e l’intellighenzia erano tutti alla manifestazione.

A Dnipropetrovsk, una città industriale  prevalentemente russofona,  e a Odessa la città portuale nell’Ucraina meridionale, prevalentemente russofona,  parecchie migliaia di persone hanno partecipato a proteste dello stesso genere. Ci sono state dimostrazioni a Kharkiv, Donetsk, Kherson e Zaporozhye – meno numerose di quelle filo-russe…ma vergognosamente minimizzate dai servizi giornalistici occidentali.

A Kiev, la sinistra radicale ha chiesto la solidarietà della classe operaia contro il militarismo di Putin. “E’ inutile aspettare  “soccorso” dalla NATO, si diceva in una dichiarazione dell’Unione dei lavoratori autonomi. “La guerra può essere allontanata soltanto se i proletari di tutti i paesi, prima e soprattutto ucraini e russi, oppongono resistenza contro il regime criminale di Putin.”

Attivisti nell’Ucraina orientale

“Però, dopo che la Russia ha inviato le sue forze in Crimea e ha minacciato la guerra, entrambe le parti erano pronte a lasciar stare le loro differenze e a difendere l’Ucraina. La conclusione è che questa conflitto sta cominciando a unire le persone. Quelle che appoggiano apertamente  l’intervento russo non sono visibili subito.

“D’altra parte c’è la minaccia che i radicali di destra vadano  al potere. Ieri molti oligarchi sono stati nominati  governatorati delle regioni orientali. [In una serie  di nuovi governatori nominati, Igor Kolomoisky il miliardario il cui campo di affari va dal petrolio alle telecomunicazioni, è stato fatto governatore della regione di Dnipropetrovsk e Sergei Taruta, il magnate dell’acciaio, governatore della regione di Donetsk]. E in precedenza  c’erano voci che stanno finanziando l’Euromaidan, che appoggia il partito populista di destra, Svoboda, per esempio. E ora ne stiamo avendo la conferma. Ma le persone comuni, i lavoratori, hanno poco da dire in proposito.”

Un attivista radicale di sinistra, D., di  Dnipropetrovsk, ha scritto una mail che aveva una vena più pessimista, citando Puskin: “La gente era silenziosa.” [Il famoso verso del  dramma Borid Gudonov – GL.]. “Questo si applica ai lavoratori, giovani o “vecchi, diceva. Gli eventi che si svolgevano attorno alle manifestazioni di piazza Maidan hanno avuto un effetto polarizzante. “Vasti strati sono stati attirati dal nazionalismo, ucraino o russo […] E’ una catastrofe, che potrebbe essere paragonata al 14 agosto 1914 [lo scoppio della prima guerra mondiale].

“Tra i socialisti e gli anarchici c’è uno stato d’animo molto pessimista. Venticinque anni di propaganda socialista che veniva da una vasta gamma di gruppi e di idee di sinistra, sembrano non  essere andati da alcuna parte, spariti come uno sbuffo di fumo. Naturalmente non avevamo dei grandi successi  prima  (al contrario che nel 1914). Ma quello che accade oggi dà l’impressione che tutti questi decenni di lavoro socialista siano stati inutili, non anbbiano prodotto alcun risultato.

Malgrado la sua ipotesi pessimista, D. ha aggiunto che, riguardo a una possibile incursione dell’esercito russo, l’indignazione è irrefrenabile. Nei tre o quattro giorni passati dall’inizio dell’attività militare in Crimea, non ho sentito nessuna altra reazione.”

Londra

A Londra, la città dove c’è la più grossa comunità di immigrati russi  nell’Europa Occidentale, una dimostrazione contro la guerra davanti all’ambasciata russa, è stata seguita da un’azione a Trafalgar Square, dove Boris Johnson ospitava un festival per festeggiare Maslenitsa (l’equivalente russo del Martedì grasso). Uno striscione con le scritte: “No alle invasioni! Basta con le repressioni!” era appeso  a un  balcone della piazza.

Gli organizzatori della dimostrazione avevano come obiettivo gli sponsor di aziende russe dell’evento – come li chiamano –la compagnia petrolifera Rosfnet, la maggiore responsabile dell’inquinamento, l’Aeroflot distruttrice di sindacati,   i media russi di stato che vendono odio, e la  Kazmunaigaz, [Compagnia nazionale Kazaka del petrolio e del gas, n.d.t],  responsabile del massacro dei lavoratori petroliferi  Kazachi”.

Commenti

Contro che cosa Putin sta dirigendo questa guerra? La storia raccontata nei media occidentali è che cerca di indebolire il nuovo governo ucraino – nazionalista e di destra, con un primo ministro, economista neoliberale e i dicasteri affidati soprattutto a membri della Baktivshchina (il partito liberale di destra di Yulia Timoshenko) e i populisti nazionalisti radicali del partito Svoboda.

Non penso che questa coalizione  messa insieme durante la crisi seguita alla fuga di Yanukovich, sia il suo obiettivo principale. Invece è il movimento di massa che ha accompagnato le proteste di Piazza Maidan, che ha spinto all’azione politica e sociale gli Ucraini comuni a un livello che non aveva precedenti fin dalla  divisione  dell’Unione Sovietica. Putin teme soprattutto il diffondersi della protesta, e la partecipazione popolare, anche  in Russia.

In un precedente articolo avevo scritto che “l’appoggio russo al separatismo nell’Ucraina orientale, o anche, in extremis, una guerra civile”, non erano le prospettive più probabili. Mi sbagliavo. E ora, sebbene l’azione militare oltre la Crimea è improbabile – o forse intendo dire “impensabile” perché le conseguenze sarebbero disastrose – si deve riconoscere che l’operazione di Putin in Crimea poteva andare fuori controllo.

Sono d’accordo con la dichiarazione della Sinistra Aperta, in Russia, che l’operazione in Crimea non può risolvere i problemi fondamentali di Putin. Il suo regime non è costruito su fondamenta solide. La Russia sta scivolando di nuovo nella recessione, la sua economia è in grado soltanto di mantenere  la  sua posizione,  soltanto grazie ai prezzi alti del petrolio sul mercato internazionale.

Ieri, durante una discussione sull’Ucraina, con delle persone della sinistra britannica, è stata  espressa l’opinione che  “l’antifascismo”, inteso come opposizione al nuovo governo dell’Ucraina, è la priorità, e che non sarebbe una ‘brutta  cosa’ se il regime di Putin mettesse le armi in mano della “milizia antifascista”.

Ma non c’è una “milizia antifascista”. La sinistra europea non dovrebbe usare questa crisi per indulgere alle sue personali fantasie. Certo, in Europa dovremmo fare tutto quello che possiamo per aiutare i socialisti ucraini e le organizzazioni sindacali che sono  sotto attacco dei nazionalisti di destra e dei fascisti, come ho sostenuto in un precedente articolo. Ma non c’è dubbio da dove stia arrivando la minaccia più grande per la solidarietà della classe operaia, per i movimenti sociali e per i tentativi della gente in Ucraina e in Russia di dare forma al proprio futuro….arriva dal militarismo di Putin.

Appoggiamo il movimento contro la guerra e la classe operaia indipendente e i movimenti sociali in Ucraina e in Russia comunque possiamo.  GL.

*http://www.criticatac.ro/lefteast/crimea-not-ours-or-yours/

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

No alla guerra con l’Ucraina! Dichiarazione del «Movimento socialista russo» 

La guerra sta iniziando. Con l’obiettivo di proteggere e incrementare il patrimonio dei magnati e oligarchi intorno a Yanukovych, la leadership russa russa sta preparando un’invasione militare in Ucraina.
Questa aggressione è gravida di conseguenze disastrose per le popolazioni ucraine e russe e, soprattutto, per le popolazioni della Repubblica Autonoma di Crimea e delle regioni industriali ucraine sudorientali.
Per l’Ucraina  significa anche l’escalation del conflitto etnico; per la Russia, il rafforzamento della dittatura, della repressione e dell’isteria sciovinista con cui l’élite al potere cerca di neutralizzare la rabbia pubblica contro le conseguenze di una crisi economica profonda.
Condividiamo la preoccupazione dei residenti del Sud-est dell’Ucraina riguardo le tendenze nazionalistiche delle nuove autorità di Kiev. Tuttavia, siamo convinti che non saranno i carri armati di Putin, ma l’autorganizzazione e la lotta del popolo per i suoi diritti civili, politici e socio-economici che potrà portare alla libertà.
I popoli dell’Ucraina, naturalmente, hanno il diritto di autodeterminazione, a qualsiasi grado di autonomia o indipendenza. Tuttavia, quello che stiamo vedendo oggi non ha nulla a che fare con la scelta democratica della popolazione. Questa è un’operazione palese e cinico dall’imperialismo russo, finalizzato alla confisca di territorio straniero, trasformando l’Ucraina o parte di essa in un protettorato.
Oggi, la lotta per la libertà in Russia è una lotta contro le avventure in politica estera del regime al potere, e chiediamo il vostro aiuto per porvi fine.
Il «Movimento socialista russo» (RSD) invita tutte le autentiche forze di sinistra e democratiche a organizzare proteste contro la guerra con le richieste :
No alla guerra russo-ucraina!
Nessun provocatorio spargimento di sangue in Ucraina!
Nessun intervento dell’esercito russo e di eserciti di altri paesi negli affari della Crimea!
Per una pacifica autodeterminazione dei popoli che abitano la penisola!
Per la lotta dei lavoratori contro gli oligarchi ucraini e le burocrazie corrotte! No ai conflitti inter-etnici !
Il Consiglio Centrale della RSD, 1 marzo 2014

svoboda


UCRAINA QUALE VITTORIA?

di Catherine Samary Quasi 80 morti sul selciato di piazza Maidan, diventati martiri di tutto un popolo in rivolta, hanno fatto cambiare atteggiamento a buona parte dell’apparato politico e di polizia del presidente Yanukovych, spingendolo a schierarsi “dalla parte del popolo”. È questa la strada che conduce fuori dalla crisi?

Venerdì 21 Febbraio Il parlamento ha votato il ritorno alla Costituzione del 2004 contro l’evoluzione in senso presidenzialistico impresso dal regime, poi ha deciso la scarcerazione dell’oppositrice  liberale Yulia Tymoshenko in prigione da due anni. Denunciando un “colpo di Stato”, Viktor Yanukovich ha abbandonato  Kiev  e sarebbe stato impedito di fuggire verso la Russia dalle guardie di frontiera, nella sua roccaforte di Donetsk. I deputati del Parlamento lo hanno proclamato la sua incapacità ad esercitare il  potere.

Il nuovo presidente del parlamento Oleksandr Turchinov(un fedele di  Yulia Tymoshenko) garantirà  legalmente le  funzioni di presidente ad interim in attesa delle elezioni previste per il 25 maggio. Un governo di “unità nazionale” dovrebbe essere nominato entro martedì.
Siamo di fronte alla fine della crisi aperta lo scorso novembre?

Una crisi multiforme

Anche se innescata dal rifiuto del presidente ucraino di firmare un accordo di associazione con l’UE (Unione europea), la crisi in realtà non ha visti schierati due fronti caratterizzati da programmi  opposti in modo chiaramente  definito, cioè  “filo-russo” contro “pro-UE”. Da un lato, gli interessi economici che stanno dietro le sigle dei diversi partiti sono assai confusi: il Partito delle Regioni (quello del presidente) aveva condotto  una campagna a sostegno dell’accordo con l’UE ; dal canto suo la “liberale” Yulia Tymoshenko, originaria di Dnepropetrovsk, nella regione dell’est russofono, si dice sia molto rispettata da Putin ed ha concluso parecchi affari con la Russia.

Inoltre, il Paese – nonostante le sue reali divisioni linguistiche regionali, religiose, storiche e politiche – è per lo più assai attaccato alle proprie  conquiste democratiche e alla sua indipendenza nazionale, anche nella zona russofona. Infine, contrariamente alla “rivoluzione arancione” del 2004, la mobilitazione popolare ha un atteggiamento di sfiducia nei confronti di tutti i partiti politici parlamentari. In particolare, val la pena ricordare come la  mobilitazione si sia sviluppata massicciamente  nel dicembre 2013 come reazione  alla violenza dei  Berkuts (le forze di sicurezza), esprimendo preoccupazione verso un regime sempre più presidenziale, retto da una “famiglia” oligarchica, e il timore che un riavvicinamento a Mosca potesse aggravare ulteriormente queste caratteristiche del regime

Una illustrazione esemplare  di questa confusa situazione: il voto, in gennaio,  delle leggi repressive nell’ambito di un grande disordine parlamentare – e, poi, il loro ritiro – al quale sono seguite continue richieste di intervento  dell’esercito e di “fermezza” contro le occupazioni di edifici pubblici;  tuttavia questi ultimi sono stata spesso occupati  senza suscitare scontri, in molte città addirittura con il sostegno delle forze di sicurezza del regime…

Infine, in assenza di una alternativa di sinistra  credibile – rafforzata anche  dalle divisioni sull’atteggiamento da adottare nei confronti di questo movimento – il peso della estrema destra (soprattutto nella parte occidentale e centrale del paese) ha ulteriormente confuso le carte  di un’ampia  mobilitazione popolare che ha espresso una  concreta simpatia  per il coraggio dei giovani che hanno affrontato gli odiati Berkuts.
Fine della crisi o aumento del rischio di separatismo?

La settimana di violenza sanguinaria ha di fatto permesso la vittoria della prospettiva dei manifestanti favorevoli alle dimissioni immediate del presidente Yanukovych e di modifiche costituzionali. Questa è prima di tutto la loro vittoria, pur restando estremamente confuse le prospettive future.

L’Ucraina è sull’orlo del fallimento. Le sue riserve valutarie equivalgono a  due mesi di importazioni.  L'”aiuto” dell’FMI avrebbe conseguenze sociali  esplosive. Il prestito russo di 11 miliardi di euro e la promessa di una diminuzione dei prezzi del gas sono congelati fino alla formazione di un governo – con le minacce russe di misure protezionistiche contro le importazioni ucraine nel caso in cui Kiev firmasse un accordo  con l’ UE. Gli Stati Uniti ed i  diplomatici europei affermano di voler coinvolgere la Russia nella ricerca di soluzioni: la situazione sarebbe dunque cambiata dallo scorso novembre?

L’integrazione del partito Svoboda – il cui nazionalismo etnico valorizza l’Ucraina “europea” contro la non-Ucraina “asiatica” di lingua russa – nel “governo di unità” aggrava in modo drammatico il rischio di scontro nel paese, fino in Crimea: i Tartari, in passato, in passato espulsi da Stalin, hanno sostenuto la rivolta di Maidan contro i Russi (60% della popolazione) in una penisola che è anche una base militare di Mosca. La secessione del paese non è quindi esclusa, pur essendo questa ben lontana dalle aspirazioni popolari.

(24 febbraio 2014)
Traduzione della redazione di “Solidarietà” del Cantone Ticino

 

ucraina

 

DOSSIER  UCRAINA

Martedì, 25 Febbraio 2014 di Zahar Popovitch

Non è vero che gli ucraini considerino tanto significativa la questione del libero scambio con l’Europa da scegliere di passare in piazza intere nottate insonni. La popolarità dell’Euromaidan non ha niente a che vedere con questo. Ad alimentare le proteste sono i problemi economico-sociali, ben più gravi di quelli dei vicini dell’Est e dell’Ovest. In Ucraina, il salario medio è 2-2,5 volte inferiore a quello della Russia e della Bielorussia e ancor più basso che non nell’Unione europea.

La crisi economica mondiale ha colpito l’Ucraina in maniera ben più radicale di ogni altra economia europea, dall’Atlantico agli Urali. La crescita economica resta congelata e la produzione industriale continuerà sicuramente a diminuire. Tra l’altro, il sistema economico ucraino concede praticamente l’esenzione fiscale agli oligarchi. È possibile, in maniera del tutto legale, esportare minerali, metalli, ammoniaca, grano e girasole per decine di miliardi di dollari, dichiarando zero profitti. Tutte queste rendite finiscono nei paradisi fiscali, dove hanno sede pressoché tutte le imprese attive in Ucraina. Per giunta, tutti i profitti che un’impresa realizza nel paese si possono legalmente e agevolmente trasferire in paradisi fiscali: basta “classificarli” come prestito (fittizio).

 

Scheda cronologica sugli avvenimenti politici recenti

2000 – 2004

2004. Ottobre: elezione contestata di Viktor Yanukovich. “Rivoluzione arancione”, manifestazioni di massa dell’opposizione. Centinaia di migliaia di ucraini manifestano in Piazza dell’Indipendenza a Kiev per dire che non ne possono più di elezioni truccate e censura. Viene annullato e rifatto il secondo turno, in cui vince Yanukovich.

2005 – 2011

2005. Viktor Iochtchenko, filoccidentale, diventa Primo ministro.

2010. Febbraio, elezione di Viktor Yanukovich, alla presidenza del partito filorusso, che sconfigge Iulia Timochenko.

2011Iulia Timochenko viene condannata a 7 anni di carcere per avere sottoscritto con la Russia un contratto svantaggioso sul gas – un pretesto per allontanarla dal potere.

2012

29 Ottobre: elezioni politiche; vittoria contestata del partito delle regioni (Yanukovich) e affermazione di Svoboda (estrema destra).

2013

Novembre: alcune migliaia di ucraini protestano in strada contro la scelta di Yanukovich di entrare nell’Unione doganale con la Russia, in luogo di un accordo di associazione con l’UE.

2014

Gennaio:il 16, il parlamento vara 10 leggi che penalizzano qualsiasi forma di contestazione. I deputati del partito delle regioni, del Partito comunista d’Ucraina e alcuni indipendenti votano a favore di queste leggi, considerate “dittatoriali” dalla popolazione. Nove di esse vengono abrogate il 28. Partecipazione di alcuni gruppi di estrema destra alla mobilitazione. Il 22, repressione dell’opposizione, con 5 morti.

Febbraio:manifestazioni contro il presidente Viktor Yanukovich, in Piazza dell’indipendenza (il Maïdan), a Kiev. Il 20, una trentina di morti. Il 21, la repressione provoca un centinaio di morti e 500 feriti.. Alcuni manifestanti rispondono con armi da fuoco alle forze dell’ordine e ai loro snipers, ma le loro principali armi sono bottiglie Molotov.

 

Alcuni dati generali

Popolazione: 47,7 milioni di abitanti. Parte rurale, cattolica e di lingua ucraina a Ovest. La parte Est del paese è industriale (Donbass), ortodossa e russofona (22%). La lingua russa è maggioritaria nelle grandi città.

PIL e crescita: +4,7% (2011).

Disoccupazione: 7,7% (2011).

Debito: debito estero all’84% del PIL (2011).

Povertà e ricchezza:Il salario medio è 2-2,5 volte inferiore a quello di Russia e Bielorussia e ancor più basso che non nell’Unione Europea (2013).

Industria: forte impatto della crisi del 2008.

Agricoltura: ricca, grazie alla fertilità delle terre nere.

Énergia: Carbone. L’Ucraina paga il gas russo che importa più caro della Francia e della Germania. Gazprom, il gigante del gas russo, vuole mettere le mani sulle reti di gasdotti ucraini, come in Bielorussia.

Società:Corruzione sistematica (diplomi, patenti, decisioni politiche).

Esercito: La flotta russa è di stanza a Sebastopoli.

Pensioni:Il FMI si rifiuta di concedere nuovi prestiti finché non viene rimesso in discussione il sistema pensionistico.

Forze e partiti politici

Presidente:Viktor Yanukovich (filorusso); eletto nel 2010, si è fatto costruire un lussuoso palazzo nei pressi della capitale. Preparava a succedergli il figlio Alessandro, un facoltoso oligarca.

Governo: Mykola Azarov, Primo ministro.

Parlamento:(Verkhovna Rada).

Partito delle regioni: partito al potere (i “blù”) di Viktor Yanukovich.

Partito della patria: Iulia Timochenko, ex Primo ministro.

Femen: movimento femminista.

Svoboda(“Libertà”): partito d’estrema destra ultranazionalista e antisemita, ex Partito nazional-socialista d’Ucraina (Oleg Tyagnibok, antisemita, antiomosessuale e antirusso). Alcuni suoi membri sono fanatici neonazisti. Ogni anno Svoboda commemora la creazione, nel 1943, della Divisione Waffen SS «Galitchina», che massacrò gli ebrei della Galizia.

Elezioni del 2007: 0,75%. Legislative ottobre 2012 : 8,5%, 38 deputati, 2 milioni di voti.

Partito comunista di Ucraina(PCU): inestricabilmente legato ai clan oligarchici e alla lobby filorussa reazionaria. Fin dall’inizio della crisi del 2013, il PCU (Petr Simonenko) si è opposto categoricamente al movimento di protesta, invocando la repressione poliziesca.

 

C’è allora da stupirsi che il governo ucraino faccia sistematicamente fatica a far quadrare il bilancio? Alla fine dello scorso anno l’Ucraina si trovava in condizioni di semifallimento. Non pagare i salari dei dipendenti pubblici è pratica corrente e in pratica il bilancio ha smesso di assegnare fondi ai programmi sociali. La situazione è peggiorata a causa della guerra commerciale con la Russia, quando Gazprom ha aumentato il prezzo della fornitura di gas all’Ucraina, a un livello record nell’Europa dell’Est.

Gli oligarchi hanno portato nel baratro il paese. Anche dopo infinite discussioni, non sono stati in grado di formulare una coerente strategia di sviluppo, evitando qualsiasi finanziamento dello Stato, di cui hanno sistematicamente svuotato le casse. Qualsiasi strategia di sviluppo impone il controllo dei loro appetiti – occorre perlomeno proibire il ricorso ai paradisi fiscali e garantire il pagamento di un minimo di tasse. Ma è proprio quello che gli oligarchi non possono accettare, anche se capiscono che, se non cambiano le attuali regole del gioco,porteranno lo Stato alla catastrofe economica, segando così il ramo stesso su cui sono seduti.

Quando si parla di problemi economici, l’opposizione di destra è pressoché esclusivamente focalizzata sui temi della corruzione e dell’inefficienza delle autorità. E se la discussione verte sul saccheggio dello Stato da parte dell’oligarchia, si limita a parlare solo degli uomini d’affari vicini al partito delle regioni e, la maggior parte delle volte, non è in grado di andare oltre gli affari che riguardano il figlio di Yanukovich. Dal punto di vista della destra, gli altri non pongono problemi, perché hanno “una coscienza nazionale”. In base a questa logica, se l’Ucraina è saccheggiata da un “autentico” ucraino va sempre bene per la causa nazionale.

È una situazione paradossale. Tutti gli economisti coscienziosi (anche il più liberista, ad esempio Viktor Pinzenik) concordano nel riconoscere che il sistema fiscale e la legalità del paese sono stati costruiti in modo che gli oligarchi siano esentati dal pagamento delle tasse. Tutti sanno che un sistema del genere non può durare a lungo. Ma nessun politico parlamentare ha avuto il coraggio di proporre un’alternativa, pur evidente e realistica. Quasi nessuno è disposto ad ammettere pubblicamente che il problema più urgente che ha di fronte l’Ucraina non sono né l’UE, né i sindacati, ma il semplice fatto che gli oligarchi dovrebbero pagare le tasse. L’apparato statale sarebbe perfettamente in grado di imporlo, perché tutti gli attivi degli oligarchi sono collocati in Ucraina.

Tuttavia, come ha rilevato di recente Andrei Hunko, l'”oligarchicizzazione” della politica ucraina ha raggiunto punte tali che nessuno degli attuali partiti osa neppure parlarne.

È desolante, ma soltanto le voci della sinistra radicale esprimono questa esigenza minima ed evidente. Tengo a sottolineare che le 10 Tesi [v. secondo articolo che pubblichiamo] non sono il programma dell’Opposizione di sinistra, ma semplicemente un primo passo per l’elaborazione di un orientamento politico che potrebbe raccogliere tutte le forze contrarie agli oligarchi, a tutti coloro che non ritengono che la dittatura fascista di estrema destra potrebbe essere una soluzione – una sorta di dittatura verso cui l’Unione pan ucraina Svoboda ci spinge insistentemente mentre i dirigenti dell’opposizione ufficiali li guardano sfilare.

La mancanza di un qualche piano d’azione per fare uscire l’Ucraina dalla crisi è diventata così clamorosa che persino pubblicazioni abbastanza liberiste, che si potrebbero anche definire di “destra liberista” (ad esempio, zaxid.net di Lvov) hanno cominciato a discutere le nostre “10 Tesi”.

1. Il Collettivo dell’Opposizione di sinistra è uno dei rari gruppi della sinistra radicale ucraina che ha cercato di essere presente nel movimento di protesta.

* Zahar Popovitch: militante del Collettivo dell’Opposizione di sinistra. Il suo articolo e le 10 Tesi sono usciti in russo sul sito Otkrytaïa Levaïa (“Sinistra aperta”) e qui riprese da Inprecor (e tradotte dal francese).

 

10 tesi dell’Opposizione di sinistra per il cambiamento sociale

Prefazione del Collettivo dell’Opposizione di sinistra

Sottoponiamo alla vostra attenzione il documento intitolato «Piano per il cambiamento sociale», che descrive i mezzi per migliorare la prosperità dei cittadini e assicurare il progresso sociale. È stato elaborato perché la maggior parte delle rivendicazioni economiche e sociali dei manifestanti di Euromaidan è stata ignorata. La nostra speranza è che questo documento possa servire da piattaforma per unificare un largo ventaglio di iniziative sociali, sindacali e di sinistra. Il testo è stato redatto dai militanti dell’Opposizione di sinistra, un’organizzazione socialista ucraina che tende a unificare tutti quelli che appartengono alla comunità denominata provvisoriamente #leftmaidan.

È superfluo dire che i partiti politici trasformano il movimento di protesta per portarlo verso la politica elettorale; non cercano altro che i voti e non vogliono cambiare il sistema. Noi non sosteniamo le idee liberiste della propaganda del libero mercato, né i nazionalisti radicali che aspirano a politiche discriminatorie.

La nostra speranza è che il movimento di protesta, spinto ad agire dall’ingiustizia sociale, possa finalmente sradicare le cause profonde di questa ingiustizia. Noi pensiamo che la radice della maggior parte dei problemi sociali è l’oligarchia, risultato di un capitalismo sfrenato e della corruzione. Bisogna quindi limitare gli interessi egoistici dei nostri oligarchi invece di attendere l’aiuto della Russia o del FMI, che avrebbe per conseguenza la dipendenza della nazione. Noi pensiamo che sia nefasto aggiungere la nostra voce alla domanda di integrazione nell’ Europa. Dobbiamo piuttosto definire chiaramente i cambiamenti necessari per difendere gli interessi dei cittadini ordinari, in particolare dei lavoratori salariati. A più riprese, ci riferiamo alle esperienze progressiste di alcuni Stati europei che hanno realizzato misure simili.

I nostri obiettivi sono relativamente moderati poiché vogliamo rivolgerci al numero più grande possibile di organizzazioni. Non nascondiamo che per noi si tratta meno di una reazione all’attualità che di una tappa verso la fondazione di una forza della sinistra contemporanea – una forza sociale capace di influenzare quelli che dirigono e di offrire un’alternativa all’ordine sociale esistente. L’Opposizione di sinistra valuta che il piano proposto è il minimo per la costruzione del socialismo basato sui principi dell’autogestione: la socializzazione dell’industria , la destinazione degli utili ai bisogni sociali e la nomina dei cittadini a funzioni di governo.

Vi invitiamo a raggiungerci su Facebook e VKontakte (che significa: in contatto) per esprimere le vostre opinioni o inviarci delle mail.

Sostituire una banda di politici e di oligarchi con un’altra, senza realizzare cambiamenti del sistema non migliorerà le nostre vite. Invece di fare questo, il nostro gruppo di militanti sociali e sindacali propone queste dieci tesi, che sono le condizioni di base per superare la crisi economica e permettere all’Ucraina di progredire.

1. Il popolo deve costituire il governo, non gli oligarchi

Bisogna passare dalla repubblica presidenziale a una repubblica parlamentare, nella quale il potere presidenziale sarà limitato a funzioni rappresentative sulla scena internazionale. L’autorità deve passare dalle mani degli amministratori dello Stato a comitati regionali eletti (consigli). I delegati eletti che non rispondono alle attese devono poter essere revocati. I giudici e i capi della polizia devono essere eletti e non nominati.

2. Nazionalizzazione della grande industria

La metallurgia, le miniere, l’industria chimica, così come le imprese dell’infrastruttura (energia, comunicazioni, trasporti) devono servire al benessere sociale.

3. I lavoratori devono controllare tutte le forme di proprietà

Ispirandoci agli esempi di successo europei, dobbiamo costruire un’ampia rete di sindacati indipendenti, che possano controllare la gestione e garantire i diritti dei lavoratori. I lavoratori devono avere il diritto di sciopero (rifiutare di lavorare quando non ricevono il salario). I lavoratori dovrebbero avere il diritto di contrattare prestiti a carico del datore di lavoro quando il pagamento dei salari è differito (seguendo l’esempio del Portogallo). I dati sulla produzione, la contabilità e la gestione di tutte le imprese che occupano più di 50 persone, o la cui cifra di affari supera un milione di dollari devono essere pubblicati in linea.

4. Una tassa sui prodotti di lusso

Dobbiamo instaurare una tassa del 50% sui prodotti di lusso – gli yacht, le auto di élite e gli altri beni il cui costo supera 1 milione di gryvna. Deve essere introdotta anche una imposta progressiva sul reddito. Gli individui il cui reddito annuale supera il milione di gryvna devono essere tassati al 50%, seguendo l’esempio della Danimarca (in un tale sistema, Renat Akhmetov (1) pagherebbe da solo 1,2 miliardi di gryvna al bilancio dello Stato, mentre attualmente paga soltanto 400 milioni, poiché i suoi redditi ufficiali sono tassati al 17%).

5. Proibizione dei trasferimenti di capitali nei paradisi fiscali

I regolamenti che esentano le imprese ucraine dalle imposte in numerosi paradisi fiscali devono essere revocati, allo scopo di impedire il trasferimento di capitali. Gli utili delle imprese che producono in Ucraina e la cui sede sociale è nei paradisi fiscali devono essere congelati e dovranno essere nominati amministratori provvisori fino a che non sia provata la legalità di questi investimenti.

6. Separazione tra mondo degli affari e governo
I cittadini il cui reddito annuale supera un milione di gryvna non devono avere il diritto di occupare funzioni di governo o seggi nelle amministrazioni locali. Deve essere organizzata una rielezione su scala nazionale in conformità con questa regola.

7. Riduzione delle spese dell’apparato burocratico
Le spese del governo devono essere trasparenti e controllate. È necessaria una riforma amministrativa per ridurre il numero dei capi nelle amministrazioni. Interi dipartimenti potrebbero essere oggi sostituiti da programmi informatici. Ma invece di questo, nel corso degli ultimi 8 anni il numero dei burocrati del governo è aumentato del 10% arrivando a 372.000 persone (in Ucraina ci sono 8 burocrati per 1.000 cittadini; in Francia 5 per 1.000).

8. Dissoluzione delle forze speciali di repressione (Berkut e altre)
A partire dal 2014, bisogna ridurre le spese dell’apparato di sicurezza dello Stato: il ministero degli Interni, il servizio di Sicurezza, l’ufficio del Procuratore generale e le forze speciali di polizia. È inaccettabile che nel 2013 siano stati assegnati 16,9 milioni di gryvna al ministero degli Interni – sono 6,9 milioni in più di tutte le spese per la sanità pubblica!

9. Accesso gratuito all’istruzione e alle cure mediche
I fondi per questa iniziativa devono venire dalla nazionalizzazione delle industrie e dalla riduzione delle spese dedicate alla sicurezza e all’apparato burocratico. Per eliminare la corruzione nell’insegnamento e nella medicina, bisogna aumentare i salari dei medici e degli insegnanti e restaurare il prestigio di questi settori.

10. Ritiro dall’Ucraina delle istituzioni finanziarie internazionali oppressive
Sosteniamo la cessazione della cooperazione con il Fondo Monetario Internazionale e con le altre istituzioni finanziarie internazionali. Dobbiamo seguire l’esempio dell’Islanda che ha rifiutato di pagare i debiti (garantiti dal governo) accumulati dai banchieri e dai burocrati allo scopo dell’arricchimento personale e della «prospezione sociale» invece dello sviluppo dell’industria.

 

1. Uomo d’affari ucraino e deputato del Partito delle Regioni che fa parte della lista mondiale dei miliardari (una fortuna di 16 miliardi). Si è arricchito nel carbone e nella siderurgia al momento della transizione del paese verso il capitalismo.

 

Tratto da www.antoniomoscatoaltervista.org

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