APARTHEID IN AUSTRALIA

Mandela se ne è andato, ma in Australia la segregazione è viva e vegeta.

Di John Pilger 20 dicembre 2013

Ala fine degli anni ’60 mi è stato dato un incarico dal redattore capo del Daily Mirror di Londra, Hugh Cudlipp. Dovevo tornare nella mia terra natia, l’Australia, e “scoprire che cosa c’è dietro il “lato al sole”. Il Mirror era stato un infaticabile propagandista contro l’apartheid in Sudafrica dove avevo fatto servizi da dietro “il lato al sole”. Come australiano ero stato il benvenuto in questo bastione di supremazia bianca. “Noi ammiriamo voi australiani, diceva la gente. “Sapete come trattare i vostri neri.”

Ero offeso, naturalmente, ma sapevo anche che soltanto l’Oceano indiano separava le attitudini razziali delle due nazioni coloniali. Quello di cui non ero consapevole era come la somiglianza causasse tali sofferenze tra i popoli originari della mia nazione. Crescendo, i miei libri di scuola avevano chiarito, per citare uno storico: “Noi siamo civilizzati, voi no.” Mi ricordo di come pochi giocatori di talent della Lega Aborigena di rugby, potevano godere di fama, purché non nominassero mai la loro gente. A Eddie Gilbert, il grande giocatore di cricket aborigeno, l’uomo che ha tolto la mazza dalle mani di Bradman, doveva essere impedito di giocare di nuovo. Non era una cosa insolita.

Nel 1969 sono andato in aereo ad Alice Springs, nel cuore rosso dell’Australia, e ho incontrato Charlie Perkins. In un periodo in cui gli Aborigeni non erano neppure calcolati nel censimento – al contrario delle pecore – Charlie era soltanto il secondo aborigeno che aveva una laurea universitaria. Aveva fatto buon uso di questo riconoscimento guidando “viaggi della libertà” in città dove vigeva la segregazione razziale nell’entroterra della regione del Nuovo Galles del Sud. Ha preso l’idea dal movimento dei “freedom riders”* ” che andavano nel Deep South degli Stati Uniti.

Abbiamo affittato una vecchia Ford, abbiamo fatto venire con noi la madre di Charlie, Hetti, un’ anziana della popolazione Aranda, e ci siamo diretti verso quello che Charlie descriveva come “l’inferno”. Era Jay Creek, una “riserva per nativi” dove centinaia di Aborigeni erano radunati in recinti in condizioni che avevo visto in Africa e in India. All’esterno da un rubinetto gocciolava acqua marrone; non c’erano servizi sanitari, il cibo, o “razioni”, erano amidi e zucchero. I bambini avevano le gambe stecchite e le pance gonfie, segno di denutrizione

Quello che mi aveva colpito era il numero di madri e nonne affrante – private dei figli dalla polizia e dalle autorità del “benessere” che, per anni, si erano portati via quei bambini con la pelle più chiara. Quella politica si chiamava di “assimilazione”. Oggi questo è cambiato soltanto di nome e di logica.

I ragazzi finivano per lavorare in aziende agricole gestite da bianchi, le ragazze come domestiche nelle case di persone della classe media. Questo era lavoro coatto non dichiarato. Questi giovani erano noti con il nome di Generazione Perduta. Hetti Perrkins mi ha detto che quando Charlie era bambino lo portava in giro legato alla sua schiena e che si nascondeva ogni volta che sentiva il rumore degli zoccoli dei cavalli della polizia. “Non me lo hanno preso,”mi ha detto con orgoglio.

Nel 2008 il Primo ministro Kevin Rudd ha chiesto scusa di questo crimine contro l’umanità. Gli Aborigeni anziani gli sono stati grati; credevano che i Primi australiani – la più duratura presenza umana sulla terra – potevano finalmente ricevere la giustizia e il riconoscimento che gli erano stati negati per 220 anni.

Quello che pochi di loro hanno sentito è stato il post scriptum alle scuse di Rudd. “Voglio essere schietto riguardo a questo,” ha detto. “Non ci sarà alcun risarcimento.” Il fatto che a 100.000 persone profondamente offese e segnate da un razzismo brutale – il prodotto di una forma del movimento dell’eugenetica con collegamenti al fascismo – non sarebbe stata data alcuna occasione di ripristinare materialmente la loro vita, era scioccante, anche se non sorprendente. La maggior parte dei governi di Canberra, conservatori o laburisti, hanno insinuato che i Primi Australiani dovevano essere incolpati della loro sofferenza e della loro povertà.

Quando il governo laburista, negli anni ’80, ha promesso la “piena restituzione” e i diritti alla terra la potente lobby delle miniere è andata all’attacco, spendendo milioni per pubblicizzare il tema che “i neri” si sarebbero impadroniti delle vostre spiagge e dei vostri barbecue”. Il governo ha capitolato, anche se la bugia era ridicola :la popolazione aborigena comprende a mala pena il 3% della popolazione australiana.

Oggi i bambini aborigeni vengono di nuovo rubati alle loro famiglie. I termini burocratici sono: “allontanati” per “proteggere i bambini”. Nel luglio 2012 c’erano 13.299 bambini in istituzioni o consegnati a famiglie di bianchi. Oggi il furto di questi bambini è più alto che in qualsiasi momento del secolo scorso. Ho intervistato numerosi specialisti di assistenza all’infanzia che considerano questa come la seconda generazione rubata. “Molti dei bambini non rivedono le loro madri e le loro comunità,” mi ha detto Olga Havnen, autrice di un rapporto per il governo del Territorio del Nord. “Nel Territorio del Nord, sono stati spesi 80 milioni di dollari per la sorveglianza e l’allontanamento dei bambini, e meno di 500.000 per sostenere questa famiglie indigenti. Alle famiglie spesso non è dato alcun avviso e non hanno alcuna idea del luogo dove vengono portati i loro figli. Il motivo fornito è la trascuratezza – il che significa povertà. Questo sta distruggendo la cultura aborigena ed è razzista. Se l’apartheid in Sudafrica avesse fatto una cosa del genere, ci sarebbe stata un tumulto.”

Nella città di Wilcannia, nel Nuovo Galles del Sud, l’aspettativa di vita degli Aborigeni è di 37 anni -minore di quella della Repubblica Centrofricana, forse il paese più povero della terra, attualmente tormentato dalla guerra civile. L’altra particolarità di Wilcannia è che il governo cubano gestisce un programma di alfabetizzazione che serve a insegnare ai bambini a leggere e a scrivere. I cubani sono famosi per questo, nei paesi più poveri del mondo. L’Australia è uno dei paesi più ricchi del mondo.

Ho filmato condizioni analoghe 28 anni fa quando ho girato il mio primo film sull’Australia indigena: Il paese segreto. Vince Forrester, uno degli aborigeni anziani che ho intervistato allora, appare nel mio nuovo film, Utopia. Mi ha guidato nella visita a una casa a Mutitjulu, dove vivevano 32 persone, per lo più bambini, molti dei quali soffrivano di otite media, una malattia infettiva, del tutto evitabile, che riduce l’udito e la parola. Il 70% dei bambini che vivono in questa casa sono parzialmente sordi,” mi ha detto. Guardando dritto nella cinepresa, ha detto:”Australiani, questo è ciò che chiamiamo violazione dei diritti umani.”

La maggioranza degli australiani raramente si confrontano sui segreti più sporchi della loro nazione. Nel 2009, lo stimato Relatore speciale delle Nazioni Unite, professor James Anaya, è stato testimone di analoghe condizioni, e ha definito razziste le politiche di “intervento” del governo. L’allora Ministro della Sanità Indigena, Tony Abbott, gli ha detto di andare a quel paese e di smetterla di ascoltare la “brigata delle vittime”. Abbott è ora il Primo ministro australiano.

Nell’Australia occidentale, i minerali vengono estratti dalle terre degli Aborigeni e spediti in Cina con un profitto di un miliardo di dollari alla settimana. In questo, lo stato più ricco, lo stato in rapida crescita, le prigioni scoppiano di aborigeni afflitti, compresi i minorenni le cui madri stanno presso i cancelli della prigione, supplicando per il loro rilascio. La detenzione degli australiani neri qui è otto volte maggiore di quella degli africani neri durante l’ultimo decennio dell’apartheid.

Quando Nelson Mandela è stato sepolto questa settimana, la sua lotta contro l’apartheid è stata debitamente celebrata in Australia, anche se è mancata l’ironia. L’apartheid è sta sconfitta in gran parte da una campagna mondiale da cui il regime sudafricano non si è mai ripreso. Un obbrobrio analogo ha raramente trovato il suo segno in Australia, principalmente perché la popolazione aborigena è così piccola e perché i governi australiani sono riusciti a dividere e a cooptare una leadership eterogenea con gesti e promesse vacue. Questo forse potrebbe cambiare. Sta crescendo una resistenza, nel cuore della terra aborigena, specialmente tra i giovani. Al contrario che negli Stati Uniti, in Canada e in Nuova Zelanda, che hanno fatto dei trattati con i loro primi popoli, l’Australia ha spesso offerto gesti spesso racchiusi nella legge. Tuttavia, nel 21°secolo, il mondo esterno comincia a prestare attenzione. Lo spettro del Sudafrica di Mandela è un avvertimento.

*http://www.scaruffi.com/us/107.html

Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta sul Daily Mirror di Londra. Il documentario di John Pilger, Utopia, è trasmesso in Gran Bretagna su ITV il 19 dicembre alle 22.35, e sarà presentato in Australia in gennaio.

da www.zcommunications.org Originale: Johnpilger.com

Traduzione di Maria Chiara Starace

Il passato e il presente brutale sono un’altra nazione nell’Australia segreta
Di John Pilger 6 novembre 2013

I corridoi del parlamento australiano sono così bianchi che si devono strizzare gli occhi. I suoni sono attutiti l’odore è quello del pavimento lucidato. I pavimenti di legno brillano così virtuosamente che riflettono i ritratti di dei primi ministri e file di dipinti aborigeni appesi su pareti bianche, il loro sangue e le loro lacrime sono invisibili. Il parlamento si trova a Barton, un sobborgo di Canberra che prende il nome dal primo ministro dell’Australia, che, nel 1901, ha formulato ‘la Politica per l’Australia Bianca. “La dottrina dell’uguaglianza dell’uomo,” ha detto Barton, “non è stata mai designata per essere applicata” a chi non era britannico e di pelle bianca. La preoccupazione di Barton erano i Cinesi, noti come il Pericolo Giallo; non ha citato la più vecchia, durevole presenza umana sulla terra: i primi Australiani. Non esistevano. La loro cura sofisticata per una terra dura non era di alcun interesse. La loro resistenza epica non era avvenuta. Riguardo a coloro che avevano combattuto contro gli invasori britannici dell’Australia, nel 1838 il Sydney Monitor scriveva: “Si è deciso di sterminare l’intera razza di neri in quel quartiere.” Oggi, i sopravvissuti sono un segreto nazionale umiliante. La città di Wilcannia, nel Nuovo Galles del Sud, è due volte illustre. Ha vinto il riconoscimento nazionale di Città Ordinata e la sua popolazione indigena ha uno dei record più bassi di aspettativa di vita. Di solito muoiono verso in 35 anni. Il governo di Cuba gestisce un programma di alfabetizzazione per loro come fanno anche tre le persone più povere dell’Africa. Secondo il rapporto del Credit Suisse sulla ricchezza globale, l’Australia è il paese più ricco della terra. I politici di Canberra sono tra i cittadini più ricchi. Le donazioni che fanno a se stessi sono leggendarie. L’anno scorso, l’allora ministro per gli affari indigeni, Jenny Macklin, ha rimesso a nuovo il suo ufficio al costo, per i contribuenti, di 331.144 dollari australiani. La Macklin di recente ha dichiarato che, nel governo, aveva fatto una “enorme differenza”. Questo è vero. Durante il suo mandato, il numero degli Aborigeni che viveva nei quartieri poveri è aumentato di quasi un terzo, e più della metà del denaro speso negli alloggi per gli indigeni è stato intascato dagli appaltatori bianchi e da una burocrazia di cui lei era in gran parte responsabile. Una tipica casa fatiscente in una comunità indigena rurale nell’entroterra, deve alloggiare fino a 25 persone. Le famiglie, gli anziani e i disabili aspettano per anni servizi sanitari che funzionino. Nel 2009, il professor James Anaya, l’apprezzato Relatore dell’ONU per i diritti dei popoli indigeni, ha descritto come razzista uno “stato di emergenza” che spogliava le comunità indigene dei loro tenui diritti con il pretesto che le bande di pedofili erano presenti in numeri “impensabili” – una dichiarazione messa da parte come falsa dalla polizia e dalla Commissione Australiana per i crimini. L’allora portavoce dell’opposizione per gli affari indigeni, Tony Abbott, ha detto ad Anaya: “trovati di meglio da fare” e non “ascoltare soltanto le vittime della vecchia brigata”. Abbott è ora il primo ministro dell’ Australia. Sono andato in macchina nel cuore rosso dell’Australia centrale e ho fatto delle domande a Janelle Trees riguardo alle “vittime della vecchia brigata”. Janelle è una dottoressa, medico generico i cui pazienti indigeni vivono a poche miglia da villaggi turistici da 1.000 dollari a notte per i turisti che vanno ad Uluru (Ayers Rock), e mi ha detto: “C’è l’amianto nelle case degli Aborigeni e quando qualcuno assorbe un filamento di amianto nei polmoni e sviluppa un mesotelioma (una neoplasia), il governo non si preoccupa. Quando i bambini hanno infezioni croniche e finiscono per aggiungersi a queste incredibili statistiche di indigeni che muoiono per malattie renali e suscettibili di entrare a nelle percentuali da record mondiale di malattie cardiache causate da forme reumatiche, nulla viene fatto. Mi chiedo: perché no? La malnutrizione è comune. Volevo dare a una paziente un antinfiammatorio per un’infezione che si sarebbe potuta prevenire se le condizioni di vita fossero state migliori, ma non potevo curarla perché non aveva sufficiente cibo da mangiare e non poteva ingerire le compresse. Delle volte mi sembra di trovarmi a che fare con le stesse condizioni della classe lavoratrice inglese all’inizio della rivoluzione industriale.” A Canberra, negli uffici ministeriali che espongono ancora altra arte dei primi tempi della nazione, mi è stato detto ripetutamente come erano “orgogliosi” i politici di quello che “abbiamo fatto per gli indigeni australiani”. Quando ho chiesto a Warren Snowdon -il ministro della Sanità indigena nel governo laburista di recente sostituito dalla coalizione di conservatori di Abbott – perché dopo quasi un quarto di secolo in cui ha rappresentato gli australiani più poveri, i più malati non si era fatto venire in mente una soluzione, mi ha detto: “Che domanda stupida. Che domanda puerile.” Alla fine del Viale Anzac a Canberra si innalza il Monumento Nazionale Australiano ai caduti che lo storico Henry Reynolds chiama “il centro sacro del nazionalismo bianco”. Mi hanno rifiutato il permesso di filmare in questo grandioso posto pubblico. Avevo fatto l’errore di esprimere interesse per le guerre di frontiera in cui gli Australiani di colore avevano combattuto l’invasione britannica senza armi ma con ingegnosità e coraggio – il modello della “tradizione Anzac”.* Tuttavia, in una terra disseminata di cenotafi nessuno di questi commemora ufficialmente coloro che sono caduti opponendosi a “una delle maggiori appropriazioni di terra nella storia del mondo”, ha scritto Reynolds nel suo libro Forgotten War (La guerra dimenticata) che è una pietra miliare per la storia dell’Australia. Sono stati uccisi più aborigeni australiani che nativi americani della frontiera americana e Maori in Nuova Zelanda. Lo stato australiano del Queensland era un mattatoio. Un’intera popolazione è diventata prigioniera di guerra nel loro stesso paese, dove i coloni chiedevano la loro estinzione. L’industria del bestiame è prosperata usando gli indigeni praticamente come schiavi. L’industria mineraria oggi trae profitti di miliardi di dollari alla settimana sulle terre indigene. Sopprimere queste verità e contemporaneamente venerare il ruolo servile dell’Australia nelle guerre coloniali della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, ha quasi lo status di culto oggi a Canberra. Reynolds e i pochi che lo mettono in dubbio sono stati oltraggiati. L’unico primo popolo dell’Australia sono i suoi Untermenschen (gli uomini inferiori). Quando si entra nel Monumento nazionale ai caduti, volti di indigeni sono dipinti come figure grottesche di pietra insieme ai canguri, ai rettili, agli uccelli e ad altra “fauna selvatica locale”. Quando ho cominciato a filmare questa Australia segreta 30 anni fa, c’era in corso una campagna mondiale per porre fine all’apartheid in Sudafrica. Avendo fatto dei servizi dal Sudafrica, sono rimasto colpito dall’analogia della supremazia bianca e dalla condiscendenza e dalla difensiva dei liberali. Tuttavia nessun vituperio nazionale, nessun boicottaggio ha disturbato la superficie dell’Australia “fortunata”. Osservate le guardie del servizio di sicurezza che espellono gli Aborigeni dei centri commerciali di Alice Springs; percorrete in macchina la breve distanza dai barbecue periferici di Cromwell Terrace a Whitegate camp dove le baracche di lamiera non hanno corrente elettrica e acqua sicure. Questa è l’apartheid, o quella che Reynolds chiama: “il bisbiglio nei nostri cuori”. * ANZAC è l’acronimo con cui è conosciuto l’Australian and New Zealand Army Corps (Corpo di spedizione Australiano e Neozelandese Il nuovo film di John Pilger, Utopia, verrà distribuito nei cinema il 15 novembre e in Australia verrà trasmesso su ITV in dicembre. Sarà distribuito in Australia in gennaio. (www.johnpilger.com).Per vedere il trailer andate su:http://www.theguardian.com/film/video/2013/oct/22/john-pilger-utopia-watch-trailer-video
Da: www.zcommunications.org
Traduzione di Maria Chiara Starace

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